Cibo, carezze e grattini al cervo di Cortina: se vogliamo rispettare i selvatici bisogna mantenere la giusta distanza
Stanno rimbalzando di social in social le immagini di un cervo maschio, questa volta privo di palco, accolto dai turisti presenti in questi giorni a Cortina con cibo, carezze e grattini. Ma è un comportamento corretto?
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
A fed bear is a dead bear! Questo cartello campeggia in molte aree protette del Nordamerica per ricordare ai visitatori che porgere cibo ad un orso ne comporterà quasi sicuramente la morte.
Quando ci si pone di fronte ad un animale selvatico nello stesso modo in cui si farebbe con un animale domestico d’affezione si compie non solo un grossolano errore di valutazione ma anche un atto molto pericoloso per entrambe le parti coinvolte. Gli animali che sono soggetti all’attività venatoria hanno imparato a temere gli esseri umani perché associano ad essi una potenziale fonte di mortalità, e anche i grandi carnivori, che sono specie protette da diversi decenni e che non sono quindi soggetti all’attività di caccia (almeno non quella legale), hanno alle spalle una storia di persecuzione lunga secoli, che li spinge ad evitarci. Una grande mole di ricerche scientifiche, infatti, ci dimostra come moltissime specie di mammiferi selvatici tendano ed evitare la presenza umana sia nello spazio (evitando le zone frequentate dalle persone), sia nel tempo (concentrando la loro attività nelle ore notturne dove la presenza umana è frequente).
In un mondo sempre più antropizzato è inevitabile che alcuni individui siano osservati attraversare strade o lambire centri abitati, semplicemente perché risulta per loro impossibile evitare del tutto le strutture umane, vista la loro onnipresenza. Dalle ricerche in campo etologico (la branca della biologia che studia il comportamento animale) sappiamo però che non soltanto fra noi umani, ma anche nelle altre specie è presente una vera e propria personalità individuale che rende ciascun individuo unico, con tendenze comportamentali proprie. Per questo motivo all’interno di una popolazione animale possiamo riscontrare individui estremamente diffidenti delle persone e dei centri abitati, altri individui più tolleranti ed altri ancora completamente acclimatati alla presenza umana: nel caso di specie particolarmente opportuniste e generaliste si possono osservare intere popolazioni urbane, è il caso per esempio delle famose volpi londinesi.
Il problema insorge però in presenza di un condizionamento positivo da parte delle persone, in special modo attraverso l’offerta volontaria o involontaria di cibo. In questi casi gli animali imparano ad associare la presenza delle persone alla disponibilità alimentare, sia quando il cibo viene loro offerto direttamente, sia quando esso viene abbandonato o reso disponibile all’interno di un’area urbana, per esempio in zone di smaltimento dei rifiuti non correttamente gestite. Questi comportamenti incauti da parte delle persone possono potenzialmente rendere un animale confidente, cioè fortemente abituato alla vicinanza degli umani, creando potenziali situazioni di pericolo. Gli individui confidenti sono peraltro più soggetti ad essere investiti dai veicoli, ad arrecare danni al patrimonio agricolo o zootecnico e, qualora azioni di dissuasione intraprese dalle autorità competenti non siano efficaci, anche ad essere abbattuti.
Alcune particolari condizioni possono avvicinare gli animali selvatici ai centri abitati, per esempio quando forti nevicate spingono cervi ed altri erbivori a scendere verso i fondivalle urbanizzati. È particolarmente importante in questi casi evitare qualsiasi tipo di condizionamento positivo, non offrendo cibo agli animali, né tentando di avvicinarsi troppo magari per carpire una foto ad effetto da poi sfoggiare sui social, amplificando peraltro le possibilità di emulazione di un comportamento negativo. Purtroppo, i casi di questo tipo non sono rari, come dimostrano gli esempi recenti del cervo confidente a Cortina d’Ampezzo o del lupo fotografato a distanza ravvicinata in Val di Fassa. Anche dietro le storie di individui famosi per la loro confidenza, come l’orso Juan Carrito nell’appenino Abruzzese o M57 in Trentino vi era un passato di condizionamento alimentare, spesso nei primi anni di vita, quelli più cruciali per lo sviluppo cognitivo. Se vogliamo davvero rispettare le altre specie animali con cui condividiamo il paesaggio dobbiamo imparare a non interferire con i loro comportamenti, mantenendo la giusta distanza.