Un'idea di governo per la montagna. Alla vigilia delle elezioni amministrative la lettera di Uncem a candidati e candidate
Alla vigilia del fine settimana elettorale, l'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani rende pubblico un patto, intitolato "La montagna lo fa. Insieme", con l'obiettivo di richiamare l'attenzione di candidati e candidate su alcuni temi centrali dell'amministrare in montagna
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
"La montagna non è parco giochi delle città. Il turismo non basta. Non c’è turismo senza comunità vive, senza abitanti, bambini, giovani". Alla vigilia del fine settimana elettorale, Uncem (l'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, organizzazione nazionale unitaria che da oltre 60 anni raggruppa e rappresenta i comuni interamente e parzialmente montani le comunità montane e le Unioni di comuni montani) rende pubblico un patto, "La montagna lo fa. Insieme.", con l'obiettivo di richiamare l'attenzione di candidati e candidate su alcuni temi centrali dell'amministrare in montagna.
Al centro c'è l'idea che nessun comune è un'isola: "Mai da soli, neanche come singoli Comuni all’ombra del nostro campanile, bello e generoso. Lavoriamo insieme. Politica è programmare e decidere insieme, valorizzando le identità". E il patto rappresenta uno strumento per realizzare una comunicazione chiara e una serie di elementi utili ad impostare un programma di governo, a partire da alcune parole chiave.
La prima è autonomia, che significa responsabilità civile e amministrativa, sobrietà, cooperazione, solidarietà. Per i Comuni montani viene riconosciuta l'importanza dell'autonomia nelle forme di autogoverno, che "partendo dal diritto di esistenza delle municipalità, favorisce la crescita di forme sovracomunali di collaborazione e pianificazione", consapevoli che i piccoli comuni montani hanno bisogno di far rete per garantire in modo più efficace i diritti di cittadinanza ai propri abitanti.
La seconda è la libertà nel costruire un progetto d’insieme per il proprio territorio. "Temi come ambiente, agricoltura, allevamento, forestazione declinati alle specificità montane devono essere elementi centrali di un piano strategico che riporti economia e comunità vive nelle terre alte" scrive Uncem, consapevole che questa declinazione non è ancora presente in modo uniforme nelle politiche pubbliche, che riservano alla montagna tutt'al più interventi a carattere "compensativo".
La terza parola è partecipazione, perché "le comunità delle zone montane del Paese devono poter prendere parte al processo di crescita del proprio territorio ed essere parte di una comunità attiva in questo impegno". Partecipazione significa anche un coinvolgimento dei cittadini nelle scelte strategiche fondamentali per il territorio, un'attitudine che spesso si scontra anche con difficoltà legate ad aspetti demografici, che rendono complesso l'esercizio reale della partecipazione: quanti sono i Comuni montani che hanno difficoltà a garantire all'interno del consiglio comunale la presenza di una lista d'opposizione?
Uncem sottolinea poi l'importanza dell'energia, con i territori montani che hanno la possibilità di valorizzare risorse endogene (come l'acqua o il legno) sottolineando come gli enti e le istituzioni della montagna debbano avere voce in capitolo nelle decisioni relative alla localizzazione degli impianti, per garantire agli interventi "sostenibilità economica, sostenibilità ambientale e prossimità territoriale".
Un'ultima parola d'ordine, fondamentale, è sussidiarietà, cioè una reale collaborazione tra gli enti attraverso "la costruzione di un sistema di interazione nel quale non vi sia nessun atteggiamento egemone da parte delle istituzioni sovraordinate", siano Città metropolitane, Province o Regioni.
Tutto questo con l'obiettivo di garantire l'abitabilità della montagna, perché "una montagna disabitata e solamente frequentata, per motivi di svago, turismo, sport o di tele-lavoro non può assicurare un efficace contributo nel contrasto alla crisi climatica e demografica, riducendosi così a oggetto delle politiche di mitigazione e non soggetto sia di queste che di quelle legate all’adattamento". Le istituzioni locali sono fondamentali, spiega Uncem, non solo perché possono lavorare sulla vigilanza, sul monitoraggio e sulla manutenzione territoriale. Ma perché sono essenziali per la cura. Parlare di "cura del territorio" dovrebbe "mirare a rafforzare l’empowerment delle comunità locali, a considerare l’aspetto economico e le dinamiche di potere, a promuovere la partecipazione autentica e a integrare il contesto culturale e sociale. L’obiettivo è quello di favorire uno sviluppo sostenibile e inclusivo nelle aree marginali, consentendo alle comunità di avere un ruolo centrale nel processo di cura, trasformazione e miglioramento del proprio territorio" come spiega Antonella Golino nel "Vocabolario delle aree interne" (Radici edizioni). Golino, ricercatrice a tempo determinato in Sociologia generale presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi del Molise che ha scritto la voce Cura.
(Foto: l'ingresso del municipio provvisorio di Gagliano Aterno, un piccolo Comune della montagna aquilana - © Luca Martinelli)