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Sindaco occupa la filiale di una banca destinata alla chiusura. "Nei piccoli paesi vivono persone, non numeri. È inutile parlare di aree interne se poi si tagliano i servizi"

Il sindaco di Londa, uno dei comuni dell'Appennino tosco-romagnolo, la porta fiorentina del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Falterona e Campigna, l'11 ottobre ha indossato la fascia tricolore per andare a protestare di fronte alla banca del paese, una filiale della Cassa di risparmio di Firenze (gruppo Intesa San Paolo) destinata alla chiusura. Ecco le motivazioni di questa decisione

di
Luca Martinelli
14 ottobre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L'amministratore, tra i promotori del progetto della Montagna Fiorentina, che grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sta investendo per attrarre nuovi abitanti sul territorio, si chiama Tommaso Cuoretti e - come riporta la testata regionale toscana della Rai - ha ricordato di fronte alla banca che "nei piccoli paesi vivono persone, non numeri" e che per questo "è inutile parlare di aree interne se poi si tagliano i servizi".

 

La sua decisione di occupare letteralmente la filiale, trattenendosi all'interno dopo l'orario di chiusura per incontrarne i dirigenti, è maturata dopo che un gruppo di cittadini aveva dato vita a un presidio di protesta.

 

Il problema della chiusura degli sportelli bancari riguarda tutta la montagna. Sulle Alpi è da tempo uno dei temi su cui si interroga Uncem, che nella settimana appena conclusa ha preso parte a un incontro sul tema con l'assessore regionale piemontese allo Sviluppo e promozione della montagna, Marco Gallo. Gallo, riunito con Stefano Cappellari, presidente del Comitato Abi Piemonte, accompagnato dal segretario regionale Aldo Lombardo e i presidenti nazionale e regionale di Uncem Marco Bussone e Roberto Colombero, ha avanzato la proposta di "un patto etico per la montagna che funga da bussola per gli istituti di credito, per trovare soluzioni che non penalizzino ulteriormente le terre alte del Piemonte".

Il tavolo di lavoro è aperto a partire da una mappa del credito in Piemonte. La fotografia più recente, scattata confrontando i dati della Banca d’Italia dal 2015 al 2023, rappresenta l’evoluzione della “desertificazione bancaria”, dimostra che un fenomeno molto diffuso in tutta Italia nella Regione con capoluogo Torino è molto più ampia, complice l’alto numero di Comuni (1.181): su 489 paesi di montagna, quelli privi di sportelli sono ben 369, pari al 75,5%, come dire tre su quattro. Nel 2015 la percentuale si fermava al 62,2%.

In altri termini, i paesi dotati di sportelli nelle terre alte sono 120 contro i 185 di nove anni fa: nella sostanza, gli abitanti che non possono contare neanche su un bancomat nel loro paese sono 237.000 contro i 138.000 di sette anni prima.

La penalizzazione della montagna emerge anche da un altro dato: nel resto del Piemonte il 48% dei Comuni è coperto da almeno una filiale mentre 65 Comuni delle terre alte hanno perso il servizio. E la tendenza non sembra arrestarsi. "La contrazione di questi servizi pubblici contribuisce ad aggravare i disagi per i residenti, non incoraggia l’attrattività imprenditoriale e disincentiva la residenzialità. Tre effetti che noi vogliamo contrastare per rilanciare davvero la montagna piemontese" ha commentato l’assessore Gallo.

Per questo, quando parla di patto etico intende un impegno affinché le banche trovino o cerchino "sempre una soluzione alternativa alla chiusura". Nel corso dell'incontro, l’Abi ha aperto all’ipotesi, previa consultazione all’interno della commissione piemontese.

Cappellari ha sottolineato come l’Italia rappresenti già un’anomalia in Europa e che non è pensabile che si torni ad aprire nuove filiali come avvenuto fino al 2008 perché il contesto è mutato e gli adempimenti richiesti sono molto gravosi, né è pensabile che gli istituti bancari rivedano i piani già decisi. Bussone e Colombero hanno chiesto invece un cambio di paradigma, perché sindaci e amministratori in generale non possono apprendere all’ultimo una decisione grave come la chiusura di una banca e serve più concertazione con il territorio.

 

L’assessore Gallo ha avanzato la proposta di costituire un tavolo nazionale sulla desertificazione bancaria, visto che il Piemonte con la convocazione di questo vertice – la prima volta che accade in Italia – può fare da apripista in materia. I prossimi passaggi, intanto, comprendono tre passi fondamentali e concertati: un monitoraggio della situazione sul territorio da parte di Uncem e Abi, un’analisi degli strumenti da adottare caso per caso, la costituzione di un tavolo permanente, che si riunirà già ai primi di novembre.

La vicenda di Londa, domenica 13 ottobre è tornata sulle pagine del Corriere Fiorentino. "Quando un paese si spopola la cosa da fare sarebbe quella di aggiungere servizi e opportunità, non di toglierli, altrimenti lo spopolamento continua", ha affermato Rossano Pazzagli, storico e docente all'Università del Molise, intervistato dal giornalista Mario Lancisi. Che conclude il suo commento tornando alla protesta del sindaco di Londa, definita "un urlo di speranza: qualcosa si può fare".

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