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Attualità

"Si tratta del settembre più piovoso dal 1994". Le massime precipitazioni (468 millimetri) sono state registrate dalla stazione del Rifugio la Guardia

"Quest’anno idrologico è il secondo più piovoso dal 1994";  "i ghiacciai, in seguito alla prima nevicata di settembre, sono stati nuovamente ricoperti di neve e i processi di fusione hanno subìto un deciso rallentamento"; "i terreni a permafrost rimangono stazionari". Alcuni interessanti dati del rapporto Arpav sulla risorsa idrica in Veneto

di
Redazione
04 ottobre | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"198 millimetri di precipitazione contro la media del periodo 1994-2023 di 105 millimetri. Apporti meteorici mensili superiori alla media +89% e sono stimabili in circa 3645 milioni di m3 di acqua. Si tratta del settembre più piovoso dal 1994; il 1994 è stato il secondo mese più piovoso con 188 mm e il 2017 è stato il terzo mese più piovoso con 172 mm.".

 

Così inizia il rapporto Arpav sulla risorsa idrica in Veneto, per poi proseguire: "Le massime precipitazioni del periodo sono state registrate dalle stazioni di: Rifugio la Guardia (Recoaro Terme VI) con 468 millimetri, Nervesa della Battaglia (TV) con 413 millimetri, Turcati (Recoaro Terme VI) con 387 mm e Valpore Monte Grappa (Seren del Grappa BL) con 383 millimetri. Le minime precipitazioni sono state rilevate dalle stazioni di Campagna Lupia - Valle Averto (VE) con 72 millimetri, Vangadizza (Legnago VR) con 73 millimetri e Masi (PD) 76 millimetri".

 

"A livello di bacino idrografico - continua il rapporto - rispetto alla media 1994-2023, sono state riscontrate ovunque condizioni di surplus pluviometrico: +122% sul Livenza (massimo assoluto dal 1994), +117% sull’Adige (massimo assoluto dal 1994), +109% sul Sile (massimo assoluto dal 1994), +100% sul Brenta, +93% sul Po, +87% sul Piave, +72% sul Fissero-Tartaro-Canal Bianco, +69% sul Tagliamento, +67% sulla Pianura tra Livenza e Piave, +66% sul Bacino Scolante e +56% sul Lemene".

"Le precipitazioni dell’anno idrologico 2023-24 (da ottobre a settembre) stimate per il Veneto sono di circa 1595 millimetri; la media del periodo 1994-2023 è di 1110 millimetri (mediana 1074 millimetri). Gli apporti del periodo sono molto superiori alla media (+44%) e sono stimati in circa 29370 milioni di m3 di acqua. Sul Veneto, quest’anno idrologico è il secondo più piovoso dal 1994, superato solo dall’analogo periodo del 2013/2014. Le massime precipitazioni del periodo sono state registrate dalle stazioni di: Valpore Monte Grappa (Seren del Grappa BL) con 3844 millimetri, Rifugio la Guardia (Recoaro Terme VI) con 3651 millimetri, Turcati (Recoaro Terme VI) con 3557 millimetri, Valli del Pasubio (VI) con 3445 millimetri e Passo Xomo (Posina VI) con 3360 millimetri. Le minime precipitazioni sono state rilevate nelle stazioni di: Frassinelle Polesine (RO) con 690 millimetri, Sant'Apollinare (Rovigo) con 695 millimetrie Bagnolo di Po (RO) con circa 714 millimetri".

 

Per quanto riguarda le riserve nivali il rapporto informa: "La temperatura media del mese di settembre è stata complessivamente nella norma (-0.5 °C), con una prima decade mite (+2.9 °C), una seconda molto fredda (- 3.6 °C, la 4° più fredda dal 1991, dopo quelle del 2017, 2001 e 1996) ed infine una terza decade fresca (-0.7 °C). Il giorno 12 settembre, in seguito ad un flusso di aria fredda sulle Alpi, le temperature si sono abbassate di 10 °C in poche ore. La neve è scesa fino a 1500 metri di quota con apporti di 20-30 centimetri a 2000 metri nei gruppi montuosi più occidentali delle Dolomiti (Sella, Marmolada), meno verso sud (Pale di San Martino) e verso il Cadore. Il limite neve/pioggia è sceso fino a 1700 metri di quota. Il 17 settembre è stato osservato del nevischio oltre i 2600 m di quota mentre, la mattina del 29, una debole nevicata è giunta localmente fino a 2000 metri di quota con apporti di 5 centimetri di neve fresca nelle zone lungo la cresta di confine (Monte Piana, Casera Coltrondo). I ghiacciai, in seguito alla prima nevicata, sono stati nuovamente ricoperti di neve e i processi di fusione hanno subìto un deciso rallentamento. I terreni a permafrost rimangono stazionari".

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