"La montagna è svenduta", le destinazioni cercano soluzioni per frenare l'overtourism: "Un'esperienza va oltre Instagram. Non si può andare in una destinazione solo per un selfie"
Il turismo è un pilastro dell'economia di tantissime aree ma quello di massa comporta più di qualche riflessione. Si affaccia l'overtourism e le risposte possono essere diverse per gestire il sovraffollamento turistico
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Dal numero chiuso di posti letto su scala provinciale in Alto Adige, primo caso europeo, al modello Braies, dagli studi sulla capacità di carico delle destinazioni trentine, come a Molveno e Tenno, per capire come gestire il flussi e i picchi alla sperimentazione sui passi dolomiti tra accesso con prenotazione e in base alla disponibilità dei parcheggi. Il turismo è un pilastro dell'economia di tantissime aree ma quello di massa comporta più di qualche riflessione.
Il turismo è una fonte di reddito ma l'esagerazione rischia di compromettere la qualità della vita e la fruizione degli spazi da parte dei residenti, così come segnali di insofferenza verso i visitatori. Una dinamica accentuata dall'overtourism.
La materia è complessa. A fronte di innegabili benefici per una comunità, il turismo, accentuato nell'overtoursim, può significare l'aumento dei prezzi degli immobili, la congestione degli spazi pubblici, la perdita di potere d'acquisto per i residenti, squilibrio tra visitatori e residenti, il lavoro stagionale e fortemente precario nel settore, la trasformazione del tessuto commerciale e l’impatto sull’ambiente.
"La montagna viene svenduta ai turisti ma dovrebbe esserci una ricerca di un circolo virtuoso", dice Carlo Alberto Zanella, presidente del Club alpino italiano dell'Alto Adige. "Una sensibilizzazione in due direzioni: educare i visitatori alle buone abitudini e al rispetto per le terre alte da un lato ma senza dimenticare il tessuto imprenditoriale nell'offerta: i rifugi non possono diventare alberghi".
L'estate è in forte crescita e non mancano situazioni ormai ai limiti. Ci sono code pure sulle vie ferrate. "Il turismo è fondamentale per il territorio ma bisogna anche sapersi fermare", aggiunge Zanella. "Non servono, per esempio, nuovi impianti. Ci si deve orientare verso modelli alternativi". E per stimolare gli investimenti "i privati dovrebbero contribuire di più. L'idea di inserire una compartecipazione aggiuntiva non è sbagliata. Gli esercenti ricevono molti aiuti e ottengono molti benefici ma concretamente sostengono pochissimo la comunità".
E nel dibattito entrano anche i sostegni, pubblici, a un'economia matura mentre si valuta in Alto Adige, per esempio, di utilizzare parte degli introiti dalla tassa di soggiorno per rendere la mobilità universale, accessibile a tutti.
Il turismo, di massa, contribuisce a stimolare un territorio, anche sul fronte dei servizi e delle infrastrutture ma, soprattutto nell'era dei social e degli spostamenti motivati da un selfie per un pugno di like, il rischio è quello della sovraesposizione e dell'eccessivo carico per una destinazione: la qualità della vita di un residente si abbassa, l'esperienza di un ospite peggiora e c'è un eccessivo sfruttamento delle risorse ambientali e culturali.
"Alcune aree sono sovraffollate e non si può andare in montagna solo per un selfie: un'esperienza va oltre Instagram", spiega Cristian Ferrari, presidente della Società alpinisti tridentini. "E' fondamentale far conoscere anche 'l'altra montagna', da scoprire in una stagione che per via dei cambiamenti climatici diventa sempre più lunga. Ci sono tantissime zone da valorizzare con la necessaria attenzione a non snaturare un luogo".
La crisi climatica e la riflessione sugli aspetti più negativi del turismo di massa possono trasformarsi in un'opportunità per implementare un nuovo modello di approccio alle terre alte. "E' importante però mantenere dei limiti - evidenzia Ferrari - se si continuano a costruire strutture, come un parcheggio o un ponte tibetano, l'asticella si sposta sempre di più e non si ottengono risultati. Una pianificazione territoriale e culturale è strategica per accompagnare una destinazione in modo sostenibile, una sostenibilità che deve essere ambientale, ma senza dimenticare quella economica e sociale".
Si cerca di affrontare l'overtoursim "ma è un concetto molto complesso da definire poiché coinvolge anche la percezione personale. Ci sono casi eclatanti mentre altri meno palesi", le parole di Matteo Bonazza, direttore di Progetto turismo, società di consulenza trentina specializzata nello sviluppo del territorio e della sua offerta turistica, e presidente di G&A Group. "Oggi è una tematica sempre più sentita e frequente, anche a livello Trentino Alto Adige, a cui diventa difficile dare una risposta univoca. In generale manca una base dati sufficientemente completa, che dev’essere quindi costruita di volta in volta, per poter dare una risposta".
I dati da analizzare sono molti: percezione dei residenti, degli ospiti, aspetti ambientali, aspetti economici. Da osservare in modo integrato. C'è comunque una ricerca di un modello, Braies e Molveno, per esempio. "E' comprensibile la ricerca di un modello unico però ogni caso deve essere valutato singolarmente perché ogni destinazione ha caratteristiche differenti. Per questo motivo non bisogna cadere nel tranello di arrivare a facili conclusioni. Ci vuole metodo e capacità di analisi". Per fare fronte a questo fenomeno si cerca sempre di più di destagionalizzare, un concetto più facile a dirsi che a farsi, che richiede un percorso per mantenere un equilibrio.
"Si sta lavorando seriamente per favorire la fruizione del territorio anche in altri periodi dell’anno, così da gestire gli accessi in modo più equilibrato. Tuttavia è chiaro che spesso i periodi di vacanza sono vincolati e lo spazio di manovra diventa minore. Se per esempio si ragionasse verso una modifica del calendario scolastico si potrebbero generare effetti positivi per il mercato famiglie Italia. É chiaro che non è l’unica soluzione”, conclude Bonazza.