La Lovb sogna di essere la Nba del volley femminile tra investimenti milionari e orizzonti olimpici. Raphaela Folie ci racconta la sua Houston: "Un'avventura pazzesca"
La veterana di Bolzano, oggi giocatrice di Houston, ci porta "dentro" alla neonata lega americana che punta a diventare un nuovo pilastro dello sport professionistico statunitense: "Non è tutto perfetto, ma c'è grande voglia di crescere e imparare, si percepisce di essere per certi versi dei precursori"

TRENTO. Dal freddo di Bolzano al sole di Houston in Texas: Raphaela Folie qualche mese fa ha fatto quello che ancora le mancava. La veterana del volley italiano, con 4 Scudetti e una Champions nel suo ricco palmares, ha fatto le valigie per vivere un’avventura Oltreoceano, la prima lontana dalle dorate sponde del campionato italiano, considerato all'unanimità il migliore del mondo per la pallavolo femminile.
La destinazione della centrale classe '91? La Lovb, la lega statunitense che sogna di diventare un nuovo pilastro dello sport professionistico americano e che forte di investimenti milionari e un piano ambizioso di crescita con orizzonte Los Angeles 2028, sta già facendo parlare parecchio di sé.
UNITED STATES OF VOLLEYBALL
Negli Stati Uniti ha mosso i primi passi qualche mese fa una “creatura” che punta senza mezzi termini a diventare, nel futuro prossimo, una sorta di “Nba della pallavolo femminile”. Si tratta della Lovb (la pronuncia è come quella di “love”, amore), la League One VolleyBall Pro. Sei squadre in altrettante città dinamiche e in crescita economica e demografica: Houston e Atlanta sono hub economici globali per settori come energia ed aerospazio; Austin e Madison sono poli tecnologici in forte espansione e due delle città universitarie per eccellenza; Salt Lake City e Omaha sono centri emergenti per start-up e finanza.
Insomma, squadre create “scientificamente” per l’occasione che formano un campionato ambizioso: una creatura che pur nella sua dimensione per ora contenuta ha già raccolto qualcosa come 160 milioni di dollari da investitori che uniscono sport, glamour e pure forti battaglie sociali come la sciatrice Lindsey Vonn, Candace Parker (stella della Nba femminile), Kevin Durant e una serie di importanti fondi d’investimento sportivi statunitensi e non solo. La lega punta su un forte modello commerciale, contando sulla spinta di uno sponsor del calibro di Adidas e su una partnership chiave con il canale televisivo nazionale Espn, il broadcaster ufficiale del campionato.
League One Volleyball (LOVB) — the first professional full-season volleyball league in the United States — raised $35M in its second round of funding 👀
The list of investors includes Candace Parker, Kevin Durant and Amy Schumer amongst others.https://t.co/qQYuwOwqcI
— The Athletic (@TheAthletic) September 27, 2023
La pallavolo – c’è da specificare, la pallavolo femminile - è uno sport molto popolare negli Stati Uniti, specialmente a livello universitario dove migliaia di persone seguono il campionato collegiale. E la “scuola” americana sta cominciando a dare i suoi frutti: nel giro di qualche anno, sfruttando un ecosistema scolastico e sportivo unico al mondo, gli Stati Uniti di volley sono arrivati prima ad insidiare le grandi potenze mondiali del gioco. E poi a diventare una di loro. Tanto per capirsi, gli Usa hanno vinto l’oro olimpico di Tokyo nel 2021 e hanno perso la finale di Parigi 2024 solo contro un’Italia in versione “imbattibile”.
Ma in territorio americano è sempre mancato, per un motivo o per l’altro, un campionato professionistico stabile: le stelle della nazionale a stelle e strisce sono state sempre costrette a trasferirsi all’estero (molte proprio nel campionato italiano) per trasformare la loro passione in una vera e propria attività professionale.
Ora però, complice anche l’avvicinarsi delle Olimpiadi 2028 di Los Angeles ormai all’orizzonte, la Lovb Pro si pone l’ambizioso obiettivo di trattenere i talenti negli Usa: ecco perché ben 8 delle 13 olimpioniche statunitensi hanno aderito a questo progetto che tra i suoi tanti obiettivi si pone anche quello di attrarre economicamente qualche top player internazionale.
E così oltre a due allenatori azzurri di altissimo livello (Massimo Barbolini e Marco Bonitta, che però ad onore del vero ha rassegnato le dimissioni da coach di Austin qualche settimana fa per motivi personali) sono arrivate nella Lovb Pro anche alcune giocatrici italiane di prima fascia come Marta Bechis, Alessia Gennari o la "nostra" Raphaela Folie. Diventata protagonista di questa piccola ma significativa "rivoluzione" americana.
L'ALTOATESINA RAPHAELA FOLIE: “CONQUISTATA DAL CLIMA TEXANO"
Il sole del Texas non ci ha messo molto a conquistare Raphaela, bolzanina classe ‘91 che dopo una lunga carriera in Serie A (dove ha vestito tra le altre anche la maglia dell’Imoco Conegliano) e in Nazionale (ha giocato le Olimpiadi 2021) è partita lo scorso autunno alla volta degli Usa con l’entusiasmo della matricola e l’esperienza della veterana. Una che, tanto per puntualizzare, nel suo palmares vanta 4 Scudetti, una Champions League e qualche altra cosetta tra coppe nazionali e internazionali.
"Della Lovb avevo cominciato a sentir parlare un paio d’anni fa – racconta Raphaela a il Dolomiti -, e ne avevo chiacchierato più recentemente con Kelsey Robinson-Cook, una delle giocatrici statunitensi che negli ultimi anni è stata protagonista in Italia e che ha contribuito a far nascere questo campionato americano. Io non avevo mai giocato all’estero ma mi ispirava fare un’esperienza di questo tipo; l’idea degli Usa mi stuzzicava, era arrivato il momento giusto per provare qualcosa di diverso. Così ho accettato questa proposta e sono volata a Houston”.
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“Io amo il sole, il caldo. Quindi il primo impatto con il Texas è stato fantastico: a novembre sono andata via dall’Italia dove facevano 6-7 gradi e sono atterrata in una città dove il sole brillava ed era praticamente di nuovo estate. Fino a metà dicembre si andava tranquillamente in piscina all’aperto, ero al settimo cielo: prima di partire ero un po’ preoccupata per il cibo che avrei trovato, ma devo dire che tutto sommato qui c’è quasi tutto. Pure i sughi Barilla per la mia pasta…”.
Houston significa sole e buona cucina tex-mex, ma anche - ovviamente - tanta pallavolo: “Mi aspettavo un livello più basso di volley, lo dico in tutta onestà; e invece devo dire che le prime 4 squadre della Lovb starebbero tranquillamente a metà classifica in Italia. Questo mi ha sorpreso molto in positivo, considerando che questa lega è letteralmente all’anno zero della sua esistenza”.
Una "gioventù" che si nota fuori dal campo: “Non è tutto perfetto, ma ci mancherebbe altro. Voglio dire, organizzazione, staff, vita di club: è il primo anno per tutti, una lega completamente nuova, mille cose da organizzare e fare per la prima volta. C’è però una grande voglia di crescere e imparare, un grande entusiasmo perché si percepisce di essere per certi versi dei precursori”.
Insomma, si semina per il futuro. Anche perché poi ci sarà da coinvolgere più pubblico e allargare la base: a Houston si gioca in un palazzetto molto capiente, ma la Lovb fa numeri di pubblico ancora bassi (la prima partita di regular season ha portato al palazzetto poco più di 3 mila persone) rispetto per esempio alle già citate partite di college. In pista però ci sono campagne di marketing importanti per dare identità ai club delle 6 città coinvolte strategicamente come "pioniere" del progetto. Se funzionerà lì, si potrà pensare a un'espansione, magari puntando ad arrivare fino ad alcuni dei "big market" statunitensi della East Coast.
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LOVB CLASSIC E SPERIMENTAZIONI
Raphaela Folie e le sue compagne di Houston intanto qualche giorno fa hanno vinto il Lovb Classic, una sorta di torneo durante la stagione simile alla Coppa Italia del basket. Un torneo che ha confermato anche lo spirito assolutamente avventuriero e sperimentale della lega americana, che si è posta anche l’obiettivo di rendere lo sport più dinamico e coinvolgente: tra le innovazioni regolamentari del campionato c’è un maggior numero di sostituzioni permesse, il libero che può cambiare ruolo a fine set e, limitato per ora al torneo di metà stagione, il "super point". Uno stratagemma che permetteva agli allenatori di assegnare un punto doppio in un’azione decisiva. Per i puristi del gioco probabilmente, una follia ai limiti dell'eresia.
Non per Folie, che anzi ha vissuto queste novità con mente aperta e genuina curiosità. “Sì, inizialmente ero un po’ scettica, ma incuriosita: e devo dire che alla fine le regole della Lovb mi piacciono molto. Più sostituzioni significa tenere coinvolte più giocatrici durante tutto l’arco della partita, il ‘super point’ nel torneo che abbiamo vinto è sempre stato molto divertente. E ho fatto per due volte punto io quando lo abbiamo chiamato, questo ha sicuramente contribuito a farmelo piacere! Certo poi è chiaro che non ha un significato particolarmente ‘tecnico’, è quasi una specie di gioco d’azzardo ma aggiunge un pizzico di imprevedibilità alle partite”.
“Era dal ’98 che non giocavo tre partite in tre giorni”, ha aggiunto Raphaela sui suoi seguitissimi canali social. Scherzando, ma fino a un certo punto. “Siamo arrivate in fondo alla tre giorni di Kansas City davvero stanche ma felici, sono molto orgogliosa della nostra vittoria. E credo che potremo giocarci le nostre carte anche per la vittoria del titolo, il primo della storia della Lovb che verrà assegnato tra il 10 e il 13 aprile a Louisville”.
VOLLEY ROSA
Anche da migliaia di chilometri di distanza, Raphaela non smette di seguire il campionato italiano: anche per mantenere vive le tante e profonde amicizie nate sui mondoflex del Belpaese. “Il nostro – riprende Folie – resta il campionato di volley femminile più bello e competitivo del mondo. Non ce ne sono altri di quel livello. Seguo le partite, le mie amiche, le mie vecchie squadre… Sono molto contenta per la bella stagione che sta vivendo Bergamo, mi sono allenata con loro a inizio stagione, sono un bel gruppo di ragazze che lavora sodo. Conegliano continua a dominare ma questa non è una sorpresa”.
“Se in Italia vedo qualcosa che non funziona? Beh, da atleta penso al campo: e soprattutto per chi gioca anche in Nazionale, il numero di partite in una stagione è veramente altissimo. Chi gioca in una squadra di vertice che fa le coppe europee e prende parte a tutte le competizioni affronta davvero tante partite. Forse troppe, ma non siamo noi atlete a decidere i calendari”.
Però insomma, il volley femminile in Italia rimane sport in piena salute: d’altronde l’oro olimpico di Parigi è stato tutt’altro che casuale. “E la Nazionale azzurra secondo me ha ancora un potenziale enorme: sono contentissima che dopo alcuni anni tormentati e complicati l’Italia si sia presa la medaglia più importante nell’appuntamento più importante, il momento più bello. Un successo meritatissimo, conquistato sul campo con tanto lavoro”.