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Le maschere arcaiche delle Dolomiti colorano Belluno: dalla sfilata alle danze, dal convegno al pranzo di gruppo è stata una grande festa di popolo

Si è svolto a Belluno il primo "Forum delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche" che ha messo in rete i gruppi che portano avanti le mascherate tradizionali, provenienti dalle vallate di montagna bellunesi, dalla Val di Fassa e dal Friuli. L'evento ha celebrato il valore storico-culturale di questi riti senza tempo con un convegno di presentazione al Cinema Italia e un festoso corteo che ha coinvolto le tante persone presenti in centro città

Di Valentina Ciprian - 13 gennaio 2025 - 17:30

BELLUNO. Un corteo festoso, allegro e variopinto, ha invaso le vie del centro storico di Belluno sabato pomeriggio, attirando l’attenzione e i sorrisi di un pubblico entusiasta: è stato un successo il “Forum delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche”, primo evento che ha visto protagonista la rete delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche della provincia di Belluno, della Val di Fassa e della Carnia.

 

Per la prima volta, infatti, le mascherate arcaiche delle vallate di montagna del nord-est si sono riunite insieme in occasione di un evento speciale, ospitato nella città capoluogo. L’iniziativa è nata sulla spinta del Museo Maschere Dolomitiche di Gianluigi Secco, che ha sede a Borgo Piave ed è stato inaugurato nel 2023 su iniziativa dell’associazione Borgo Piave Etc aps, grazie alla collaborazione di Laura Secco e del proprietario di Palazzo Secco. Il museo è pronto a diventare il punto di riferimento per le mascherate arcaiche di un territorio ampio, che si estende dal Trentino al Friuli e che trova nella capoluogo di montagna veneto il luogo d’incontro ideale.

 

La giornata di sabato si è aperta con un partecipato convegno pubblico al quale hanno preso parte oltre 250 persone. Al Cinema Italia sono intervenuti i rappresentanti delle mascherate dell’Agordino con Rocca Pietore, Selva di Cadore, Canale d’Agordo, Rivamonte Agordino, della Val di Zoldo con Fornesighe, del Comelico Superiore con Padola, Dosoledo, Casamazzagno e Candide, della Carnia con Sappada-Plodn, Sauris-Zahre e Timau-Tischlbong di Paluzza e della Val di Fassa con Penìa di Canazei. Prima di sfilare insieme dando vita al gioioso corteo pomeridiano, i diversi gruppi hanno avuto l’opportunità di conoscersi e raccontarsi al pubblico, presentando ciascuno le proprie maschere più simboliche e le usanze che attraverso questi riti tradizionali si tramandano da tempi antichi. Oggi come in passato, sono spesso i giovani dei paesi a dare vita ai personaggi raffigurati dalle maschere.

 

 

La seconda parte della conferenza aveva come focus il rilancio della candidatura delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche come patrimonio immateriale Unesco, con la spiegazione a cura di Irma Visalli. Un processo partito dal basso con l’intento di dare un riconoscimento ufficiale al profondo valore storico-culturale delle mascherate, intrecciando prima di tutto un dialogo con i gruppi locali che portano avanti le mascherate arcaiche nel territorio dolomitico, e poi coinvolgendo le istituzioni. Al convegno erano presenti anche il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin e il Sindaco di Belluno Oscar De Pellegrin, che ha dichiarato: "Siamo profondamente fieri che il primo Forum delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche delle province di Belluno, Trento e Udine sia un’idea partita dal nostro territorio e che esso ne ospiti la prima edizione. Un territorio consapevole e orgoglioso della propria identità sa aprirsi all’altro e al futuro con consapevolezza di chi è e di dove vuole andare. Quando parliamo di spopolamento e di fragilità delle terre alte parliamo anche di un’identità che va difesa e tramandata con orgoglio - prosegue il Sindaco -. Parliamo di un insieme di valori, di credenze e pratiche che ci definiscono come comunità, che ci conferiscono un senso di appartenenza e continuità. Mantenere vive queste tradizioni significa preservare la memoria collettiva e fornire ai nostri giovani un ancoraggio sicuro in tempi di cambiamento. La candidatura delle mascherate arcaiche dolomitiche come bene immateriale Unesco non è solo un riconoscimento del loro valore storico e culturale, ma un impegno verso la conservazione e la valorizzazione di un patrimonio che ci definisce. Grazie a tutti gli organizzatori”.

 

La scelta del Cinema Italia non è stata casuale. È come se Gianluigi Secco, profondo conoscitore della cultura popolare del territorio e appassionato collezionista di maschere dolomitiche (il Museo Secco è infatti nato anche per accogliere e valorizzare il suo prezioso lascito) avesse accompagnato la giornata. Nel libro “Viva viva Carnevale”, Secco riporta ad esempio come nella sala dello storico cinema cittadino, quando era un Teatro Varietà, ogni carnevale si svolgeva una festa danzante.

 

Le rappresentanze delle mascherate arcaiche si sono poi spostate nel vicino palazzo Bembo, per un pranzo a cura dei giovani studenti dell’istituto professionale alberghiero Dolomieu di Longarone e per la vestizione. Nel primo pomeriggio, il corteo formato dai diversi gruppi ha attraversato le vie del centro storico - via Loreto, Matteotti, piazza dei Martiri e piazza Castello - per arrivare infine in piazza Duomo, che è diventata la cornice dei balli animati dalle musiche tipiche di ogni vallata. Una vera festa di popolo, che ha conquistato e coinvolto le tante persone presenti. Al pubblico, l’evento di sabato ha infatti regalato l’occasione più unica che rara di incontrare, insieme e nello stesso momento, i Rollate di Sappada e la Gnaga di Fornesighe, o veder danzare i Matazìn (figura presente in diverse mascherate alpine) di paesi diversi.

 

 

“Si è trattato di un evento del tutto eccezionale che vuole dare risalto e voce alle mascherate presenti nell’arco dolomitico che si rifanno a riti pagani millenari che servivano alle comunità per abbandonare l’inverno, entrare nella primavera e ricominciare a lavorare i campi per assicurarsi di che vivere per l’inverno successivo. Non si tratta quindi di feste di carnevale nate in tempi recenti, su spinte commerciali, ma di vere e proprie mascherate rituali che provengono dalla notte dei tempi” commenta Antonio Gheno, presidente dell’associazione Borgo Piave Etc aps, che coordina il progetto di collaborazione.

 

“Le mascherate arcaiche dolomitiche diventano una chiave di lettura per capire come si vive in montagna e come le comunità da secoli la abitano, assumendo quindi un alto valore storico-culturale, sociale e identitario che si tramanda da secoli ed arriva ai giorni nostri, continuando ad essere celebrato in tutti i paesi coinvolti nella rete. Le mascherate non nascono per andare in trasferta ma sono un momento comunitario che si svolge sulla piazza del paese, per portare bene alle proprie comunità; hanno voluto essere presenti in questo contesto perché era dedicato a far conoscere la vera essenza di queste pratiche. Essendo il forum un momento di presentazione della rete e anche del calendario delle relative mascherate, si è scelta la data dell’11 gennaio perché in mezzo tra il 6 gennaio, inizio del carnevale, e la data della prima mascherata che sarà a Penìa di Canazei il 20 gennaio”.

 

Il primo evento pubblico è il risultato di un percorso avviato nella primavera 2024 e proseguito con incontri periodici che si sono rivelati un’occasione di incontro e di confronto non solo tra le mascherate che hanno aderito alla rete ma anche tra le comunità di montagna coinvolte, dislocate nelle tre province di Belluno, Trento e Udine.

 

Ragionando insieme, si è rafforzata la consapevolezza che un riconoscimento del valore delle mascherate arcaiche dolomitiche possa avere anche una valenza socio-economica: è possibile infatti mantenere saldi i riti, le tradizioni e la storia del paese e raccontarsi ai visitatori esterni nell’intero corso dell’anno. Ciò potrebbe portare ad avere l’attenzione non di un turismo di massa, evidentemente non adatto a piccole comunità di montagna, ma di un turismo di nicchia, consapevole ed esperienziale, capace di comprendere ciò che c’è dietro a queste manifestazioni e di vivere insieme agli abitanti del posto esperienze che si traducono ad esempio in visite guidate, laboratori artigianali e attività che prevedono il coinvolgimento di persone del posto e quindi potenzialmente anche la creazione di posti di lavoro. “Anche questo filone può essere una misura anti-spopolamento”, riflettono gli organizzatori.

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