Università, la lezione di Kessler per non avere un "Trentino piccolo e solo"
Mentre infuria il dibattito tra studenti, Provincia ed Università su tasse e tagli alle borse di studio ecco la lettera di uno studente di Studi storici e filologici che si è laureato con una tesi sul padre dell'Università trentina: "La lungimiranza di allora manca ai nostri prolitici"
TRENTO. Mentre da un lato gli studenti plaudono all'accordo ottenuto con l'Università che permetterà di avere una no tax area (quella per studenti con Isee inferiore ai 26.000 euro) e la card per circolare gratis (o meglio al prezzo di 50 euro facoltativi) su tutti i mezzi pubblici in provincia, dall'altro monta la polemica sul taglio dei fondi alle borse di studio. Un taglio che gli studenti quantificano in circa 2,7 milioni di euro. Un taglio che "finché c’era l’Icef - hanno spiegato gli studenti - poteva essere camuffato dalla Provincia, ma col passaggio all’Isee il fatto che il diritto allo studio a Trento sia tra i più retrogradi in Italia viene allo scoperto. Ciò che chiediamo è di trovare oggi le risorse necessarie a portarlo al livello della maggior parte delle altre realtà italiane".
Il dibattito è aperto e sta comunque avendo il pregio di smuovere animi e coscienze soprattutto dal mondo dell'università. Ed oggi ci ha scritto proprio uno studente universitario laureato in Studi storici e filologico letterari all'Università di Trento con una tesi triennale su Bruno Kessler quello che lui stesso ha definito "il secondo padre del Trentino" (dopo Degasperi). Si chiama Michele Sartori, è nato nel 1994 e abita a Mori. Ecco il suo intervento:
"In questi giorni il dibattito politico intellettuale nel nostro Trentino si è concentrato nuovamente all’università e sulla cultura,grazie agli interventi di studenti e figure del mondo culturale,contrari alle decisioni della Provincia in campo universitario e museale. A più riprese si è levato un grido contro una presunta mancanza di visione da parte della politica e della dirigenza provinciale. Appare interessante notare come il dibattito si stia sviluppando nell’imminenza di importanti anniversari che riguardano proprio l’Università e il mondo dei musei.
Nell’autunno 2016 cadranno infatti i 50 anni da riconoscimento ufficiale delle lauree in sociologia emesse dall’Istituto superiore di scienze sociali, creatura di Bruno Kessler,visionario ed energico presidente della Provincia di Trento. Il clima politico attuale di certo non si può paragonare a quello di cinquant'anni fa,ma urge una riflessione di metodo. Le occupazioni degli studenti e le manifestazioni che chiedevano il riconoscimento della laurea in sociologia furono infatti un test di tenuta politica per Kessler. Il suo atteggiamento,come in molte altre situazioni critiche,fu improntato ad una difesa strenua della “sua creatura", addirittura appoggiando indirettamente le proteste degli studenti per il riconoscimento del titolo. Una tale lungimiranza politica, riscontrabile anche nelle scelte successive in tema di Università, è forse quella che effettivamente manca a gran parte della nostra classe dirigente.
Quella capacità di visione politica dimostrata nel 1966 verrà nuovamente esaltata nel Sessantotto,quando il prof. Aberoni, d’accordo con Kessler, metterà in pratica l’esperimento dell’Università critica,accogliendo alcune istanze degli studenti. Le proteste studentesche avevano uno scopo preciso,ma si dovevano confrontare con un' altrettanto precisa linea politica della Provincia di Trento. Una linea,quella promossa da Kessler, improntata agli investimenti sulla cultura, sull’istruzione, condita da una serie di innovazioni non comuni, una su tutte l’acquisizione di una buona fetta del patrimonio culturale provinciale. La convergenza di obiettivi tra la Provincia e gli studenti,i n quell'autunno 1966, fu in ogni caso un piccolo grande traguardo, che accomunò per alcuni mesi due mondi spesso diversi,ma che necessitano di un dialogo continuo.
Se, all’epoca,la comunicazione tra mondo accademico e politico era favorita dalla presenza a Trento da professori ed intellettuali che lavoravano a stretto contatto con Kessler,oggi manca una vera collaborazione che vada al di là di un semplice rapporto tra due enti separati,ma connessi in alcuni punti. Quella stessa capacità di visione politica e di sguardo al futuro che si ammira ancora oggi studiando l’agire di Kessler è ciò che si richiede anche alla classe dirigente attuale, a maggior ragione in un contesto di risorse in calo, per dimostrare le qualità dell'Autonomia provinciale e per non rischiare che si verifichi quella situazione di un “Trentino piccolo e solo", che tanto preoccupava il Presidente Kessler".