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Pneumatici sostenibili per l'ambiente e non pericolosi per la salute: l'università di Trento guida un progetto europeo

Negli ultimi anni si è scoperto che i componenti degli pneumatici possono contenere sostanze pericolose e cancerogene. Il professor Stefano Gialanella: "Le informazioni che otterremo saranno utili per sapere se l’aria che respiriamo al parco giochi contiene sostanze dannose per le persone"

Di F.Os. - 23 marzo 2024 - 10:48

TRENTO. Realizzare pneumatici sostenibili per l'ambiente e privi di sostanze nocive per la salute: è questo l'obiettivo al quale lavorerà, nei prossimi due anni, un team di studiosi del dipartimento di ingegneria industriale dell'Università di Trento.

 

Il riciclo degli pneumatici usati è infatti una delle tante sfide ambientali del giorno d'oggi e spesso siamo abituati a vederli nei parchi giochi o nei campi sportivi dove vengono riutilizzati per realizzare pavimentazioni: negli ultimi anni si è scoperto però che i loro componenti possono contenere sostanze pericolose e addirittura cancerogene.

 

Guardando solamente al Trentino-Alto Adige, nel 2023 sono state raccolte 6.325 tonnellate di pneumatici fuori uso, con la regione che si piazza all'undicesimo posto in Italia per quantità di pneumatici fuori uso generati e raccolti.

 

E così il progetto trentino "Norubtreet_4_life", guidato dal docente di scienza e tecnologia dei materiali Stefano Gialanella e che ha ottenuto un finanziamento europeo di quasi 900mila euro, lavorerà per mettere a punto un sistema di riciclaggio degli pneumatici. Come? Creando mescole per nuovi pneumatici non pericolosi e inquinanti.

 

Coordinato dall’università di Trento, lo studio ha inoltre quattro partner europei - l'Istituto reale svedese di tecnologia , l'università olandese di Groningen, l'università di Milano e Marangoni Spa – e la ricerca parte da una collaborazione proprio con l’ateneo di Groningen, dove è già stato sviluppato un processo per riciclare le gomme da pneumatici, ma su piccola scala.

 

Le principali linee d'azione del team - composto da Andrea Dorigato, Luca Fambri e Giulia Fredi - saranno due: misurare le esalazioni derivate da questi prodotti provenienti dall’Olanda e verificare che non contengano sostanze tossiche.

 

"Se dovessero contenerne, dovremmo modificare l’attuale processo di produzione – spiega il docente Stefano Gialanella – e quindi creare materiali con formulazioni nuove che verranno testati in laboratorio. Metteremo a confronto le emissioni di uno pneumatico medio europeo già sul mercato con quelle dei materiali che andremo a realizzare e ci attendiamo risultati positivi in termini sia di impatto ambientale che economico".

 

E difatti le stime riportate nello studio parlano di una riduzione del 30%, durante il ciclo produttivo, di gas serra e, aspetto non secondario, di un costo d’acquisto inferiore del 25%.

 

Ma il traguardo, specifica il professor Gialanella, è più ampio: "Il focus è sullo pneumatico e su cosa farne adesso che è stato messo al bando, ma le informazioni che otterremo saranno utili per sapere se l’aria che respiriamo al parco giochi o durante una partita in un campo di tennis contiene sostanze dannose per le persone".

 

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