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Dimostrata per la prima volta l'esistenza di un tunnel sulla luna, lo studio guidato dall'Università di Trento: "Pietra miliare nella conoscenza del satellite"

La presenza di queste cavità era teorizzata e discussa da oltre cinquant'anni e la scoperta ha grande importanza anche in vista di future missioni sulla luna

Foto NASA / A. Romeo
Foto NASA / A. Romeo
Di Federico Oselini - 15 luglio 2024 - 17:58

TRENTO. Erano oltre cinquant'anni che la presenza di tunnel sotterranei sulla luna era teorizzata e discussa, ma ora finalmente è stata dimostrata.

 

Un team internazionale coordinato dall'Università di Trento ha infatti pubblicato, sulla rivista Nature Astronomy, uno studio su una scoperta che segna una pietra miliare nella conoscenza del satellite: ad essere dimostrata è infatti l'esistenza di un condotto di lava svuotato, un vero e proprio tunnel.

 

Nel dettaglio, le analisi delle immagini del "Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter" - satellite orbitante da quindici anni attorno alla luna - hanno rivelato cosa si nasconde sotto il mare della Tranquillità, un mare lunare che si trova sul lato visibile della Luna.

 

Ma come si è arrivati a questa dimostrazione? A spiegarlo è Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento, coordinatore della ricerca.

 

"Nell’ambito di una missione della Nasa, il radar Miniature Radio-Frequency nel 2010 ha catturato una serie di immagini della superficie lunare – spiega Bruzzone – e a distanza di tanti anni abbiamo analizzato queste immagini con complesse tecnologie di elaborazione dei segnali sviluppate recentemente nel nostro laboratorio, scoprendo che una parte delle riflessioni radar provenienti da un’area del mare della Tranquillità può essere attribuita a un condotto sotterraneo: questa scoperta fornisce la prima prova diretta di un tunnel roccioso accessibile sotto la superficie della Luna".

 

L'analisi dei dati ha permesso in seguito di costruire un modello che rappresenta la parte iniziale del tunnel e, come spiega il ricercatore dell'Università di Trento e primo autore della ricerca Leonardo Carrer: "È molto probabile che si tratti di un condotto di lava svuotato".

 

Lo studio, in parte finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e a cui hanno partecipato anche ricercatori dell’Università di Padova e di La Venta Geographic Explorations, vanta una duplice valenza: oltre all'impatto scientifico, ha anche implicazioni per lo sviluppo delle missioni sulla Luna, dove l’ambiente è ostile per la vita umana.

 

Il lato esposto al sole può raggiungere infatti una temperatura di 127 gradi, mentre su quello opposto scendere fino -173, con inoltre una radiazione cosmica e solare fino a 150 volte più potente di quella che si sperimenta sulla terra e una minaccia costante di meteoriti.

 

Alla luce di queste circostanze, l'esigenza è quella di trovare soluzioni per siti di allunaggio delle sonde o per la costruzione di infrastrutture protette, come potrebbero essere quelle realizzate nelle profondità della luna.

 

Ecco perchè la scoperta di tunnel lunari diventa quindi di estrema importanza per approfondire le conoscenze sull’estensione e sulla forma dei condotti, questo anche in vista dell'esplorazione delle grotte seleniche con future missioni robotiche.

 

"Questa ricerca dimostra sia come i dati radar della Luna possano essere utilizzati in modi nuovi per rispondere a domande fondamentali per la scienza e l'esplorazione – specifica il principal investigator del Mini-RF Wes Patterson – sia quanto sia cruciale continuare a raccogliere dati telerilevati sulla Luna. Ciò considerando l'attuale missione e auspicabilmente quelle future".

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