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Dalle piante selvatiche principi attivi per farmaci e cosmetici, ecco il nuovo progetto della Fondazione Mach: "Nuove prospettive per l'innovazione sostenibile"

Grazie alla ricerca finanziata dall'Unione europea sarà possibile ottenere per la prima volta dati che indicano quali sostanze sono presenti in ciascuna pianta, promuovendo lo sviluppo di nuovi prodotti a base naturale

Di F.Os. - 15 luglio 2024 - 18:05

SAN MICHELE ALL'ADIGE. Utilizzare antiche piante selvatiche per produrre su larga scala nuovi principi attivi naturali per cosmetici e farmaci: è questo l'obiettivo del progetto "Bryomolecules" finanziato dall'Unione europea e coordinato dalla Fondazione Edmund Mach.

 

In sintesi, attraverso il confronto di diverse specie di piante briofite, il progetto mira a identificare i geni responsabili della produzione dei composti attivi con l'obiettivo di produrre tali sostanze in quantità sufficienti per condurre degli esperimenti sulla loro attività a scopi cosmetici o medici.

 

Ma non è tutto. Sarà inoltre possibile ottenere, per la prima volta, dei dati accurati che indichino quali sostanze sono presenti in ciascuna specie di pianta, promuovendo quindi lo sviluppo di nuovi prodotti a base naturale.

 

Un ulteriore beneficio atteso è che la diversità chimica delle piante selvatiche utilizzate possa essere sfruttata in modo sostenibile senza avere impatti negativi sulla loro biodiversità, con le aziende europee che potranno sfruttare principi attivi che non derivino da altre zone del mondo, semplificando di molto, riducendo di conseguenza i prezzi, la produzione di nuovi composti naturali.

 

“Questa ricerca apre nuove prospettive per l'innovazione sostenibile, mettendo in luce il potenziale delle briofite nel promuovere una nuova generazione di prodotti cosmetici e farmaceutici di alta qualità, realizzati con responsabilità e rispetto per l'ambiente” spiega Claudio Varotto, responsabile del progetto e dell’Unità di Ricerca Fem Ecogenomica, finalizzata allo studio della biodiversità vegetale con particolare riferimento a quella dell’ambiente alpino.

 

Entrando nei dettagli, le piante protagoniste del progetto – che ha come partner Hub Innovation Trentino, l’Università di Lund, l'Università Jean Monnet, l’Università Medica di Lublin e diverse ditte europee – appartengono come detto all'antico gruppo delle briofite, che includono i muschi e le epatiche, queste ultime dalla curiosa forma di un piccolo fegato da cui il nome assegnato loro dalla comunità scientifica.

 

Varie le fasi progettuali: dopo la raccolta in natura e la coltivazione, seguiranno le analisi genetiche e del contenuto di composti bioattivi, per poi procedere all’identificazione dei composti a maggior attività.

 

Nel dettaglio, i ricercatori Fem si occuperanno delle raccolte mirate delle briofite che crescono in Trentino, effettueranno le analisi dei geni per la produzione dei composti bioattivi e contribuiranno alla produzione di questi ultimi su larga scala.

 

Verranno infine realizzati un documentario e un sito web per diffondere i risultati del progetto.

 

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