Dalla carne al caffè, si guarda alla produzione in laboratorio: "Prendono piede i prodotti a base di latte e latticini", il Cibio: "Pensiamo al pet food"
Nonostante le difficoltà, il Cibio con Bruno Cell continua la ricerca nell'ambito della carne coltivata. Un possibile sviluppo è nel pet food. Dal latte al caffè, continuano gli investimenti per le nuove produzioni in laboratorio: "A Singapore è stata invece approvata la produzione di una mousse con la carne prodotta in laboratorio a base di quaglia"
TRENTO. Dalla carne al caffè, la ricerca nell'ambito delle produzioni coltivate in laboratorio è in pieno fermento e, nonostante le difficoltà soprattutto in Italia, il ventaglio delle proposte si allarga costantemente, fino all'approvazione a Singapore di un semifreddo con alla base la quaglia.
"Sono molte le sperimentazioni in particolare nel campo del latte e dei latticini". A dirlo a il Dolomiti è il professore Luciano Conti, ricercatore del Cibio dell'Università di Trento, che con il collega Stefano Biressi collabora anche con Bruno Cell, realtà che nel 2020 ha avviato un progetto sulla carne colturale.
Negli scorsi mesi l'Unione europea ha bacchettato l'Italia sulla legge che vieta la produzione e la coltivazione della carne coltivata. Un possibile settore di sviluppo che interessa da vicino anche il Trentino. La ricerca da norma non sarebbe bloccata ma le decisioni del governo hanno in realtà ripercussioni più profonde e che si ripercuote sulla raccolta di finanziamenti.
"La ricerca è ancora attiva e collaboriamo con Bruno Cell", prosegue Conti. "Non ci sono fondi statali in questo settore e c'è quindi la necessità di rivolgersi ai privati. E' certamente più difficile e complesso lavorare in questo modo ma riusciamo a intercettare le risorse per portare avanti questa iniziativa".
E' un po' una contraddizione italiana. Si punta sulla ricerca e sull'innovazione ma alle parole spesso non corrispondono finanziamenti sufficienti. Nonostante i timori, manifestati soprattutto da Coldiretti, difficilmente la carne di laboratorio andrà a sostituire in toto quella tradizionale. "Non ci sarebbe un'imposizione e la produzione è ancora bassissima e di nicchia, legata a pochi ristoranti", evidenzia Conti. "Poi il resto dipende dal mercato, questo prodotto è coerente per quel cliente che cerca qualcosa di più ecologico e orientato al benessere degli animali ma il percorso è ancora lungo".
Difficoltà che non sono solo italiane. "Negli Stati Uniti i governi più conservatori votano norme simili a quelle dell'Italia", dice Conti. "E' il caso di Florida e Alabama, ma anche Texas e Montana. Aree molto sensibili alle pressioni delle multinazionali della carne. Nonostante questo però si affacciano nuovi possibili sviluppi".
In Finlandia, per esempio, ecco il caffè in laboratorio. Una risposta a un settore che soffre in modo particolare gli effetti della crisi climatica in quanto la pianta è molto delicata e sensibile ai mutamenti ambientali. La produzione è un po' in crisi, come spiegato a il Dolomiti da realtà di riferimento per il settore quali Illy (Qui articolo) e Bontadi (Qui articolo).
"E' una coltivazione molto redditizia e tra le più a rischio a causa del cambiamento climatico. Questo sviluppo è interessante perché si possono prevedere diverse varietà e mantenere l'apparato nutrizionale e organolettico, oltre a risparmiare suolo e acqua. A Singapore è stata invece approvata la produzione di una mousse con la carne prodotta in laboratorio a base di quaglia. Un comparto particolarmente effervescente è invece quello che riguarda latte e latticini".
I professori del Cibio sono specializzati nella ricerca biomedica e oltre alla carne coltivata un altro possibile sviluppo "potrebbe essere quello del pet food. E' un mondo in evoluzione e non dobbiamo restare fermi, altrimenti poi è difficile colmare i gap di crescita. Le opportunità devono essere gestite e si deve guadare alla prospettiva di lungo periodo e non all'interesse particolare", conclude Conti.