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Il 43,8% degli altoatesini vorrebbe meno turismo: caro affitti, traffico e costi di beni e servizi sono gli effetti negativi del settore che incidono sulla qualità della vita

Spesso si crede che la percezione pubblica del turismo in Alto Adige sia polarizzata, tuttavia, come rivela uno studio condotto da Unibz, la popolazione ha un’opinione molto variegata del comparto: ecco i risultati

Di T.G. - 19 giugno 2023 - 13:55

BOLZANO. Qual è la percezione degli altoatesini rispetto al turismo e come incide sulla qualità della vita? È partendo da queste domande che il Centro di Competenza Turismo e Mobilità della Libera Università di Bolzano, in collaborazione con la Ripartizione Turismo, ha condotto uno studio sulla qualità della vita in Alto Adige con un focus sull’influenza esercitata dal turismo.

 

Contrariamente a quanto si potrebbe essere portati a credere la visione degli altoatesini sul turismo non è affatto divisa ma abbastanza variegata. Lo studio ha raccolto 2.096 questionari online tra aprile e luglio 2022. Il campione utilizzato, strutturato in base a una distribuzione statisticamente corretta dei generi, dei gruppi linguistici e della provenienza, può essere considerato rappresentativo dell'Alto Adige. Alcuni aspetti interessanti riferiti al campione sono: l'11,3% lavora nel turismo, il 12,3% è in pensione, il 25,1% ha una laurea e solo il 4,6% non possiede un'auto.

 

“Lo studio dimostra che, in merito al turismo, la popolazione altoatesina fa delle opportune distinzioni diversamente da quanto si pensi, ovvero che ci sia una visione solo pro o contro”, spiega Thomas Bausch, direttore del Centro di Competenza per il Turismo e la Mobilità della Libera Università di Bolzano.

 

Dallo studio emerge che una persona su tre percepisce l’influenza del turismo sui diversi ambiti della vita come “parzialmente positiva/parzialmente negativa”, un altro terzo valuta il turismo per l’Alto Adige come “piuttosto positivo”, il 18,9% vede l'influenza del turismo sulla vita in Alto Adige come “prevalentemente positiva” e il 13,1% degli intervistati come “piuttosto negativa”.

 

Una curiosità, in due delle aree territoriali più sviluppate dal punto di vista turistico è stata evidenziata una percezione contrapposta: mentre nelle aree ladine, soprattutto in Val Badia, gli intervistati hanno dichiarato di avvertire molto il turismo nella loro vita, ma di avere un atteggiamento costantemente positivo nei suoi confronti, queste affermazioni si sono rivelate spesso critiche a Merano e nelle immediate vicinanze.

 

 

“Vorremmo che questo studio – dichiara l'assessore provinciale Arnold Schuler – fornisse una base per approfondire alcuni dati. Non si può pensare che meno turismo sia la soluzione a tutti i problemi”. Lo studio mostra chiaramente che, secondo gli intervistati, il limite dello sviluppo turistico è vicino: solo il 7,4% dei partecipanti vorrebbe un’ulteriore crescita, mentre il 43,8% vorrebbe un turismo minore e il 43,3% vorrebbe un turismo uguale. “La regolamentazione del numero di posti letto che stiamo cercando di ottenere va esattamente in questa direzione. Laddove vengono già offerti molti posti letto per gli ospiti, non dovrebbe mancare del tutto la possibilità di ulteriori offerte, ma il quadro di riferimento sarà chiaro. Nei luoghi in cui il turismo è meno sviluppato, continueremo a fornire opportunità per ulteriori offerte. Tuttavia, anche in futuro il turismo altoatesino dovrà rimanere di piccole dimensioni e di alta qualità” specifica Schuler, indicando la direzione che la politica vuole intraprendere.

 

Sempre secondo lo studio il 60% degli altoatesini è “soddisfatto o completamente soddisfatto” della propria vita ed è ottimista verso il futuro. Ciò conferma un atteggiamento emerso da studi precedenti. Il turismo è presente nella vita della maggior parte degli altoatesini: solo il 17,7% degli intervistati dichiara di non sentirne “mai o raramente” l’impatto. Comune è la percezione positiva del turismo dal punto di vista economico, mentre si individuano effetti negativi negli ambiti della natura, dell’ambiente, della mobilità, dell’alloggio e del costo della vita.

 

Che il traffico sia aumentato, le abitazioni siano sempre più scarse e costose e la vita in Alto Adige costi sostanzialmente di più sono dati di fatto, dice Bausch. “Questo – prosegue il direttore – non è dovuto solo al turismo. Negli ultimi 20 anni il numero di pernottamenti è cresciuto di 9 milioni, arrivando a 34,3 milioni, ma anche la popolazione è aumentata di quasi 70.000 unità”. Va notato che, statisticamente, l’Alto Adige è uno dei territori europei con la più alta densità di veicoli. Guardando ai dati relativi al traffico della Val Pusteria si può notare che “oggi il traffico del mese di novembre equivale a quello registrato nelle giornate di metà estate di 15 anni fa”. Solo questo dato, osserva Bausch, dimostra l’ampio margine di manovra tra percezione e realtà.

 

La metà degli intervistati ha espresso un giudizio negativo, il 15% ha addirittura espresso una valutazione “pessima” relativamente al costo della vita locale. Voti negativi anche ai prezzi degli immobili e a quelli degli affitti con oltre la metà dei partecipanti allo studio che ha valutato negativamente la possibilità di acquistare o affittare un immobile. Per il 56% degli intervistati questo aspetto è correlato al turismo. A essere influenzati negativamente dal turismo, secondo oltre la metà degli intervistati, anche l’intensità del traffico e l'ambiente.

 

Buoni voti, invece, anche in riferimento all’influenza del turismo, vengono assegnati alle piste ciclabili, ai trasporti pubblici e all’offerta gastronomica. Per quanto riguarda la qualità della vita gli altoatesini assegnano, senza alcuna eccezione, voti positivi ai servizi locali e alle opportunità ricreative. “Sorprendentemente, però, in questi ambiti non vengono quasi mai messi in relazione l’offerta esistente o la qualità dell’offerta con il turismo – afferma Bausch – anche se in molti casi tale collegamento è evidente”.

 

“Questo studio dovrebbe spingere tutti a riflettere e agire. La politica può definire il quadro di riferimento per avviare miglioramenti e soluzioni alle problematiche presenti nei diversi settori della vita. Ma senza la collaborazione della popolazione locale – sottolinea Bausch – non sarà possibile rimediare ai deficit individuati”. Un esempio è quello dei trasporti: il turismo “può e deve” continuare a svolgere un ruolo importante, in modo che gli ospiti arrivino con i mezzi pubblici e si spostino sul territorio senza auto durante le loro vacanze. Ma per Bausch è altrettanto importante che la popolazione locale utilizzi maggiormente la bicicletta o i mezzi pubblici. “È troppo semplice fare del turismo l’unica causa degli ingorghi, visto che chi è bloccato nel traffico è sempre, in parte, responsabile dei relativi problemi” conclude il direttore dello studio.   

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