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Misure per diminuire l’uso di combustibili fossili? Eurac: "Continuando con quelle già in atto riduzione del 30% delle emissioni entro il 2030 ma non è sufficiente"

Lo studio è stato commissionato dalla Provincia di Bolzano a Eurac Research per raggiungere la neutralità climatica. Il team interdisciplinare del centro di ricerca ha analizzato i settori dei trasporti, degli edifici, dell’energia, dell’industria e dell’agricoltura: "Oltre il 50% delle emissioni di Co2 in Alto Adige prodotta dai trasporti"

Di F.C. - 09 agosto 2022 - 21:55

BOLZANO. Quali misure possono ridurre l’uso di combustibili fossili nei settori dei trasporti, degli edifici, dell’energia, dell’industria e dell’agricoltura? Su questo si basa lo studio commissionato nell'autunno del 2021 dalla Provincia di Bolzano a Eurac Research per raggiungere la neutralità climatica.

 

Lo studio quantifica per la prima volta ciò che si può ottenere continuando ad applicare le misure già in atto o implementando quelle di nuova adozione: "Una riduzione del 30% delle emissioni di Co2 da combustibili fossili entro il 2030 rispetto ai valori del 2010. Ne risulta che per raggiungere l’obiettivo fissato dalla comunità internazionale alla Cop26 di Glasgow, cioè una riduzione il almeno il 45% delle emissioni, non è sufficiente continuare sulla strada intrapresa ma sono necessarie misure aggiuntive". Ciò include l’uso di nuove tecnologie e il rafforzamento delle soluzioni tecnologiche esistenti, ma richiede anche un cambiamento fondamentale nei comportamenti della società in termini di consumi, alimentazione e mobilità.

 

Un team interdisciplinare del centro di ricerca bolzanino ha analizzato il settore dei trasporti, dell’edilizia, dell’energia e dell’agricoltura, illustrando prima di tutto il quadro legislativo e programmatico a livello internazionale, europeo, nazionale e sub-nazionale e mostrando anche il margine d’azione di cui l’Alto Adige dispone in materia di clima ed energia grazie allo status di provincia autonoma. Si chiariscono anche alcuni concetti di base, per esempio cosa si intenda per compensazione e quali serbatoi di assorbimento possano essere conteggiati nei bilanci climatici. Si passa poi all’analisi dei singoli settori, alla presentazione di possibili scenari e alla proposta di misure da mettere in atto per raggiungere la neutralità climatica.

 

"La maggiore fonte di emissioni di Co2 in Alto Adige è da ricondurre ai trasporti - riporta lo studio di Eurac - oltre il 50% delle emissioni da fonti energetiche fossili è prodotto da questo settore, in primo luogo dalle auto private". 

 

I risultati, presentati in un documento di 180 pagine, sono liberamente accessibili e forniscono dati e scenari dettagliati che possono servire come base di discussione per la politica climatica dell’Alto Adige. I calcoli e le analisi sono stati effettuati tra dicembre 2021 e aprile 2022 e a seguire è stato redatto il presente rapporto che fornisce una base di discussione per la futura strategia sul clima, indica i margini di azione dal punto di vista giuridico e analizza l'impatto di alcune possibili misure.

 

La ricerca dedica un intero capitolo su quante emissioni l’Alto Adige potrebbe risparmiare se nel 2030 ci fossero solo autobus pubblici senza emissioni, una delle misure raccomandate.

 

"Un altro elemento centrale è accelerare il passaggio alla mobilità elettrica, non solo attraverso incentivi finanziari: chi guida un veicolo elettrico dovrebbe avere anche altri vantaggi, come la possibilità di utilizzare le corsie degli autobus o una maggiore flessibilità nei parcheggi".

 

 

 

Sempre più rilevante il ruolo dell'elettricità, non solo nel settore dei trasporti, ma anche in quello del riscaldamento e a livello industriale, rispettivamente al secondo e al terzo posto della classifica dei settori che generano più emissioni in Alto Adige. Lo studio quantifica la crescente domanda di energia elettrica e calcola la necessaria espansione delle energie rinnovabili, nel territorio in questione soprattutto fotovoltaico, per coprirne il fabbisogno nei prossimi anni.

 

Nel capitolo dedicato all’agricoltura sono calcolate le emissioni dirette delle attività agricole in Alto Adige e delle relative attività svolte a monte e a valle. "Il metano e il protossido di azoto provenienti dagli allevamenti rappresentano la quota maggiore delle emissioni".

 

Lo studio mostra come "una conversione a medio termine a colture vegetali nei luoghi climaticamente favorevoli e un’estensivizzazione dell’allevamento in alta quota possano ridurle significativamente, così come diverse misure tecniche e l’espansione dell’agricoltura biologica". Da non sottovalutare il passaggio a materiali di imballaggio riciclabili e realizzati con basso consumo energetico nell’industria della frutta e del vino.

 

Con l’Accordo sul clima di Parigi del 2015 la comunità globale ha deciso di adottare tutte le misure per limitare il riscaldamento globale nettamente al di sotto dei 2 gradi e idealmente entro il limite di 1,5 gradi. Dall’inizio dell’età industriale la temperatura della Terra è aumentata di 1,1 gradi.

 

È ormai scientificamente provato (rapporto Ipcc 2022) che il superamento della soglia di 1,5 gradi porterà a un cambiamento climatico imponente, accelerato e irreversibile, con effetti catastrofici in tutte le parti del mondo. È inoltre dimostrato che l’obiettivo di 1,5 gradi può essere raggiunto solo attraverso una rapida e massiccia riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e che la neutralità climatica, cioè emissioni nette zero, deve essere raggiunta a livello mondiale e in tutti i settori al più tardi entro il 2050.

 

Con l’iniziativa "Klimaland Alto Adige" e il "Piano clima – Energia Alto Adige 2050", disponibile in bozza dall’estate 2021, la Provincia di Bolzano si è posta l’obiettivo di ridurre significativamente le emissioni di gas serra per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi.

 

Si dimostra che la transizione energetica può offrire opportunità anche per l’Alto Adige. "Il risanamento energetico del patrimonio edilizio altoatesino - riporta la ricerca - con interventi per una maggiore efficienza energetica e l’utilizzo di energie rinnovabili, non solo può ridurre in modo massiccio le emissioni, ma significa anche un ritorno per l’economia e l’occupazione locale. L’elettricità rinnovabile autoprodotta riduce i costi dell’elettricità e la dipendenza da mercati altamente volatili, aumentando così la resilienza".

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