Con il metal detector ritrova i resti del bombardiere tedesco precipitato nel 1943 (FOTO): “Gli anziani del posto mi hanno indicato il punto dello schianto”
Una ricerca partita dal racconto di un anziano avvocato che da bambino aveva assistito allo schianto di un bombardiere, poi i reperti disseppelliti grazie al metal detector e la storia che riemerge dalla terra: “Abbiamo scoperto che si trattava di un bombardiere tedesco”
VERONA. Una bagliore che illumina il cielo notturno e il rombo dei potenti motori di un aereo che sorvola le case sfiorando il campanile della chiesa, poi lo scoppio e le fiamme. È questa la scena impressa nella memoria di alcuni abitanti di Cancello, piccola frazione sulle colline a nord di Verona. Anziani di oggi, bambini e ragazzi in quell’autunno del 1943 con l’Italia post-armistizio divisa in due: a sud gli Alleati a nord i nazifascisti, la Repubblica di Salò e le prime bande partigiane che si stanno formando.
A precipitare, tra ottobre e novembre del 1943, fu un bombardiere ma il ricordo di quest’evento venne tramandato solo oralmente e nel tempo rischiava di perdersi tanto che nessuno sapeva con esattezza se l’areo caduto fosse tedesco o statunitense. A dirimere la questione e a trovare la conferma dell’incidente aereo ci ha pensato Christian Albrigi, appassionato di storia e membro delle associazioni “Montorioveronese.it” e “4 novembre”.
“Sono circa 6 mesi che sono sulle tracce dell’aereo – racconta Albrigi – è un fatto in cui mi sono imbattuto mentre lavoravo a un altro progetto che riguarda una violenta rappresaglia avvenuta in queste zone durante la ritirata tedesca nella Seconda guerra mondiale”. Albrigi infatti, assieme a Gabriele Alloro e Roberto Rubele ha scritto un libro “26 aprile 1945. Una lunga scia di sangue tra Montorio, Ferrazze e San Martino Buon Albergo”. È proprio durante la stesura di quest’opera che l’appassionato di storia viene a conoscenza del misterioso aereo precipitato. “Il primo a parlarmene è stato l’avvocato Guariente Guarienti che da piccolo viveva in queste zone ed aveva assistito alla scena”.
È così che a distanza di qualche anno Albrigi inizia a cercare altri testimoni. “Sono entrato in contatto con l’associazione Aerei perduti Polesine ma nemmeno a loro risultavano velivoli abbattuti in quest’area nell’autunno del 1943”. Grazie ai testimoni però è stato possibile rintracciare il punto esatto dove era avvenuto lo schianto e, una volta ottenuto il permesso dal proprietario del terreno, Albrigi ha iniziato a sondare la campagna con il suo metal detector. “Anche l’attuale proprietario ricordava i racconti di famiglia che parlavano dell’aereo, anzi il padre e lo zio trascinarono i motori del velivolo nel cortine di casa”.
Come raccontato i testimoni il bombardiere dopo lo schianto prese fuoco e bruciò per una giornata intera. Successivamente gli abitanti del posto iniziarono a recuperarne i pezzi. Grazie al metal detector Albrigi ha disseppellito diversi rottami dell’aereo. “All’inizio ho trovato vari pezzi d’alluminio, parti della pompa dell’olio, targhette con iscrizioni che facevano riferimento a produttori tedeschi e proiettili marchiati 1942”. A questo punto è stato coinvolto anche Freddy Furlan, esperto di velivoli della Seconda guerra mondiale, che osservando i primi reperti ha stabilito che l’aereo precipitato doveva essere un bombardiere Junker.
“La conferma è arrivata quando ho recuperato una targhetta – sottolinea Albrigi – era piegata in 4 e una volta ricomposta ho potuto leggere Ju 88 A4. Si tratta di un bombardiere bimotore di notevoli dimensioni con un equipaggio di 4 persone. Secondo quanto sono riuscito a ricostruire l’aereo si era schiantato su un terreno roccioso, rompendosi in due tronconi per poi scivolare in un canalone. Per quanto riguarda l’equipaggio, visto che non vennero trovati dei corpi, pare che tutti si siano lanciati con il paracadute e che il pilota abbia tentato fino all’ultimo un atterraggio d’emergenza. Il velivolo, adatto al volo notturno, doveva aver già scaricato le bombe e forse stava rientrando da una missione o era impegnato in un volo di addestramento”.
Purtroppo senza il numero di matricola dell’aereo non è possibile conoscere né i nomi dell’equipaggio né la missione che era stata assegnata al velivolo, ciononostante grazie alla tenacia di Albrigi è stato possibile ricostruire un pezzo di storia. “Forse non sapremo mai perché i bombardiere è precipitato e le sorti dell’equipaggio – conclude il ricercatore – ma resta un fatto singolare che vale la pena raccontare”.