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"Allenare" l'udito con la realtà virtuale per localizzare i suoni, la ricerca di Valzolgher per le persone sorde: "Mancano ancora dei protocolli per il 'training' in ambito clinico"

Valzolgher è la vincitrice del ''Premio Trentino per la Ricerca'' per l'ambito "Scienze umane e sociali". L'intervista: "Ho testato la possibilità di misurare tali abilità attraverso un sistema basato sulla realtà virtuale, conducendo esperimenti su persone udenti con un tappo che su persone sorde provviste di impianto cocleare"

Di Francesca Cristoforetti - 26 dicembre 2022 - 12:33

TRENTO. Riuscire a localizzare i suoni nello spazio per migliorare le capacità delle persone con disturbi all'udito. E' questo il focus della ricerca di Chiara Valzolgher, vincitrice del ''Premio Trentino per la Ricerca'' per l'ambito "Scienze umane e sociali". Lo studio è stato condotto nell'ambito del suo dottorato al Cimec dell'Università di Trento e di Université Claude Bernard di Lione.

 

"La mia ricerca tratta il tema dello spazio acustico e approfondisce il ruolo che hanno gli indizi multisensoriali - spiega intervistata da il Dolomiti -, l’ascolto attivo e l’azione diretta verso i suoni nell’identificazione della posizione delle fonti sonore. Ho testato la possibilità di misurare tali abilità attraverso un sistema basato sulla realtà virtuale e ho indagato il contributo dell’interazione con il suono all’interno di un paradigma di allenamento volto a migliorare questa abilità, sia nelle persone udenti con ascolto alterato, sia nelle persone sorde con impianto cocleare".

 

In pratica Valzolgher ha "misurato" attraverso una serie di esperimenti la capacità di localizzare i suoni nelle persone udenti (che ascoltavano in modo alterato a causa di un tappo inserito in una delle due orecchie) e nelle persone sorde con impianto cocleare bilaterale e unilaterale: "Questa ricerca - dichiara Valzolgher - potrebbe trovare un'applicazione in ambito clinico per permettere di migliorare le condizioni di vita delle persone con problemi di udito. Ancora mancano infatti dei protocolli per allenare la capacità di localizzazione dei suoni".

 

I risultati hanno dimostrato l’efficacia di questo nuovo approccio di misurazione e allenamento. "In particolare - prosegue la ricercatrice -, è emerso che il paradigma di training multisensoriale motorio testato era di maggior efficacia rispetto a un addestramento di controllo e che gli effetti dell’addestramento generalizzavano a un diverso compito spaziale uditivo".

 

Questo migliorerebbe anche le condizioni di sicurezza delle persone con problemi di udito, anche in semplici azioni quotidiane, dall'attraversare la strada a riuscire a capire in modo più preciso la fonte da cui proviene quel determinato suono, spiega la ricercatrice. "Ho documentato che tale approccio multisensoriale motorio era efficace e mostrava effetti di generalizzazione anche nelle persone sorde con impianto cocleare". Questo significa che dopo l'allenamento, e attraverso dei feedback dati a queste persone, il margine di errore è diminuito.

 

Se per i training a livello sperimentale sono stati usati i cosiddetti "rumori bianchi" con tutte le frequenze, ma "più avanti si vorrebbe puntare ai suoni 'più comuni', come il clacson di una macchina, le parole, eccetera". Risultati importanti che hanno contribuito a "estendere gli attuali modelli -conclude che descrivono i processi sottostanti all’apprendimento dello spazio acustico e aprono la strada a ulteriori paradigmi di addestramento applicabili anche nei contesti clinici".

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