Ritorno della naia, l'Ana è favorevole: ''Colmiamo il vuoto educativo''. Ma una proposta nuova per i giovani?
Quando venne soppresso il servizio militare tutti accolsero la cosa positivamente. Si era eliminato un istituto vecchio al centro di tante polemiche (da quelle legate all'uso di sostanze, ai suicidi, alle morti sospette). Oggi i giovani vengono vissuti come un problema quando semmai il problema è che non ci sono i giovani

TRENTO. Anche l'Ana, l'associazione nazionale alpini, scende in campo, per chiedere il ripristino della leva obbligatoria. Dopo le dichiarazioni del ministro dell'Interno Salvini arrivano quelle degli Alpini che non hanno dubbi: ''Oggi a 13 anni dalla sua sospensione, si avverte la necessità di colmare un vuoto educativo che sta toccando in maniera trasversale tutti gli ambiti della società, dalla scuola alla famiglia, dalla Chiesa alla politica". E allora ben venga il servizio di leva obbligatorio che, a detta degli alpini avrebbe degli effetti formativi.
In realtà quando venne abolita (era il 2005) fu salutata come una cosa epocale. Una vera liberazione ed erano tutti d'accordo. I giovani italiani erano già tra quelli che, in Europa, si affacciavano più tardi al mondo del lavoro e l'anno perso tra corsette nei boschi, atti di nonnismo e sergenti strilloni sembrava solo un modo per ritardare ancora di più il loro ingresso nel mondo reale. Per non parlare dei suicidi, le vessazioni, le morti misteriose (qualcuno ricorderà quella del paracadutista della ''Folgore'' Emanuele Scieri che tanto smosse l'opinione pubblica a fine anni '90) e del fatto che la naia già non la faceva più nessuno. Nella relazione di accompagnamento alla legge che dal '99 avrebbe progressivamente portato allo smantellamento del servizio di leva si scriveva così "Tra l'altro non è possibile sottacere che il rilevante calo demografico in atto in Italia unito all'incremento del fenomeno dell'obiezione di coscienza rende sempre più difficile raggiungere contingenti di leva idonei a soddisfare le esigenze qualitative e quantitative delle forze armate".
Come scordare, poi, il problema dell'eroina: a metà anni '80 era diventata un questione sociale e il servizio di leva era uno dei luoghi di più alta diffusione. Proprio in Trentino, a Folgaria, nell''85 si era tenuto un convegno con medici militari dove si era spiegato che erano "circa quattromila i militari che si drogano e 1500 i giovani riformati annualmente perché tossicodipendenti. Dal 1978 all'83 - scriveva Repubblica - c'è stato un forte aumento, da 104 a 1583 unità. Lo ha detto il generale militare Nord Est, intervenendo al convegno medico di Sanità-neve". Per non parlare della piaga dell'alcol. Oggi però tutto sembra dimenticato. Oggi il tema torna di attualità tra quelli che rimpiangono i ''bei tempi andati'' (quali non si sa visto che questo Paese ha sempre vissuto in un presente instabile e tutt'al più gonfiato da debiti pubblici fatti schizzare alle stelle monete in svendita, bombe nere e omicidi rossi, raccomandazioni e politici arruffoni) e quelli che pensano che ''i giovani hanno bisogno di una lezione''.
La lezione, purtroppo o per fortuna, i giovani ormai se la cercano all'estero, con lo studio e il lavoro. E messaggi come quello lanciato da questo Governo non possono che spingerli sempre più lontano. Evidentemente c'è ben poco da imparare da quelli che hanno fatto la naia che, memoria breve, ripropongono un modello vecchio per (non) affrontare i problemi d'oggi. E il problema non sono certamente i giovani. Semmai il vero problema è che i giovani non ci sono più e che questo è un Paese sull'orlo della pensione senza i soldi per pagarle queste pensioni. Se si pensa che in Italia ci sono 16 milioni di pensionati contro 12 milioni di under 20 il tracollo è presto descritto.
E invece si pensa ai poveracci che arrivano in Italia scappando dalla fame e a quei quattro giovani che ancora non se ne sono andati senza pensare, invece, a strategie per creare posti di lavoro, a come impiegare le nuove leve invece che parcheggiarli in servizi di leva. Si stanzino risorse per le Università, si cambi l'attuale assetto scolastico, si migliorino le infrastrutture per facilitare gli spostamenti anche con l'estero, si pensi a favorire la nascita di nuove imprese con uno sguardo rivolto al futuro e si aiutino i giovani a crearsi un briciolo di stabilità per fare figli migliori dei loro padri. Riproponendo sempre la stessa ricetta al massimo si va in pareggio e tornando indietro addirittura si rischia la sconfitta. Andiamo avanti. Facciamolo per chi viene dopo.