"La casa è il territorio e la pista da bob è come se svaligiassero un'abitazione. E' già successo per i mondiali a Cortina". La politica ecologica dal Vajont allo sci
Oggi nuovo appuntamento con "Un'ora per acclimatarsi": "Agricoltura ed eventi estremi: come adattarsi" con Lavinia Laiti (Appa), Matteo Bortolini (Sant’Orsola), Loris Bonato (Itas) e Alessia Felicetti (Felicetti)
TRENTO. Vajont, industria dello sci e pista da bob. La crisi climatica spinge l’economia e l’ambiente a un “punto di scontro”, anche ideologico. Un dialogo tra attivismo, ecologia politica e psicologia sul palco di "Un'ora per acclimatarsi" nella cornice del Trento Film Festival.
Ospiti della rassegna targata L'AltraMontagna organizzata con Il Dolomiti, Ci sarà un bel clima, Alto Rilievo-voci di montagna e Protect our winters sono stati Francesca Talamini, Alice Dal Gobbo, Anna Castiglione e Fabio Deotto. Un appuntamento "Ecologia politica e/in montagna" moderato da Michele Argenta con Pietro Lacasella, Sofia Farina e Marta Manzoni.
Da cosa è frenata la transizione ecologica? Come comunicare, anche attraverso gli eventi storici, una rivoluzione di tale portata? Un dialogo tra attivisti climatici, chi vive la montagna e chi, con le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, ha visto cambiare irrimediabilmente il proprio territorio.
"I problemi si possono misurare - commenta Dal Gobbo - ci sono dati sui quali basarsi e ci sono disuguaglianze che attraversano la crisi ecologica e le relazioni socio-ecologiche. Si parla di giustizia climatica, giustizia ambientale e giustizia sociale all'interno di un paradigma complesso che viene politicizzato".
Una serata iniziata con la citazione dal libro "La tragedia del Vajont, ecologia politica di un disastro" dello storico dell'ambiente Marco Armiero. "Sarebbe facile raccontare la storia del Vajont come uno scontro tra le comunità dei montanari e la corporation, ma in realtà quelle comunità non erano affatto unità coerenti e omogenee. Se alcuni si ribellarono, non vuol dire che lo fecero tutti. E anche per chi si ribellava le motivazioni potevano essere profondamente diverse. Per non parlare dei tanti, probabilmente la maggioranza, che videro nella diga un'occasione di progresso o, più semplicemente, di lavoro salariato”.
Le dinamiche del Vajont ci sono ancora oggi nelle comunità locali. Una dinamica particolarmente evidente nell’economia dello sci di massa dove l’aumento delle temperature si scontra con la resistenza politica. C'è una polarizzazione su chi nega il cambiamento climatico e chi chiede azioni politiche urgenti.
La comunità scientifica ci avvisa degli effetti della crisi climatica sull’industria trainante montana, la politica nazionale e locale sembra ignorare questo avvertimento. Si crea una sorta di conflitto tra scienza, politica e territori.
"La comunicazione climatica è difficile - dice Castiglione - si tende a parlare di un fenomeno generico che accade e che porta degli impatti: non c'è un collegamento tra evento estremo e la crisi climatica, derivanti dai comportamenti umani. E' sempre più importante affrontare la causa per attivare i cittadini. La tempesta Vaia, per esempio, è legata all'innalzamento della temperatura".
Un altro caso emblema è quello della pista da bob di Cortina (di cui L'AltraMontagna ha di recente pubblicato un dettagliato approfondimento - per chi fosse interessato a leggerlo: QUI).
"La casa per gli abitanti della montagna è tutto il territorio", le parole di Talamini. "E' come tornare alla propria abitazione e scoprire che è stata svaligiata dai ladri. E' un po' quello che avviene con la pista da bob. Ma la stessa dinamica c'è stata per i Mondiali di Cortina. Sbancamenti e un paesaggio stravolto per una pista da sci, utilizzata due settimane e che non può essere riproposta alle Olimpiadi perché non è omologata".
Un viaggio nei luoghi da cartolina che più sono insidiati dalle conseguenze della crisi climatica, questo il libro "L'altro mondo" di Deotto. "Abbiamo sviluppato un bias di normalità: questo ci induce a sottostimare le conseguenze di un evento catastrofico. Abbiamo bisogno di controllo e quello che non riusciamo a manipolare ci sfugge. Per esempio abbiamo fatto in fretta a dimenticare il Covid. La crisi climatica viene strumentalizzata in senso negativo ma potrebbe essere un'opportunità per vivere meglio".
Oggi (giovedì 2 maggio), sempre dalle 19 alle 20 nuovo appuntamento con "Un'ora per acclimatarsi": "Agricoltura ed eventi estremi: come adattarsi" con Lavinia Laiti (Appa), Matteo Bortolini (Sant’Orsola), Loris Bonato (Itas) e Alessia Felicetti (Felicetti). Gli agricoltori sono i fanti della lotta alla crisi climatica, come si è visto nelle recenti proteste in tutta Europa. Connettere la scienza all'esperienza di chi lavora sul territorio, e trovare nuove strategie di adattamento all’innalzamento delle temperature, è quanto mai essenziale per affrontare un clima nuovo, senza lasciare indietro nessuno.