Basta motoslitta al rifugio Dibona. Il gestore: "Così la gente è tornata ad apprezzare il silenzio del bosco. A volte per andare avanti bisogna fare un passo indietro"
"Nel tempo è cambiato tutto, a partire dal tipo di clientela. La motoslitta la richiedeva perlopiù chi, con tacchi e champagne alla mano, voleva venire qui solo per fare un giro prima della discoteca: cosa che, ovviamente, non è da condannare ma che non rispecchiava più quell'atmosfera che volevamo potesse vivere all'interno della nostra struttura"
CORTINA D'AMPEZZO. La montagna sta cambiando e così alcuni dei suoi punti d'approdo: fra chi sceglie di offrire servizi sempre più all'avanguardia, tuttavia, c'è anche chi punta a "recuperare quello spirito autentico che abitava un tempo i rifugi. Nel 2021 abbiamo deciso di dire 'basta' alla motoslitta - anticipa Nicola Recafina a Il Dolomiti, gestore del rifugio Dibona di Cortina d'Ampezzo -. Per quanto possa sembrare assurdo, a volte per fare un passo avanti è necessario farne uno indietro".
Costruito "negli anni '50 su di un terreno di proprietà delle Regole d'Ampezzo, il rifugio Angelo Dibona, che sorge a quota 2.083 metri nel Valon della Tofana, era stato realizzato da mio nonno Mario, che fra gli anni '60 e '70 aveva deciso di far arrivare un gatto delle nevi dalla Svezia, iniziando ad offrire un servizio di trasporto invernale". Così, ha continuato a fare la famiglia Recafina per generazioni, con papà Riccardo in cucina accanto al figlio Nicola in sala, fino all'avvento del Covid, "periodo in cui ho iniziato a pormi delle serie domande", rivela il rifugista.
"Nel tempo, infatti, è cambiato tutto, a partire dal tipo di clientela. Le persone che richiedevano il servizio motoslitta negli anni era perlopiù chi, con tacchi e champagne alla mano, voleva venire qui solo per fare un giro prima della discoteca: cosa che, ovviamente, non è da condannare ma che non rispecchiava più quell'ambiente e atmosfera che volevamo potesse vivere quantomeno all'interno della nostra struttura d'alta quota".
Dopo aver meditato sulla possibilità "di chiudere in inverno, ci siamo detti che la scelta migliore fosse quella di abbandonare per sempre la motoslitta, sebbene consapevoli di perdere una buona fetta di clienti ma allo stesso tempo di risparmiare, visti gli elevati costi di gestione del mezzo, e di fare del bene anche all'ambiente", ricorda Nicola.
Molti sono stati infatti i 'visitatori' che, a partire dal 2021, hanno rinunciato a raggiungere il Dibona: "Da allora, però, a venirci a trovare sono solo quelli che amano davvero camminare nel silenzio del bosco e concludere la propria escursione con del buon cibo, servito in quella che io definisco la nostra 'trattoria' di montagna, un luogo semplice dove oggi approdano persone che non pretendono nulla di più di quanto un rifugio d'un tempo poteva offrire - sottolinea Recafina -. Settimanalmente ci vengono a trovare almeno 10 o 20 persone che lavorano in zona per 'stare in un posto tranquillo e lontano dal caos'".
È stata questa la scelta "vincente" dei gestori del rifugio Angelo Dibona di Cortina d'Ampezzo: "Rinunciare a un qualcosa di 'moderno' in favore d'un'esperienza in montagna vissuta davvero, fra alpinisti che tornano da anni e altri invece che, consapevoli che non vi sia altro modo di raggiungerci se non camminando, si mettono in gioco, venendo anche per cena (passeggiando al buio ndr), e ci fanno i complimenti - conclude il gestore del rifugio -. All'inizio ero un po' dispiaciuto ma è anche vero che non riuscivo più a dare un senso al lavoro 'invernale', divenuto non più piacevole".
"Oggi, finalmente, ci siamo riappropriati del nostro 'stile': siamo tornati ad essere un luogo d'alta quota dove si arriva in circa 1 ora e mezza a piedi, si mangia bene, si chiacchiera e si gode appieno dell'esperienza montana (e non più mondana ndr)".