Sacchetti, mozziconi e bottiglie di vetro: questi, i souvenir lasciati in montagna dai turisti. L'appello del Nuvolau che chiede "rispetto e buonsenso"
Sacchetti, mozziconi di sigaretta e perfino bottiglie di vetro: questi, i souvenir lasciati in montagna da molti escursionisti e recuperati spesso da rifugisti ormai stanchi. Basterebbe infatti un po' di buonsenso, facendo del proprio zaino anche un cestino, per fare sì che le montagne non vengano più inquinate
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CORTINA D’AMPEZZO. A 2575 metri di altitudine lo smaltimento dei rifiuti diventa mestiere assai difficile e non resta che unire le proprie forze (quelle non soltanto dei rifugisti ma anche degli escursionisti) per permettere alla montagna di mantenere il decoro che merita. Questa, la realtà di molti rifugi in quota come il Nuvolau, che le Dolomiti ampezzane le osserva dall’alto dei suoi 2500 (e più) metri di quota. Un’altitudine che non permette tuttavia di trasportare agevolmente i rifiuti e che costringe quindi a una certosina organizzazione.
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“Il camion della spazzatura non passa qui – esordisce non a caso Emma Menardi, che dallo scorso anno, insieme al compagno e alla sua famiglia, gestisce il rifugio Nuvolau di Cortina d’Ampezzo – utilizziamo la teleferica non soltanto per far arrivare i prodotti che ci servono ma anche per portare indietro tutto ciò che va infine smaltito - spiega - disimballiamo il cibo a valle, in modo tale da risparmiare un bel po' di lavoro (relativo al trasporto della spazzatura) in un secondo momento. Questo comunque non significa che il nostro rifugio non produca di per sé nessun tipo di rifiuto - dichiara Menardi - ogni giorno impieghiamo 1 ora e mezza del nostro tempo per raccattare tutta la spazzatura: un'ora, soltanto per ripulire la terrazza dei tovaglioli, fazzoletti e oggetti abbandonati dai turisti o volati in giro a causa del vento".
"Questo per dire che se dovessimo gestire, oltre ai nostri, anche i singoli rifiuti degli escursionisti non finiremmo più - continua - la maggior parte di loro non arriva con il panino già pronto ma con la scatoletta di tonno, due o tre buste di affettati e la confezione di formaggio, per non parlare delle bottiglie", spiega la rifugista, raccontando che molti camminatori approdano al Nuvolau chiedendo ai gestori non soltanto di poter gettare sacchetti e bottigliette vuote ma anche di poter smaltire "cacche dei cani e mozziconi di sigarette: ritrovarmi ogni giorno a trasportare feci e mozziconi non è proprio il più piacevole dei mestieri e è per questo che chiediamo sempre a ognuno (ma spesso invano) di fare la propria parte".
Un lavoro che Emma, Juan e la sua famiglia potrebbero risparmiarsi se solo i turisti riportassero a valle i propri rifiuti: "Così come si sono portati la scatoletta di tonno piena, possono anche tornare indietro con la confezione vuota - commenta Menardi - è una situazione che va avanti da talmente tanto tempo che abbiamo deciso di creare un post su Instagram (FOTO IN COPERTINA) sperando che aiuti noi ma anche gli altri rifugisti a sensibilizzare il più possibile su questi temi", aggiunge, descrivendo l'immagine da loro creata in cui si invita a fare del proprio "zaino anche il tuo cestino".
"È anche questione di buonsenso - aggiunge ancora - spesso ci ritroviamo nei bidoni dei bagni i rifiuti che avevamo gentilmente chiesto ai clienti di portare via nel proprio zaino. Altre volte, invece, li vediamo abbandonati lungo il sentiero che conduce al Nuvolau: l'altro giorno ad esempio abbiamo trovato, oltre a delle mascherine, anche dei cocci di bottiglie di vetro", dichiara.
Una situazione che con la "vera montagna e il rispetto" poco ha a che vedere e che si spera (in un futuro più che mai vicino) possa cambiare.