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Assalto e code sulle montagne: ''Sì ai numeri chiusi e serve un cambio culturale: in quota come al museo per salvaguardare l'ambiente per le prossime generazioni''

Il Ceo di Plus Communication, Roberto Locatelli: "Se l'esperienza diventa deludente, c'è una perdita di valore ma soprattutto si mette a rischio la salvaguardia di un luogo. E' evidente che è più facile pensare a 'limitazioni' e 'numeri chiusi' negli spazi interni ma è urgente un cambiamento culturale e trattare l'ambiente come un vero e proprio museo"

Di Luca Andreazza - 30 aprile 2022 - 06:01

TRENTO. "Per entrare agli Uffizi si prenota senza problemi, così come per vedere la Gioconda a 5 metri di distanza si fa la coda: questa dinamica deve interessare anche la montagna". A dirlo Roberto LocatelliCeo di Plus Communcation, azienda di Trento specializzata nella comunicazione, esperto del settore e un guru per quanto riguarda il marketing e l'elaborazione di marchi e strategie, soprattutto in ambito turistico. "E' un lavoro generazionale e dobbiamo prendere coscienza che si deve giocare d'anticipo per salvaguardare e preservare l'ambiente: complicato ritornare indietro quando il danno è ormai presente".

 

La questione è quale tipo di sviluppo territoriale si vuole per il territorio? Soprattutto in determinati periodi dell'anno le montagne vengono prese d'assalto: lunghe code e un fiume di escursionisti che frequentano le località in quota. Un acutizzarsi del fenomeno di overtourism, una sorta di eccesso di frequentatori che poi manda in crisi il sistema: rifugi in difficoltà, soccorsi attivati per imprudenza o impreparazione all'ambiente montano, sofferenza per il contesto naturale. Un impatto che diventa difficile da gestire e che pregiudica la qualità dell'esperienza.

 

"Il tema - prosegue Locatelli - è quello di far capire che non è concetto di esclusione quanto far comprendere che è una necessità: un ragionamento per cui bisogna rinunciare a qualcosa per sviluppare le comunità e il territorio. Se l'esperienza diventa deludente, c'è una perdita di valore ma soprattutto si mette a rischio la salvaguardia di un luogo che abbiamo solo in prestito e che abbiamo il dovere di preservare per le prossime generazioni. E' evidente che è più facile pensare a 'limitazioni' e 'numeri chiusi' negli spazi interni ma è urgente un cambiamento culturale e trattare l'ambiente come un vero e proprio museo".

 

In Trentino (fonte dati Ispat - comparto alberghiero e extralberghiero, escluso seconde case e alloggi privati) si è passati da 806.066 arrivi 6.130.825 presenze nel 1986 a 1.242.549 arrivi e 7.309.926 presenze nel 2000, poi 1.520.114 arrivi e 7.906.029 presenze nel 2010, per finire a 2.254.547 arrivi e 9.741.006 presenze nel 2019, una crescita abbastanza costante fino all'ultima estate prima di Covid e il conseguente calo (Qui articolo) con segnali di ripresa dal 2021 (Qui articolo). Insomma, c'è stato un trend a segno più: un risultato atteso e certamente importante che, però, ha evidenziato una sorta di impreparazione nel gestire flussi turistici di portata eccessiva. 

 

"La montagna vive un nuovo periodo di grande interesse - dice il Ceo di Plus Communication - non è stata per molto tempo considerata e ora in questa epoca è ritornata di moda. Un atteggiamento del turista che non è dettato solo da Covid e dal senso di sicurezza nel trascorrere le vacanze o un momento di relax open air. Non è una consuetudine pensare alla gestione degli spazi aperti ma ormai è una necessità prendere coscienza nei confronti di un atteggiamento di questo tipo".

 

Non si escludono divieti e restrizioni per le aree montane. A Braies si ritorna a gestire la mobilità dopo un week end di Pasqua caratterizzato dagli incidenti:14 persone, compreso un bambino di 4 mesi, in appena due giorni sono finite in acqua per un pugno di selfie e perché i turisti si sono avventurati sul ghiaccio in evidente disgelo. La superficie ha avuto un cedimento e la macchina dei soccorsi è dovuta intervenire con una complessa e rischiosa operazione di salvataggio (Qui articolo).

 

Nel 2018, tra giugno e settembre, hanno visitato il lago di Braies 1.215.540 persone, con una media di 12.694 persone in agosto e una giornata picco di 17.874 il 16 agosto. Può essere sostenibile? E tanto si è lavorato anche in Trentino per cambiare la visione della montagna, per passare da un'idea di località forse più adatta agli anziani in fuga dalla canicola a zone di divertimento a portata di tutti. 

 

"La tendenza - evidenzia Locatelli - è quella di riservare il difetto agli altri: ci si lamenta se una visita a Venezia è impossibile per l'eccessivo flusso di turisti oppure se una spiaggia è troppo frequentata ma serve un cambiamento culturale anche sulla montagna, che in questo momento non sfugge a questa dinamica del turismo 'mordi e fuggi', un numero di visitatori che rischia di mandare in crisi la sostenibilità dei luoghi".

 

Un modello di turismo "mordi e fuggi" che impone riflessioni sull'organizzazione del comparto; un flusso che rischia di generare nei fatti guadagni limitati, mette sotto pressione i servizi e acuisce i problemi di sicurezza. Un'idea di sviluppo che deve tenere conto anche della forza della promozione e sulla comunicazione di quei luoghi che possono diventare un simbolo a uso e consumo dei social. Campagne marketinginfluencer e serie televisive giocano un ruolo sempre più importante sulla conoscibilità e sulla reputazione di una località.

 

"La promozione può portare benefici ma le dinamiche sono molto delicate perché la sovra-esposizione può portare a risultati contrari rispetto a quelli desiderati", aveva spiegato a Il Dolomiti Maurizio Rossiniamministratore delegato di Trentino Marketing. "Non proponiamo campagne specifiche, per esempio, sul Lagorai oppure sul lago di Tovel: paesaggi incantevoli che però rischiano di andare in difficoltà tanto sul profilo ambientale quanto sull'esperienza del turista in caso di un flusso eccessivo di persone" (Qui articolo).

 

E si pensa di estendere il modello dei "numeri chiusi" ai sentieri e alle escursioni più gettonate, un modo anche per riequilibrare i flussi. Ma il blocco del traffico non era andato tanto bene sul passo Sella. "Un eccesso di turismo compromette l'esperienza. Le regole possono essere modificate e ridefinite, mentre è più complicato intervenire quando la dinamica è già partita, difficilissimo poi rimediare a un danno già fatto dal punto di vista ambientale. E' un cambiamento epocale e serve l'intervento di tutti. Non si può pretendere che le soluzioni arrivino solo dalla politica oppure dalle destinazioni e dalle Aziende per il turismo: serve una visione complessiva di un modello culturale diverso. Un approccio che deve essere di sistema dell'arco alpino: la condivisione è naturalmente importante, ma è fondamentale la chiarezza degli obiettivi e bisogna decidere, altrimenti le scelte vengono prese da altri", conclude Locatelli.

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