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Mercoledì sciopero dei metalmeccanici "Vogliamo più sicurezza sul posto di lavoro"

In Trentino nel 2015 ci sono stati 13 incidenti mortali. "Il diritto alla vita di un lavoratore è un bene assoluto"

Pubblicato il - 19 settembre 2016 - 15:30

Le tute blu trentine, mercoledì 21 settembre, si fermeranno per un'ora alla fine del turno per protestare contro l'insicurezza sui posti di lavoro. Il sciopero è stato indetto a livello nazionale da Fiom, Fim e Uilm dopo gli incidenti drammatici che sono costati la vita a lavoratori di Piacenza, Taranto e Roma.

 

Ad oggi in Trentino ci sono 9 mila lavoratori metalmeccanici del comparto industriale e circa 4 mila delle aziende artigianali metalmeccaniche.

 

“Lo sciopero di mercoledì – ha spiegato Manuela Terragnolo segretaria generale della Fiom Cgil del Trentino – è stato indetto dopo il susseguirsi di morti registrato in questi giorni che ha creato un picco impressionante. Anche oggi in Trentino, purtroppo, abbiamo avuto notizia di un ulteriore caso di morte sul lavoro”.

 

Una situazione grave, ha spiegato Terragnolo, che riguarda trasversalmente tutto il mondo lavorativo. “Con la crisi – spiega – è inutile nasconderselo ma le condizioni di lavoro sono peggiorate e i lavoratori spesso accettano qualsiasi cosa pur di lavorare. Ci troviamo di fronte a meno ore lavorate ma percentualmente più infortuni gravi. Serve subito maggiore cultura della sicurezza”.

 

Nella nostra provincia, nel 2015 sono stati registrati 13 incidenti mortali denunciati all'Inail e riguardanti tutti i comparti su un totale di 8866 infortuni sempre denunciati alI'istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro.

 

“Perdere la vita lavorando è un fatto inaccettabile – hanno affermato assieme le tre sigle sindacali - che in Italia e anche in Trentino continua, purtroppo, ad accadere”. Per i sindacati “gli incidenti mortali non sono mai la conseguenza della fatalità ma sempre della mancanza di rispetto per le procedure e le regole di sicurezza e, in generale, della inadeguatezza dei sistemi di prevenzione tali da assicurare effettive garanzie per i lavoratori. I subappalti e la precarietà lavorativa peggiorano le condizioni di lavoro e aumentano le pressioni sui singoli lavoratori”.

 

Viene puntato il dito verso il contratto nazionale che “deve affrontare queste tematiche per porre argine a questa situazione perché si rendono più forti i lavoratori nella difesa dei propri diritti e di una condivisa e diffusa cultura della sicurezza”.

 

A livello nazionale le cifre rese pubbliche oggi dai sindacati fanno rabbrividire. “Dall'inizio dell'anno 500 lavoratori sono morti mentre lavoravano” hanno spiegato Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. “È un dato inaccettabile – concludono - che rappresenta una situazione drammatica. Il diritto alla vita di un lavoratore è un bene assoluto che nessuno può cancellare”.

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