Il Progettone scende in strada per chiedere "rispetto e dignità"
Le unità lavorative impiegate attraverso il Progettone sono oltre 1.500: "La stipula del contratto fra sindacati e Federazione della Cooperazione ci ha reso professionalità e reddito a basso costo. Subiamo mobbing e violenze psicologiche"
TRENTO. “Le istituzioni si fanno belle grazie al nostro lavoro – scandisce il megafono – il contratto di solidarietà è una bugia, si tratta di un vero e proprio taglio delle retribuzioni. Siamo stati venduti, chiediamo un referendum e di partecipare ai tavoli di lavoro. Siamo reddito a basso costo”.
Gli impiegati del Progettone scendono in via Segantini, davanti alla sede della Federazione della Cooperazione, per far sentire la propria voce e chiedere “rispetto e dignità”.
“Il nostro lavoro viene apprezzato da tutti, ma il sistema e i contributi provinciali premiamo sempre i soliti. Assistono la Marangoni che continua a licenziare operai e chiude i battenti. Aiutano le aziende che assumo in nero. E invece abbandonano il Progettone. I soldi ci sono dove vogliono i politici. Chiediamo che vengano destinati alla nostra causa parte dei soldi della tassa di soggiorno”.
Le unità lavorative impiegate attraverso il Progettone sono oltre 1.500, uno strumento pensato originariamente per accompagnare alla pensione i lavoratori rimasti disoccupati e che oggi si è evoluto promuovendo anche l'occupazione di chi è senza lavoro. “L'assessore Olivi è bravo a vantarsi del frutto del nostro lavoro – continua la voce al megafono – ma ha paura del confronto. Noi invece vorremmo sentire le sue argomentazioni e ascoltare i suoi dati. Ma non vuole parlare ai suoi cittadini, non vuole sentire le nostre valutazioni. Noi però non molliamo e andremo avanti”
Il 18 maggio è stato infatti sottoscritto un verbale di accordo per il rinnovo del contratto collettivo fra i vertici delle tre sigle sindacali e la Federazione della Cooperazione dopo due anni di gestazione.
All'indomani della firma Alessandro Olivi si era mostrato soddisfatto del lavoro portato avanti. “Un percorso concertato fra strutture provinciali e sindacali – aveva affermato – 2 milioni di euro da mettere a disposizione di 80 nuove assunzioni. Il Progettone deve essere uno strumento al servizio delle politiche attive del lavoro. L'obiettivo primario diventa dunque incentivare il lavoratore a cercare nuove opportunità occupazionali nel mercato del lavoro, supportandolo con apposite misure di orientamento e formazione. In sintesi, insomma, puntiamo ad uno strumento più inclusivo e più solidale, in grado di promuovere le politiche attive del lavoro, più equo e più sostenibile".
Il contraltare in strada invece è decisamente diverso: “Non avevamo chiesto nessun aumento salariale, consci della crisi economica – afferma un'impiegata – ma soltanto la possibilità di beneficiare del buono pasto. Buono pasto che abbiamo ricevuto, ma di valore così basso che è stato bloccato”.
Si aggiunge un altro impiegato che afferma deciso: “E ci abbiamo rimesso l'indennità di presenza, l'indennità di trasporto e la quattordicesima si è trasformata in 'premio di risultato' a valore inferiore”.
Tanti sono presenti in via Segantini, molti hanno preso un'ora di permesso, altri sono rimasti in ufficio. I lavoratori però hanno paura a identificarsi, non si fidano: “Abbiamo timore di ritorsioni – affermano – tanti nostri colleghi oggi non ci sono per paura. Viviamo situazioni di mobbing e una violenza psicologica costante. Alcuni di noi occupati nelle Rsa badano da soli a 50 anziani e somministrano anche i medicinali. Svolgiamo mansioni non compatibili con la nostra assunzione, ma non possiamo opporci”.
I lavoratori del Progettone vengono utilizzati per interventi di ripristino e valorizzazione ambientale nel "verde", come la realizzazione o la manutenzione delle piste ciclabili e dei sentieri, ma anche, in misura ormai preponderante, per il funzionamento dei servizi erogati da enti pubblici (dalla custodia di castelli e musei alla gestione di archivi e front office, dalle biblioteche ai centri di raccolta differenziata): “Siamo una professionalità a buon mercato. Tanti sono laureati e percepiscono in media un terzo dello stipendio solo perché parte del Progettone. Solo Claudio Cia di Agire e Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle ci considerano, gli altri si sciacquano solo la bocca”.