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Rifugi di montagna, dalla ricerca di cuochi e camerieri alla carenza di acqua, le sfide per la nuova stagione: “Spazi più accoglienti per i lavoratori e siti di stoccaggio”

La ricerca di personale è già in corso. "Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile trovare figure specializzate" spiega Roberta Silva, presidente dell'Associazione Rifugisti del Trentino. La Sat pur non avendo  un ruolo diretto nella selezione o gestione del personale - compito che spetta ai gestori - interviene in caso di ristrutturazioni per creare ambienti adatti ai lavoratori. E l'acqua?  Nonostante le speranze riposte nelle prossime nevicate, il timore che la stagione invernale non porti abbastanza neve per rifornire le riserve idriche continua a crescere

Foto archivio tratta da FB Associazione Rifugi del Trentino
Foto archivio tratta da FB Associazione Rifugi del Trentino
Di Giuseppe Fin - 11 febbraio 2025 - 10:30

TRENTO. In vista della nuova stagione estiva, i rifugi di montagna stanno già iniziando a scaldare i motori e si preparano ad aprire le porte a escursionisti e appassionati. Tuttavia, c'è una sfida che ogni anno si ripresenta: trovare il personale giusto per gestire le strutture.

 

Un tema sicuramente non secondario, considerando l’enorme lavoro necessario per far fronte alle crescenti richieste dei visitatori, sempre più numerosi ed esigenti. È sufficiente pensare al bilancio redatto dalla Sat al termine della stagione estiva 2024, che ha evidenziato come la frequentazione complessiva abbia superato i livelli pre - pandemia, con un incremento medio del 13% rispetto al 2019. In particolare, il periodo di agosto e settembre ha visto un forte recupero, con una maggiore affluenza (in crescita nei mesi) nei rifugi a quote più alte. Per gli amanti dei dati, il numero delle presenze si attesta a 22.000 a luglio, 25.000 ad agosto e circa 13.000 a settembre, per un totale di 35 rifugi.

 

Numeri che mostrano quanto sia cruciale arrivare all'apertura della stagione con il personale al completo. "Alcuni rifugi hanno già iniziato in queste settimane a cercare personale" spiega Roberta Silva, presidente dell'Associazione Rifugisti del Trentino.

 

Tra le vette e i sentieri, infatti, la ricerca di personale è già in corso. Se da un lato si riescono a trovare figure come tuttofare e camerieri, un'impresa sempre più ardua è quella di reperire personale specializzato per la cucina. "Negli ultimi anni - spiega Silva - è diventato sempre più difficile trovare figure specializzate, come i cuochi".

 

Il passaparola non è l'unico metodo utilizzato. Gli annunci stanno già iniziando a comparire sui social, sui siti web dei singoli rifugi e sulle piattaforme delle associazioni di riferimento.

 

I giovani, pur attratti dalla bellezza dei paesaggi e dall’avventura che offre la vita in rifugio, sono spesso frenati da un mercato del lavoro più stabile e remunerativo. D’altra parte, alcuni devono anche portare avanti gli studi o desiderano godersi le attese vacanze, a cui non vogliono rinunciare. Il risultato è un turnover che mette a dura prova i gestori e, in alcuni casi, un vuoto difficile da colmare, soprattutto nei momenti di piena stagione, ma non solo.

 

Se a questo si aggiunge la difficoltà di reperire figure altamente specializzate, come i cuochi, si comprende quanto la situazione possa diventare complessa. Eppure, i rifugi restano il cuore pulsante della montagna, dove ogni piatto servito e ogni sorriso offerto raccontano una storia di passione e dedizione. Trovare il personale giusto, dunque, non è solo una questione di logistica, ma di mantenere viva l’anima di queste strutture uniche.

 

E questo non è l’unico tema a cui i rifugisti stanno guardando. La carenza d’acqua nelle strutture di montagna è un altro problema che, sebbene spesso trascurato, sta assumendo sempre più rilevanza, soprattutto in un periodo in cui l’impatto dei cambiamenti climatici è sempre più evidente. Nonostante le speranze riposte nelle prossime nevicate, il timore che la stagione invernale non porti abbastanza neve per rifornire le riserve idriche continua a crescere. I rifugi, luoghi di accoglienza per escursionisti e alpinisti, dipendono infatti da una gestione oculata dell’acqua, una risorsa fondamentale per il funzionamento quotidiano.

 

La gestione del personale nei rifugi di montagna è un tema delicato e complesso. Non riguarda direttamente la Sat, che però monitora la qualità del servizio offerto e il benessere di chi lavora in queste strutture. Pur non avendo quindi un ruolo diretto nella selezione o gestione del personale - compito che spetta ai gestori - interviene in caso di ristrutturazioni per creare ambienti adatti ai lavoratori.

 

"Da parte nostra spiega Cristian Ferrari, presidente della Sat - c’è molta attenzione nelle ristrutturazioni affinché all’interno vi siano spazi adeguati per i lavoratori, come bagni e camere separati da quelli degli ospiti”.

 

Un aspetto che, sebbene sembri un dettaglio, è importante per chi lavora lontano dalle comodità della vita urbana. “È un processo che abbiamo avviato e che è molto lungo – afferma ancora il presidente della SAT – ma lo stiamo portando avanti con le risorse che abbiamo".

 

Sul tema della carenza d’acqua e dei cambiamenti climatici in montagna, la SAT è già intervenuta per affrontare questa sfida. In particolare, l’ente sta investendo nella costruzione di spazi per lo stoccaggio dell’acqua nelle strutture rifugio, con l’obiettivo di assicurarsi riserve sufficienti durante i periodi di scarsità.

 

Un esempio virtuoso di questa strategia è il Rifugio Pedrotti. "In questa struttura spiega ancora Ferrari - è stato introdotto un sistema di riutilizzo di una parte dell’acqua".

 

Interventi che rappresentano un passo importante verso una gestione più sostenibile delle risorse naturali, contribuendo a preservare l’ambiente montano e a garantire la continuità delle attività rifugistiche anche in tempi di difficoltà. 

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