Ospedale San Martino, al via le nuove sale ibrida e di emodinamica costate 6,34 milioni di euro. Zaia: "Puntiamo ad una sanità di eccellenza"
La sala ibrida è di circa 70 metri quadri mentre la sala di emodinamica è di circa 50 metri quadri, spazi piuttosto ampi entrambi completati da due sale comandi e dai relativi locali tecnici
BELLUNO. Inaugurata la nuova sala ibrida e di emodinamica dell’ospedale San Martino di Belluno costate 6,34 milioni di euro. Sono oltre 2,60 milioni i soldi spesi per le apparecchiature di cui 2 milioni donati da un privato cittadino.
La nuova sala è stata inaugurata dal presidente della Regione del Veneto Luca Zaia con l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, i consiglieri regionali Silvia Cestaro e Giovanni Puppato, il commissario dell’Ulss 1 Giuseppe dal Ben e i sindaci di Belluno, Oscar De Pellegrin, e di Feltre, Viviana Fusaro.
Si tratta di un nuovo fabbricato, adiacente al blocco A, completo di impiantistica elettrica e termomeccanica, che prevede al primo piano le due sale, collegate e connesse all'attuale gruppo operatorio posto al primo piano dell'ala di nord-ovest dell'ospedale, mentre al piano terra si trova un nuovo punto per la distribuzione dei farmaci. Andando ad esaminare le superfici dei vari spazi si vede che la sala ibrida è di circa 70 metri quadri mentre la sala di emodinamica è di circa 50 metri quadri, spazi piuttosto ampi entrambi completati da due sale comandi e dai relativi locali tecnici. Inoltre a supporto di ciascuna sala è presente un'area di preparazione e risveglio indipendente con capienza di 4 pazienti per la sala ibrida e di 2 per la sala emodinamica. Il nuovo volume totalizza 800 metri quadri.
La nuova sala di emodinamica, integrando diversi strumenti radiologici, ecocardiografici, di valutazione del ritmo e della fisiologia cardiaca, permetterà di svolgere l'attività cardiologica diagnostica ed interventistica, in un ambiente tecnologicamente avanzato, consentendo una definizione più precisa e rapida delle patologie cardiovascolari, una cura più efficace delle stesse e una sicurezza maggiore per il paziente e per gli operatori in termini di esposizione radiologica, andando anche a ridurre le quantità di mezzo di contrasto necessarie. Operando con questo metodo, si creerà quindi un vantaggio nelle situazioni di urgenza clinica, migliorando la cura dell'infarto miocardico oltre che delle patologie croniche coronariche che potranno essere individuate e trattate con maggiore precisione tra le quali sindromi coronariche acute, infarto miocardico, cardiopatia valvolare e dello scompenso cardiaco.
Per quanto riguarda invece la sala ibrida, si tratta di una sala operatoria, con tecnologia di altissimo livello ed integrata con sistemi di radiologia, che permette di operare e allo stesso tempo controllare e guidare attraverso strumenti di imaging le procedure, con più sicurezza per il paziente. In particolare, la sala ibrida potrà essere utilizzata da tutte le unità operative che usano tecniche chirurgiche avanzate, quindi mininvasive sotto guida radiologica, ma che potrebbero avere necessità di convertire l'intervento in chirurgia classica. Questa sala consentirà di completare l'intervento in sicurezza senza spostare il paziente e senza differire l'intervento ad altro momento. Nella pratica la sala ibrida permetterà di eseguire interventi endovascolari, anche complessi, con maggior precisione, riducendo la durata dell'intervento e di conseguenza l'esposizione alle radiazioni sia per il paziente che per gli operatori. La minor invasività della procedura avrà come conseguenza una minor durata della degenza e una riduzione della necessità della terapia intensiva postoperatoria.
Si potranno inoltre eseguire interventi di chirurgia vascolare ibridi costituiti da una parte chirurgica, su un certo distretto vascolare, associata ad una parte endovascolare, su distretti più difficilmente raggiungibili, permettendo così di evitare l'apertura dell'addome o del torace. Inoltre, nel caso sia indicato un intervento endovascolare, la tecnologia presente permette di eseguire automaticamente il planning computerizzato preoperatorio che suggerisce le misure adeguate del materiale endovascolare da utilizzare. La sala sarà utilizzata da équipe di Chirurgia vascolare, cardiologia, urologia, radiologia interventistica, chirurgia generale, anestesia e rianimazione, ortopedia, nefrologia.
“Vorrei ricordare Maria Grazia Carraro che oggi avrebbe compiuto gli anni ma purtroppo la malattia non le ha consentito di perseguire, con la tenacia che la contraddistingueva, il lavoro iniziato all’Ulss 1 Dolomiti e poi – spiega Luca Zaia presente all'inaugurazione - vorrei fare un ringraziamento al commissario Dal Ben che non è stato accolto a braccia aperte quando è arrivato a Belluno ma ha saputo mettere in rete questa azienda sanitaria con la volontà di farla crescere”.
“Ci tengo anche a precisare – ha concluso il governatore del Veneto - che su questa provincia, dove il lamento è quasi la quotidianità, noi non abbiamo gettato la spugna, nonostante le difficoltà di essere provincia totalmente montana e abitata da solo 197000 persone, ma abbiamo investito sapendo chiaramente il punto di partenza e dove vogliamo arrivare: puntiamo ad una sanità di eccellenza ma anche di prossimità di modo da ridurre il più possibile il divario tra pianura e montagna dovuto al territorio impervio”.