Il VIDEO del "falso attacco" dell'orso in paese diventa virale e finisce sui giornali (ma risale a 4 anni fa): "Ecco come la mancanza di 'fact checking' può creare inutile allarmismo"
"Quanto accaduto è la perfetta dimostrazione degli effetti negativi provocati dal postare video ed immagini di orsi (ma vale lo stesso per la fauna in generale) in modo irresponsabile e decontestualizzato, specie se in situazioni critiche e delicate, come può essere quella di un attraversamento di un centro abitato da parte del selvatico"
SAN DONATO VAL COMINO. Il video di un orso che "passeggia" nel centro storico di San Donato Val Comino (in Provincia di Frosinone), un paese del versante laziale del Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise, è apparso negli scorsi giorni sui social e su diverse testate giornalistiche di livello nazionale, creando non poco allarmismo.
Il video è divenuto presto virale, rimbalzando di pagina in pagina ma, contrariamente a quanto indicato sui social e sugli articoli di giornale, non è recente, "ma risale a quasi 4 anni fa", come spiegano dal Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise in un post apparso nelle scorse ore su Facebook.
"Quanto accaduto è la perfetta dimostrazione degli effetti negativi provocati dal postare video ed immagini di orsi (ma vale lo stesso per la fauna in generale) in modo irresponsabile e decontestualizzato, specie se in situazioni critiche e delicate, come può essere quella di un attraversamento di un centro abitato da parte del selvatico".
E proseguono: "Crediamo sia opportuno analizzare l'accaduto su 4 piani distinti, per porre in luce, in modo esaustivo, la perversa catena causale che porta da: la realizzazione di un video "innocente" a l'impatto negativo in termini di conservazione degli orsi (e dei grandi carnivori in generale), passando da la pubblicazione irresponsabile su sui social e la successiva viralità del contenuto multimediale".
RIPORTIAMO DI SEGUITO L'ANALISI DEL PARCO IN VERSIONE INTEGRALE:
𝟭. 𝗜𝗹 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼
Nel video si osserva un orso risalire lentamente un tipico vicolo di un centro storico del Centro Italia. Chi riprende si trova a monte e in direzione opposta alla marcia dell'orso. Lo riprende, senza fare un passo indietro, sbarrandogli letteralmente la strada, in un contesto che lascia poche altre alternative all'animale. Avvicinandosi sempre più al suo avventore, l'orso, in un primo momento sembra deviare verso una stradina laterale, forse cieca, motivo per cui torna sui suoi passi e giunto a pochi metri dalla persona, effettua quello che tecnicamente viene definito "falso attacco", un movimento scomposto il cui obiettivo è quello di allontanare ciò che per l'orso, in quel momento, rappresenta un pericolo o una potenziale minaccia. Solo in quel momento, chi sta riprendendo ricorda di essere al cospetto di un animale selvatico di quasi 200 chili e decide di allontanarsi in fretta. Piccola precisazione: in basso a destra, nel video, sembra sempre essere presente un piccolo punto luminoso che quasi parrebbe essere un puntatore laser, ad ogni modo dotato di un'intensità troppo forte per essere una banale rifrazione. L'orso, nel momento del finto attacco, sembra direzionarsi verso questo puntino, piuttosto che verso l'avventore.
𝟮. 𝗘𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗮𝘀𝗰𝗮𝘁𝗮, 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀, 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗼.
Il video è andato online nel 2021, non sappiamo se postato dal suo autore o meno. Fatto sta che già allora diventò, in poco tempo, virale, circolando su molte pagine e articoli di giornale, spesso senza essere accompagnato dal minimo contesto e senza far notare che il comportamento irresponsabile dell'autore era con molta probabilità la causa del finto attacco dell'orso. A gennaio 2025, dopo quasi 4 anni, il video è stato ripreso da molte pagine social con l'obiettivo di cercare visibilità, nella sfida continua dell'algoritmo. Il video crea interazioni, commenti, visualizzazioni: l'orso "funziona sempre" e per questo viene usato da chi gestisce pagine a tema generico per guadagnare follower, senza mai pensare, però, agli effetti diretti e indiretti per l'orso stesso.
𝟯. 𝗠𝗮𝗻𝗰𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝗰𝘁 𝗰𝗵𝗲𝗰𝗸𝗶𝗻𝗴 𝗱𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲.
In questo meccanismo poi, si inserisce perfettamente la poca cura ed attenzione al fact checking di alcune testate giornalistiche che hanno riproposto il contenuto sui propri canali senza verificare se era un contenuto vecchio o nuovo, originando, di fatto, una vera e propria bufala. Inoltre, da un punto di vista deontologico, risulta ancora più grave il fatto che neppure in questo caso sia stato fornito un contesto alla "notizia", comunicando in modo etico e scientifico l'avvistamento dell'animale selvatico.
𝟰. 𝗟'𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹'𝗼𝗿𝘀𝗼.
Cosa genera tutto questo? In che modo impatta negativamente sulla conservazione dell'orso? L'orso è un animale totemico: il suo solo pensiero scatena sentimenti, emozioni e pensieri forti, a volte contrastanti, mai neutrali. Dalla sua immagine se ne può essere irresistibilmente attratti, quanto profondamente spaventati. La conservazione dell'orso (e quella dei grandi carnivori in generale) in contesti antropizzati, a dispetto di quanto si possa pensare, interessa più la sfera "umana" che scientifica, articolandosi in una complessa quanto fragile rete di fattori sociali, culturali, politici e psicologici. L'accettazione sociale e la percezione della pericolosità dell'animale sono elementi cruciali per il futuro dell'orso e possono essere negativamente influenzati da episodi come questo, ad esempio mandando in psicosi un intero quartiere o paese.
Tutti e tutte noi, possiamo sempre fare la differenza. Per il bene dell'orso possiamo assumere comportamenti responsabili e consapevoli non solo quando visitiamo le “Terre degli Orsi”, ma anche quando navighiamo sui social. C'è un filo rosso che unisce un semplice click in una sera d'estate ad un commento come questo (screen del commento sul fucile), e non possiamo continuare a far finta di non vederlo.
Quante altre volte dobbiamo ancora vederlo succedere? La cultura della conservazione è contare fino a 100 prima di agire (sempre quando si tratta di animali selvatici) pensando molto bene a cosa un semplice click può generare.