Decreto di abbattimento di lupi 'a caso', Kompatscher battuto e animali salvi: ''I capi di bestiame predati non erano protetti. Il Tar condanna Bolzano anche alle spese''
La decisione del tribunale chiude la vicenda e soprattutto mette fine a un decreto che era evidentemente mal congeniato. Enpa e Lav: ''Il Tar ha pienamente confermato quello che aveva già stabilito in sede cautelare questa estate, quando ha dichiarato totalmente illegittima la decisione della provincia di abbattere lupi, tra l’altro “a casaccio”, ipotizzando in maniera fantasiosa che avrebbe avuto un effetto deterrente sugli altri lupi e senza aver adottato qualsiasi strumento di prevenzione o protezione dei capi nelle malghe''
![](https://cdn.ildolomiti.it/s3fs-public/styles/articolo/public/articoli/2025/02/lupoko.png?itok=TR-BiRoK)
BOLZANO. ''Violazione delle direttive europee, assenza di qualsiasi strumento di prevenzione del danno e protezione degli animali allevati, nessuna reale motivazione agli abbattimenti “a caso” dei lupi. Si conclude con questa sentenza del Tar di Bolzano la vicenda relativa alla disposizione del 9 agosto 2024, con la quale il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano aveva condannato a morte due lupi “a caso”, affermando, del tutto arbitrariamente e senza alcun presupposto scientifico, che nelle malghe di Curon Venosta e Malles era impossibile adottare qualsiasi forma di prevenzione per evitare predazioni dei capi allevati''. Esultano con queste parole le associazioni Enpa e Lav che erano state protagoniste del ricorso contro la decisione del presidente della provincia di Bolzano: un decreto di abbattimento di due lupi scelti senza alcun criterio, che, oggettivamente, non stava in piedi con un Alto Adige tra i territori più impreparati nella gestione dei grandi carnivori vittima di una retorica dell'''al lupo al lupo'' che da anni porta voti e garantisce consensi soprattutto nelle valli, prendendo in giro le comunità, ma non propone soluzioni e non attua misure concrete.
E i fatti sono tutti contro questo tipo di politica a partire dal dato che il 100% delle predazioni avvenute in Alto Adige si è verificato in totale assenza di misure di difesa (lo ha accertato Ispra sulle predazioni avvenute tra il 2015 e il 2022). E anche questa volta gli allevatori avevano fatto poco e niente per mettere in sicurezza i loro animali. Era la scorsa estate e i lupi si erano resi responsabili della predazione di qualche decina di capi di bestiame uccisi in 9 attacchi in 3 alpeggi nei territori comunali di Malles e Curon, in Alta Val Venosta.
“Siamo naturalmente molto soddisfatti del risultato – commenta l’avvocato Valentina Stefutti, che ha rappresentato le associazioni – il Tar ha pienamente confermato quello che aveva già stabilito in sede cautelare questa estate, quando ha dichiarato totalmente illegittima la decisione della provincia di abbattere lupi, tra l’altro “a casaccio”, ipotizzando in maniera fantasiosa che avrebbe avuto un effetto deterrente sugli altri lupi e senza aver adottato qualsiasi strumento di prevenzione o protezione dei capi nelle malghe. Il tutto in violazione delle direttive europee, tant’è che il TAR ha condannato la Provincia di Bolzano al pagamento delle spese''.
Come si evince dalla sentenza, la Provincia avrebbe ''dovuto dimostrare sia l’effettiva gravità dei danni sia la loro inevitabilità pur avendo messo in atto ogni possibile misura atta ad evitarli, prova non raggiunta, atteso che le recinzioni sarebbero, per stessa ammissione della Provincia, solo parzialmente elettrificate e non sempre ben mantenute e che non verrebbero utilizzati cani da guardiania''.
''Lo stesso Ispra e l’Osservatorio faunistico della Provincia di Bolzano avevano espresso dubbi - concludono le associazioni -. Ricordiamo che i cani da guardiania e le recinzioni elettrificate rappresentano un ottimo e risolutivo sistema di prevenzione, ma anziché investire su questo, alcune amministrazioni preferiscono emanare provvedimenti palesemente illegittimi e scientificamente insostenibili, persino contro le direttive UE. Questa volta la Provincia pagherà, con i soldi dei cittadini, questa scelta e, come associazioni, auspichiamo che si possa davvero lavorare seriamente ponendo fine all’emanazione di atti crudeli, immotivati, illegittimi e insensati contro la fauna selvatica''.