Morti sul lavoro, il Trentino Alto Adige in "zona rossa". È tra le regioni in cui lavorare è più pericoloso: 26 vittime in 12 mesi
Il tragico bilancio è messo in evidenza dall'osservatorio Vega, il settore delle costruzioni quello più colpito
TRENTO. Nel corso del 2024 in Italia si sono verificate oltre mille morti sul lavoro, con 49 decessi in più rispetto al 2023: un bilancio tragico messo in evidenza dall'osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Enineering di Mestre.
I dati sono allarmanti anche in Trentino Alto Adige che, assieme ad altre regioni italiane, è finito in "zona rossa" dal momento che, con 26 vittime in 12 mesi, registra un'incidenza superiore del 25% rispetto alla media nazionale (pari a 34,1 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), collocandosi al quarto posto di questa triste classifica dietro solamente a Basilicata, Valle d'Aosta e Umbria.
Entrando nel merito dei numeri del Trentino Alto Adige, in regione gli occupati annuali sono 507.708 e la percentuale di casi di morti sul lavoro si attesta al 3,2 per cento. Guardando invece alle due province autonome: il Trentino si colloca al 24esimo posto in Italia con 12 decessi a fronte di 245.358 occupati mentre l'Alto Adige al 20esimo posto con 14 decessi a fronte di 262.350 occupati.
A riflettere sui dati a livello nazionale è il presidente dell'Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Mauro Rossato, che mette in evidenza i dati drammatici relativi al fenomeno e commenta così l’epilogo delle statistiche del 2024 sulla base dell’ultima dettagliata analisi dell’emergenza realizzata dal proprio team di esperti.
“Cala il sipario sul 2024 e la tragedia delle morti sul lavoro è ancor più inquietante e drammatica dell’anno precedente – spiega Rossato – perché in Italia in 12 mesi sono state 1.090 le vittime sul lavoro, contro i 1.041 decessi di fine dicembre del 2023. Stiamo parlando dunque di 49 vite spezzate in più nel 2024, con una percentuale del +4,7 per cento".
Ad emergere nello studio è poi come il settore delle costruzioni sia quello quello maggiormente a rischio, mentre per quanto riguarda i lavoratori, sono gli stranieri e gli ultrasessantacinquenni i più coinvolti dal dramma.
“Si tratta di dati sui quali è indispensabile riflettere per invertire la rotta – sottolinea Rossato – perché dietro a molte di queste morti ci sono probabilmente le infide ombre del precariato, lacune nell’organizzazione del lavoro nelle aziende e carenze nella formazione dei lavoratori”.
Addentrandosi nei dati, emerge come gli stranieri deceduti nel 2024 in incidenti sul lavoro siano stati 176 su un totale di 805, "con un rischio di morte sul lavoro è più che doppio rispetto agli italiani".
Guardando al fenomeno in relazione all'età, viene evidenziato come i lavoratori "più a rischio" siano quelli più anziani, con l’incidenza più elevata che si registra nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni, seguita dalla fascia di lavoratori di età compresa tra i 55 e i 64 anni. "La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro – specifica il report – è quella tra i 55 e i 64 anni, con 279 su un totale di 805".
Venendo ai settori più colpiti, come detto quello delle costruzioni risulta essere quello più toccato dal fenomeno, con 156 decessi totali. A seguire troviamo quello dei trasporti e magazzinaggio con 11, delle attività manifatturiere con 101 e del commercio con 58 morti sul lavoro.
Nel report, analizzando la tipologia di infortuni mortali, viene specificato come 805 di questi si siano verificati in occasione di lavoro e 285 in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Altro aspetto toccato dal report è infine quello delle denunce totali di infortunio che sono rimaste pressoché stabili rispetto all'anno precedente, con una crescita minima dello 0,7 per cento: in numeri si è passati da 585.356 a 589.571, con il numero più elevato che arriva dalle attività manifatturiere (70.842) e a seguire costruzioni (37.220), sanità (36.425), trasporto e magazzinaggio (34.698) e commercio (33.050).