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Orsi, ecco il nuovo dispositivo (da attaccare alla pelliccia) per il monitoraggio in Canada. Genovesi: “Così gestione molto più efficace. In Trentino nessun orso con radiocollare”

In Canada si sta sperimentando un nuovo dispositivo di localizzazione per tracciare gli orsi polari: al contrario del 'classico' radio-collare, il nuovo strumento si attacca direttamente alla pelliccia dei plantigradi, monitorando la loro posizione. Il responsabile fauna selvatica di Ispra Piero Genovesi: “E' molto utile radio-marcare gli orsi, non risolve tutto ma permette una gestione molto più efficace. Al momento in Trentino non c'è nessun orso con radiocollare”

A sinistra un orso radiocollarato, a destra i nuovi dispositivi sperimentati in Canada
A sinistra un orso radiocollarato, a destra i nuovi dispositivi sperimentati in Canada
Di Filippo Schwachtje - 22 luglio 2024 - 06:01

TRENTO. Convivenza con gli orsi? Mentre in Trentino la discussione è tornata ad infiammarsi dopo il ferimento di un turista da parte di un plantigrado nella zona di Dro, con le successive ordinanze di abbattimento (e i ricorsi al Tar), un nuovo dispositivo di monitoraggio sperimentale sta dando ottimi risultati in Canada (e si attacca direttamente alla pelliccia degli animali). Il progetto, che vede coinvolti tra gli altri anche l'Università di York di Toronto, ha confermato il successo del primo dispositivo di questo tipo, molto meno invasivo rispetto al 'classico' radiocollare e testato in tre differenti conformazioni. Il 'Burr on Fur', questo il nome utilizzato dai ricercatori, è utilizzato per studiare il movimento degli orsi polari nel Nord del Paese, risultando potenzialmente una buona notizia anche sul fronte della convivenza con i grandi carnivori: “I nostri risultati – ha detto il professore della York University Gregory Thiemann – rappresentano un passo importante per comprendere meglio i movimenti e il comportamento degli orsi polari, in particolare dei maschi adulti, che sono difficili da seguire perché non possono essere dotati di collari satellitari (a causa della conformazione del collo ndr). Le 'etichette' temporanee montate sulla pelliccia potrebbero anche aiutare a tracciare i movimenti degli orsi trasferiti dopo essere entrati potenzialmente in conflitto con l'uomo, rendendo queste 'etichette' uno strumento importante per la conservazione degli orsi polari e per la sicurezza delle comunità del Nord”.

 

Fermo restando che gli spazi e le distese canadesi non sono lontanamente paragonabili alle valli trentine, un'innovazione del genere non può che fornire interessanti suggestioni anche per il nostro territorio, come sottolinea a il Dolomiti il responsabile fauna selvatica di Ispra Piero Genovesi: “Radio-marcare gli orsi è molto utile, non risolve tutto ma permette una gestione molto più efficace. Al momento in Trentino non c'è nessun orso con radiocollare”. La stessa Jj4, tristemente nota per l'attacco mortale al 26enne Andrea Papi nei boschi sopra Caldes, era munita di radiocollare, che però risultava non funzionante. In questo senso il nuovo strumento potrebbe portare parecchi vantaggi: le 'etichette' sono pensate infatti per essere il meno ingombranti possibile per gli animali, potenzialmente riducendo il rischio che i plantigradi stessi tentino di togliersele di dosso. La loro applicazione eliminerebbe di fatto uno dei grandi problemi dei collari: il periodo di applicazione sugli esemplari. Applicare il radiocollare a plantigradi appena usciti dal letargo è infatti complicato, visto che il successivo (e notevole) aumento di peso nella stagione estiva rischierebbe di strozzarli. Il problema inverso si verifica invece per l'applicazione in estate: con la perdita di peso in inverno il rischio è quello che il dispositivo finisca per sfilarsi.

 

Altre invece sarebbero le problematiche, per così dire, comuni: anche i “Burr on Fur” funzionano ovviamente grazie ad una batteria e, stando a quanto riportato dai ricercatori, la durata di applicazione delle 'etichette' sulla pelliccia non è certo infinita: il dispositivo che è durato di più (lo studio è stato realizzato sul campo lungo la costa della Baia di Hudson tra 2021 e 2022) è rimasto attaccato per 114 giorni (con una media per la conformazione del dispositivo risultata migliore di 58 giorni, abbastanza quindi per coprire almeno in parte la stagione estiva, quella in cui naturalmente i problemi sul fronte della convivenza sono maggiori). In generale gli stessi esperti dell'Università di York (che hanno sperimentato ulteriormente anche con i dispositivi applicabili alle orecchie dei plantigradi tra il 2016 ed il 2021) sottolineano come: “Le 'etichette' applicabili sulla pelliccia, temporanee e di facile applicazione, forniscono agli scienziati un nuovo strumento per migliorare la localizzazione degli orsi, sia per la ricerca applicata che per la gestione delle interazioni uomo-orso. La tecnologia di tracciamento potrebbe essere applicata ad altri tipi di orsi, sostenendo gli sforzi per ridurre il conflitto uomo-orso, e le applicazioni future potrebbero includere test su altre specie con pelliccia. Anche se i metodi di tracciamento tradizionali, come i collari, rimarranno fondamentali per gli studi a lungo termine, le 'etichette' si riveleranno uno strumento prezioso, in particolare per comprendere e gestire le crescenti interazioni tra la fauna selvatica e l'uomo con il riscaldamento del clima”.

 

Ovviamente però, per l'applicazione dei dispositivi gli orsi devono essere sedati: un problema non da poco sia dal punto di vista logistico che temporale. “Lo strumento potrebbe essere comunque di grande aiuto – continua Genovesi – visto che ci permetterebbe di monitorare lo spostamento degli orsi ed intervenire in caso si avvicinino troppo a zone antropizzate”. La stessa Ispra, continua Genovesi, ha suggerito in più occasioni al Trentino di radio-marcare il numero più alto possibile di orsi, un intervento che faciliterebbe l'azione delle autorità sia per quanto riguarda la prevenzione che per la dissuasione (da applicare, per esempio, con i proiettili di gomma). D'altra parte. ovviamente, non si può però nemmeno puntare solo sulla localizzazione per risolvere il problema della convivenza uomo-plantigradi: “Marcare gli esemplari migliora la gestione – dice l'esperto – ma la localizzazione può subire ritardi e non può quindi prevenire in ogni situazione eventuali incontri tra orsi e umani. Il tutto senza considerare che si tratta di un'attività costosa e che richiede molto personale, spingendo le autorità ad utilizzare il radio-marcamento solo per gli esemplari più confidenti”.

 

D'altra parte, mentre sullo sfondo si è come detto riacceso il braccio di ferro tra Provincia autonoma di Trento e associazioni animaliste dopo l'attacco a Dro, in Trentino bisogna chiedersi se il tema della convivenza tra l'uomo e l'orso (contiamo che gli esemplari, attualmente, superano sicuramente il centinaio nella parte Occidentale della Provincia) possa essere affrontato con il solo strumento della discussa leggeammazzaorsi” o se alla sensibilizzazione ed educazione della popolazione (entrambi temi nei quali, ha denunciato a più riprese il mondo animalista negli ultimi anni, la Pat a guida Fugatti è stata quantomeno carente) non si debba accompagnare un progetto di monitoraggio che, perché no, possa avvalersi anche degli ultimi ritrovati della tecnologia nel settore. Il tutto, magari, facendo del Trentino un'avanguardia anche sul fronte della sperimentazione e tentando di superare la stagione delle non-soluzioni (l'uccisione di otto esemplari all'anno, a fronte della nascita di nuovi cuccioli e del numero di orsi presenti può essere considerata una soluzione?) facili da incassare in termini di consenso elettorale. Senza demonizzare la possibilità, necessaria evidentemente, dell'abbattimento ma mettendo in campo tutte le risorse che un Trentino giustamente orgoglioso della sua autonomia merita.

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