Il padre del bimbo in stato vegetativo dopo aver mangiato il formaggio a latte crudo: "Tonina? Mai sentito e la legge in arrivo a Roma non è merito del Trentino"
L'intervento di Giovanni Battista Maestri dopo l'ultimo caso della bimba di 1 anno ricoverata in ospedale dopo aver mangiato del formaggio trentino a latte crudo: "Il Concast è sempre contraddittorio. Nei prossimi giorni depositerò altre denunce"
TRENTO. "I vertici di Concast continuano a mentire e forniscono indicazioni contraddittorie". Queste le parole di Giovanni Battista Maestri, il padre del bimbo che dal 2017, da quando aveva 4 anni, si trova in stato vegetativo per aver mangiato un formaggio lavorato a latte crudo. "Non solo, nei prossimi giorni presenterò diverse denunce perché è ora che ci sia un cambio di passo e ci sia maggiore chiarezza nel sistema lattiero-caseario".
Nel caso del piccolo Mattia il prodotto contaminato dal batterio dell'Escherichia coli era del Caseificio sociale di Coredo, attività che ha successivamente ha ricevuto il marchio "Val di Non". Un riconoscimento che aveva riaperto una ferita, mai rimarginata, nella famiglia, senza parole per questa scelta.
Negli scorsi mesi il tribunale l'ex presidente del caseificio e il casaro sono stati condannati al risarcimento, come anticipo, di 1 milione di euro. Nel dettaglio, a favore del bambino sono andati 600 mila euro mentre ai genitori Giovanni Battista Maestri e alla moglie Ivana rispettivamente 200 mila euro. "Risorse che intendiamo usare per aiutare gli altri bambini (Qui articolo).
Negli scorsi giorni c'è stato un caso di una bimba di 1 anno ricoverata per aver mangiato un formaggio a latte crudo. Le autorità sanitarie hanno ritirato il "Saporito della val di Fassa" e poi hanno richiamato, "per possibile contaminazione di escherichia coli", anche il "Puzzone di Moena", entrambi del Caseificio di Predazzo e Moena (Qui articolo).
Il Concast è intervenuto per spiegare che "l'attività è orientata alla tutela dei consumatori attraverso l’applicazione di standard sempre più elevati di sicurezza e qualità, garantiti da protocolli rigorosi sui prodotti commercializzati attraverso il Gruppo formaggi del Trentino". E in questo contesto sono in corso diverse iniziative, come "una nuova etichettatura per segnalare i prodotti a latte crudo" (Qui articolo).
Le analisi, dice il Concast, riguardano il 100% delle cagliate (in laboratori accreditati), per la ricerca di presenza di Escherichia coli Stec, inoltre i controlli sono condotti secondo le linee guida definite in collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e la Fondazione Edmund Mach.
"Il Concast e Trentingrana continuano a rifiutare un incontro e proseguono nella pubblicità fuorviante del prodotti a latte crudo", prosegue Maestri. "Inoltre le società si sono affrettate a commentare che il caseificio non rientra tra i loro associati, quindi manca un controllo sulla filiera, come emerge, purtroppo, dall'ultimo caso di Seu: si sono sempre esposte per dire che viene controllato il 100%, ora si scopre che è una bugia".
Negli scorsi giorni la Provincia ha parlato della necessità di una legge per garantire una maggiore chiarezza sulle etichette dei prodotti alimentari. "L'assessore Mario Tonina non mi ha mai contattato e non si è mai interessato sulle condizioni di mio figlio. Non corrisponde a verità che lavorano con Roma per una norma".
Nella Capitale si lavora però effettivamente a una legge. "E' una battaglia dei genitori di Elia (il bimbo di Genova morto dopo aver contratto la Stec per aver mangiato un formaggio a latte crudo). Due parlamentari genovesi (il deputato di Fratelli d'Italia Matteo Rosso e il senatore del Partito Democratico Lorenzo Basso) hanno avviato un percorso bipartisan per arrivare a questo obiettivo: avvertire sui rischi che corrono i bambini sotto i 10 anni, come avviene in altri Paesi europei. A dicembre sarò a Roma", conclude Maestri.