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Guardie mediche, da "Vogliamo potenziare il servizio" alla consulenza telefonica: la Provincia si rimangia le promesse. I medici: "Manca personale, scelta condivisibile"

La rimodulazione del servizio sarà attivata a partire dal prossimo anno, il presidente dell'Ordine dei Medici, Giovanni De Pretis sottolinea come il problema sia quello dalla carenza del personale. "Si andrà a modificare il modo di lavorare dei medici e sarà importante capire quali saranno le nuove modalità introdotte anche dal punto di vista contrattuale"

Di Giuseppe Fin e Luca Andreazza - 15 dicembre 2024 - 05:01

TRENTO. “Vogliamo procedere con il potenziamento delle guardie mediche, conformemente al programma che abbiamo sottoposto a suo tempo ai cittadini”. La parole sono quelle pronunciate nel febbraio del 2019 dall'allora assessora alla Salute Stefania Segnana. L'obiettivo era quello di assumere nuovi medici, ma nell'arco di cinque anni, il mondo è cambiato, è strato travolto da una pandemia, e ora la Provincia guidata da Maurizio Fugatti si trova a mettere in campo un progetto che in sostanza va a razionalizzare il servizio. Una rimodulazione che sembra portare piazza Dante a intraprendere una strada che nel 2016 il centrodestra, in quel momento minoranza, aveva criticato all'ex assessore Luca Zeni

Fatto sta che ora la Provincia di Trento ha comunicato che a partire dal prossimo anno, il servizio di continuità assistenziale cambierà. In sostanza le novità riguardano l'accesso unificato al servizio soltanto tramite il numero unico 116117 e la rimodulazione degli orari notturni: nella fascia oraria dalle 24 alle 8 il servizio sarà garantito dai medici della Centrale operativa 116117 con attività di consulenza telefonica diretta e, quando necessario, da medici reperibili per effettuare gli interventi appropriati domiciliari o ambulatoriali.

 

Rimane inalterato, spiega la Provincia, il servizio nelle altre fasce orarie, cioè l'apertura delle attuali sedi, sempre previa chiamata da parte dell'assistito al 116117, dalle 20 alle 24 dei giorni feriali, dalle 8 alle 24 il sabato, la domenica e i festivi, dalle 10 alle 24 i prefestivi.

 

Un cambiamento non di poco conto. “Il problema è che ci sono pochi medici e il tentativo di ottimizzare l'organizzazione al meglio nell'interesse della popolazione è condivisibile”, questo è il commento a il Dolomiti del presidente dell'Ordine dei Medici, Giovanni De Pretis, commentando la rimodulazione della continuità assistenziale volata dalla Provincia.   

 

“Il problema di reperire medici lo conosciamo – spiega il presidente – e questa riorganizzazione ha il suo senso considerando anche che si vanno a diminuire le esposizioni ai rischi del personale sanitario. Le visite che vengono fatte dalla continuità assistenziale di notte sul territorio sono in numero esiguo. L'organizzazione attuale prevede che un medico sia a disposizione per un numero di chiamate che sono molto ridotte. Fra l'altro la maggior parte di queste fatte di notte sono delle vere urgenze che portano inevitabilmente ad un accesso al Ps e una buona parte sono per problematiche non urgenti che possono essere affrontate tranquillizzando e invitando poi la persona a rivolgersi al medico il giorno seguente”. 

 

Il monitoraggio delle attività svolte nelle sedi di continuità assistenziale ha evidenziato un differente utilizzo del servizio da parte della popolazione nelle diverse fasce orarie: nell’ultimo periodo rilevato, il semestre dal 1 gennaio al 30 giugno 2024, gli interventi nella fascia oraria dalle 24 alle 8 del mattino sono stati il 12% del totale. Inoltre gli interventi nella fascia notturna sono stati caratterizzati prevalentemente dal “consulto telefonico” rispetto alle altre tipologie di interventi ambulatoriali e domiciliari. Queste percentuali confermano la necessità di una riorganizzazione del servizio per rispondere meglio ai bisogni effettivi della cittadinanza. 

 

Fondamentale, spiega però il presidente dell'Ordine dei Medici, capire le modalità con cui verranno organizzati i cambiamenti considerando che in determinate situazioni i medici in servizio possono andare al domicilio del paziente. “Questo – continua De Pretis - deve passare sia attraverso la formazione del personale medico che rientra nella regia complessiva gestita dalla centrale sia della formazione della popolazione per un utilizzo approprio del servizio emergenze. Due aspetti di fondamentale importanza”. 

 

Una riorganizzazione come questa, precisa ancora il presidente "andrà a modificare il modo di lavorare dei medici, e sarà importante capire quali saranno le modalità introdotte anche dal punto di vista contrattuale. Accanto all'aspetto organizzativa non bisogna dimenticare l'importanza dell'attrattività".

 

Insomma, i medici non appaiono opponenti a questa riorganizzazione, anche se c'è la sensazione di essere ritornati al punto di partenza. Ipotesi contrastare come opposizione, respinta all'insediamento del governo trentino e oggi invece azioni che vengono percorse per cercare soluzioni in un sistema in affanno. 

 

"Premetto che dovrei leggere la delibera ma è chiaro che ci si confronta con una grave carenza di personale, in particolare di medici e di infermieri", conclude Walter Kaswalder, consigliere provinciale in quota Patt. "Un problema che riguarda tutta Italia: il Trentino, ma anche l'Alto Adige, non costituisce un'eccezione. E' un tema complesso, non voglio puntare il dito contro nessuno perché è un tema complesso, però è chiaro che non c'è stata una programmazione o una pianificazione dei fabbisogni e oggi ci si trovare in emergenza".

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