Guerra in Ucraina, rivolta del gruppo Wagner: "Non ci sono dietro Stati Uniti e Nato, crisi nasce in Russia. Ora Prigozhin controlla il confine e taglia i rifornimenti"
Dai blindati che circolano nelle strade di Rostov sul Don e Voronezh al ruolo di Stati Uniti e Nato dietro la rivolta del gruppo Wagner. Il punto de Il Dolomiti con Matteo Zola, esperto di Europa centro-orientale e area post-sovietica e giornalista per l'Osservatorio Balcani Caucaso: "Queste 24 ore possono cambiare tutto"
MOSCA. Dopo aver preso la città di Rostov sul Don (Qui articolo), il gruppo Wagner ha annunciato di essere entrato anche a Voronezh, circa 560 chilometri da Mosca. Le autorità locali non hanno però confermato questa rivendicazione.
"Il male generato dai comandi militari di questo paese deve essere fermato", le parole di Prigozhin, annunciando che avrebbe condotto i suoi uomini in territorio russo in una "marcia per la giustizia". In risposta alle accuse, il presidente russo Vladimir Putin in un discorso alla nazione ha definito queste azioni "un atto di tradimento" e una "pugnalata alla schiena". Le prossime ore saranno decisive per la lealtà delle forze di sicurezza, e in particolare della Guardia nazionale russa, la chiave per capire come andrà questa crisi.
Si parla di blindati che circolano nelle strade di Rostov sul Don e Voronezh, ma anche che dietro a questa rivolta ci sarebbero gli Stati Uniti e la Nato. Il punto de Il Dolomiti con Matteo Zola, esperto di Europa centro-orientale e area post-sovietica e giornalista per l'Osservatorio Balcani Caucaso e direttore dell'East Journal. La storia di Prigozhin da imprenditoria a oligarca fino a capo del più grande esercito privato russo, un successo ottenuto con rapporti molto stretti con Putin. Nel corso della guerra in Ucraina ha aumentato l'autonomia fino alla rivolta di queste ore.
"E' una crisi che parte da lontano - dice Zola - Prigozhin aveva capito che c'era un tentativo di accantonarlo, forse di eliminarlo. Dopo la presa di Bakhmut nel Donbas aveva polemizzato con i vertici militari russi: un attacco non diretto a Putin ma comunque al Cremlino. Aveva sentito che la spedizione era stata organizzata come un sacrificio nella conquista di quella zona e per dissanguare il suo esercito, la sua figura e il gruppo Wagner nel tempo sono diventati un contro potere forte".
Un tentativo di conquistare un punto strategico ma anche di ridurre il peso politico e militare del gruppo Wagner, "l'unico reparto che è riuscito a distinguersi nel conflitto mentre l'esercito regolare è sempre apparso in difficoltà sul campo. Da qui il primo j'accuse. Compreso che sarebbe stato scaricato da Putin, si è organizzato e ci sono stati dei colloqui con il vice ministro e con le autorità locali. Non è chiaro se ci siano effettivamente i blindati ma è probabile che abbia il controllo dei depositi delle armi. C'è sicuramente una sponda politica e non è completamente solo in questa situazione".
Il ruolo di Stati Uniti e Nato. "Non c'è - prosegue l'esperto di Europa centro-orientale e area post-sovietica e giornalista per l'Osservatorio Balcani Caucaso - questa crisi nasce dentro la Russia, si tratta di uno sviluppo interno. Putin ha sempre governato i piccoli poteri mettendo gli uni contro gli altri, ora questo impianto gli sta scoppiando in mano. Una situazione inedita perché la Wagner, seppur in difficoltà e con molte perdite ha un peso importante, resta da capire se la guardia nazionale avrà il coraggio di sparare contro questo gruppo e avviare una guerra di russi contro russi".
Il gruppo ha annunciato la presa di Rostov sul Don e Vorozonezh. "E' uno scenario interessante perché ha il controllo delle città di frontiera, così taglia la linea di rifornimento e della logistica verso l'Ucraina. Le notizie al fronte verranno gestite ma se iniziano a non arrivare armi, munizioni e vettovaglie aumentano le difficoltà. In queste 24 ore può cambiare tutto", conclude Zola.