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VIDEO SERVIZIO. 'Ndrangheta in Trentino, via al processo ''Perfido'': ''Pat e Comune ripensino le leggi sul porfido, tollerato un malaffare diffuso e oggi è cambiato poco''

Walter Ferrari, portavoce del coordinamento lavoro porfido: "Il Comune e la Provincia si sono costituite parte civile molto tardivamente, spinte dalla stampa, dalla pressione mediatica e dall'opinione pubblica. Speriamo che da questo primo atto nasca un'attenzione maggiore rispetto a questa tematica"

Di Marco Todarello - 21 gennaio 2022 - 13:39

TRENTO. "Gli imputati risponderanno per gli eventuali reati alla giustizia penale". A dirlo Walter Ferrari, portavoce del coordinamento lavoro porfido. "Il compito rimane quello di mettere in luce un sistema di malaffare e chiedere a chi governa la Provincia e i Comuni di ripensare alcune normative della gestione del porfido e mutare atteggiamento rispetto al malaffare diffuso che è stato tollerato e cavalcato negli ultimi 25/30 anni".

 

 

Oggi, venerdì 21 gennaio, parte il processo "Perfido": "La mafia quando arriva in un territorio ne uccide la bellezza e anche le relazioni'' ha spiegato a Il Dolomiti l'avvocata e vicepresidente nazionale di Libera, Enza Rando (Qui articolo).

 

Si tratta del primo grosso processo per mafia in Trentino che vede 18 imputati. Una vicenda avviata nel 2020 a seguito di un'operazione della Procura con i carabinieri nel Ros che ha portato a galla in Trentino di una cosca della 'ndrangheta calabrese che aveva preso il controllo di un grosso giro d'affari nel settore del porfido con infiltrazioni nella politica locale e nel mondo economico locale (Qui articolo). 

 

"Il Comune e la Provincia si sono costituite parte civile molto tardivamente, spinte dalla stampa, dalla pressione mediatica e dall'opinione pubblica. Speriamo che da questo primo atto nasca un'attenzione maggiore rispetto a questa tematica. Non abbiamo denunciato direttamente, abbiamo denunciato le gravi condizioni di lavoro, soprattutto nelle aziende esternalizzate e il malaffare. Abbiamo indirettamente sollevato un problema. Oggi la situazione non è cambiata, le leggi e il mancato controllo dei Comuni è mancato oppure è stato superficiale nelle attività estrattive", conclude Ferrari.

 

L'operazione Perfido condotta dai Carabinieri del Ros e che ha visto l'impegno anche della Guardia di Finanza con il sequestro di un patrimonio imponente, ha portato a galla la costituzione di una "locale" della 'ndrangheta, basata a Lona Lases e infiltrata nelle attività di estrazione del porfido. Da qui avrebbe poi allacciato i rapporti con il mondo politico e istituzionale trentino. 

 

L'indagine  è durata oltre due anni e tutto era partito da alcuni reati di tipo ambientale. Un po' alla volta si è fatto luce su una organizzazione autonoma e operativa in tutto il territorio radicata ormai da anni e legata dal punto di vista organizzativo alla potente cosca Serraino presente a Reggio Calabria e con collegamenti anche fuori dall'Italia. L'indagine è stata condotta in sinergia con la procura di Reggio Calabria. 

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