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No vax, ''libertà di scelta'' e costi sanitari, Ioppi: ''Curare un paziente Covid? Alla collettività costa più di 4 mila euro al giorno. Il vaccino? Un centinaio di euro a persona''

Il quadro è naturalmente complesso e si parte dal diritto garantito dalla Costituzione italiana che tutti devono essere curati. Questo viene spesso dato per scontato, ma così non avviene in molti altri Paesi e possono capitare (costose) sorprese quanto si è costretti a ricorrere ai sistemi sanitari fuori dall'Italia

Di Luca Andreazza - 28 giugno 2021 - 06:01

TRENTO. Quanto costa curare un paziente Covid-19? "Può superare di gran lunga i 4 mila euro al giorno". E il vaccino quanto incide nella spesa? "Un centinaio di euro a persona". Oltre a essere l'unico modo per uscire dall'epidemia Covid-19, ridurre i ricoveri e i casi gravi di decorso della malattia, le vaccinazioni consentono anche di risparmiare soldi. A spiegarlo è Marco Ioppi, presidente dell'Ordine dei medici del Trentino

 

Il quadro è naturalmente complesso, si parte dal diritto garantito dalla Costituzione italiana che tutti devono essere curati. Questo viene spesso dato per scontato, ma così non avviene in molti altri Paesi e possono capitare (costose) sorprese quando si è costretti a ricorrere ai sistemi sanitari fuori dall'Italia.

 

"Un sistema sanitario comunque invidiato - dice Ioppi - che si appoggia su principi quali libertà, equità e uguaglianza delle cure. Ma questo non dovrebbe favorire atteggiamenti irresponsabili. In questi casi sarebbe forse giusta una visione più privatistica, che si basa sulle rendicontazione dei comportamenti e delle scelte di vita. Se ci si caratterizza per scarsa appropriatezza e poca prevenzione, forse sarebbe giusto pagare i servizi in modo diverso. Se su un'auto si disattivano volontariamente gli airbags e si fa un incidente, l'assicurazione interviene in maniera diversa".

 

Adesso ci sono finalmente i vaccini per contrastare Covid e anche per fermare le varianti, la corsa alla doppia dose sembra l'unica percorribile. Diversamente più cittadini si rifiutano o tergiversano e più c'è il rischio di non uscire da questa drammatica situazione. "L'unica strada risolutiva sono i vaccini - prosegue il presidente dell'Ordine dei medici -. Se ci si oppone per scelta e magari si viene ricoverati, i costi si ripercuotono sulla collettività e inoltre si rischia di occupare un posto letto che potrebbe essere riservato alle altre patologie: la diagnosi dei tumori in questo periodo è calata del 50%, un dato drammatico perché poi si arriva tardi nelle cure".

 

La domanda è provocatoria: senza entrare nel merito delle tesi anti-scientifiche e di disinformazione, i No-vax rappresentano un costo per la collettività anche economico? "Un parallelo che potrebbe calzare - risponde Ioppi - perché il risparmio con la prevenzione è enorme: per ogni 1 euro investito il ritorno viene moltiplicato per dieci. Ogni sistema sanitario ha le sue variabili che non consentono di arrivare a risposte univoche, ma si possono stimare i costi: il prodotto varia dai 3 ai 13 euro a persona, 1 euro per la siringa monouso, 50 euro per il professionista che effettua la somministrazione: una persona costa 100 euro, se vogliamo restare larghi sulla spesa".

 

Se si contrae la malattia, invece, il rischio è quello di dover ricorrere a strutture più complesse. "Un posto letto ordinario - spiega Ioppi - può costare tra 1.500-2.000 euro, mentre per un ricovero in terapia intensiva si parte dai 5 mila euro al giorno: si devono considerare vari aspetti tra  le risorse umane coinvolte e la tipologia dei percorsi di assistenza; apparecchiature e attrezzature, i dispositivi di protezione individuali, prestazioni di laboratorio e quelle diagnostiche, farmaci, servizi di pulizia e pasti. Poi ci sarebbe da valutare la durata complessiva della degenza e l'eventuale trasferimento tra le differenti unità operative".

 

Inevitabilmente i picchi della curva epidemiologica hanno portato a cambiare strategie per rimodulare l'organizzazione al fine di accogliere i pazienti Covid, acquistare strumentazione, differire i servizi non urgenti e chiudere reparti, anche in Trentino, per ricavare spazi e posti letto per evitare la saturazione del sistema ospedaliero.

 

"I costi comunque sono incalcolabili in termini di salute, anche se si contrae in forme lievi. Purtroppo ci sono stati tantissimi lutti e questo colpisce la sfera familiare. Se si supera la malattia gli effetti comunque sono ulteriormente dilatati nel tempo: il long Covid è un grande problema - prosegue - che si ripercuote sul paziente e quindi sul sistema per mesi, il rischio di un ricovero nell'arco di 1 anno per una qualche complicanza è molto elevato".

 

L'esperienza medica e i dati scientifici hanno permesso via via di ottimizzare gli interventi per fronteggiare un virus sconosciuto fino a dicembre 2019. Il costo è stato altissimo: solo tra ottobre e dicembre il Trentino ha registrato la crescita più alta di decessi e il nostro territorio nel 2020 è stato secondo solo alla Lombardia (Qui articolo). Nel frattempo però la ricerca si è concentrata fin da subito sul coronavirus e oggi è disponibile l'arma per accelerare l'uscita dall'epidemia: il vaccino.

 

"I no-vax sono una minoranza - evidenzia Ioppi - ma molto rumorosa. Quello che mi preoccupa è la loro volontà di fare proseliti attraverso una propaganda sbagliata e pericolosa. Una specie di fondamentalismo estremamente dannoso. I vaccini sono sicuri e sono 20 anni che vengono studiati quelli che si basano sull'Rna messaggero. In questa situazione di una malattia infettiva che minaccia tutti, la scelta mette necessariamente in evidenza la nostra volontà di contribuire al benessere della collettività".

 

Sembrano, però, alti i numeri degli operatori sanitari no-vax in Trentino (Qui articolo). Secondo le stime della struttura commissariale per l'emergenza Covid, nel nostro Paese ci sono 45.753, tra medici, infermieri e personale sanitario in generale, i professionisti della sanità non ancora vaccinati. I numeri che vengono attribuiti alla Provincia di Trento sono i più elevati: qui i sanitari non vaccinati, sempre secondo questa stima della struttura commissariale, sarebbero 2.205, l'11.3% (Dati al 18 giugno).

 

"Dobbiamo distinguere le persone che per patologie cliniche personali non possono ricevere la dose. Diverso il discorso per quei professionisti che non si vaccinano per scelta: grave perché espone i propri pazienti a rischi. Grave perché un medico o un infermiere deve richiamarsi a doveri etici e deontologici: non c'è spazio per le tesi anti-scientifiche. La legge prevede la sospensione, le valutazioni di Provincia e Apss sono nella fase conclusiva, ma a oggi non abbiamo segnalazioni di eventuali sanzioni", conclude Ioppi.

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