Mezzi dei vigili del fuoco di Trento, resiste solo l'autobotte dei primi anni '90 ma finalmente c'è un bando per quattro veicoli
L'investimento stimato si aggira intorno ai 2 milioni e 820 mila euro (al netto di Iva e/o di altre imposte e contributi di legge). Un prezzo anche abbastanza in linea, un'autobottecosta circa 400 mila euro. Un'autoscala dovrebbe poi prendere direzione val di Fassa, altre 2 restare nel capoluogo e l'ultima servirà a coprire il territorio della Vallagarina
TRENTO. Resiste solo l'autobotte del 1993, incurante o quasi dell'età. E' ormai un problema che si trascina da anni quello dei mezzi dei vigili del fuoco permanenti di Trento, un parco macchine che necessiterebbe di un rinnovamento. In un mese è cambiato poco o nulla e intanto alcuni problemi si accumulano (Qui articolo).
Qualcosa si muove, ma ci vorrà almeno tutto ottobre per sperare di rimediare a qualche criticità. E' stato indetto un bando, suddiviso in tre lotti, per una procedura aperta, sopra soglia comunitaria, per la fornitura di quattro autoscale antincendio automatiche per la dotazione di servizi dei vari corpi dei vigili del fuoco del Trentino. L'investimento stimato si aggira intorno ai 2 milioni e 820 mila euro (al netto di Iva e/o di altre imposte e contributi di legge). Un prezzo anche abbastanza in linea, un'autoscala costa circa 400 mila euro.
Un'autoscala dovrebbe poi prendere direzione val di Fassa, altre 2 restare nel capoluogo e l'ultima a coprire il territorio della Vallagarina. Il criterio di aggiudicazione è quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Il termine di presentazione delle offerte è fissato a mezzogiorno del 29 ottobre e la prima seduta di gara è fissata alle 9.30 del giorno successivo.
E la speranza è quella che il bando non vada a vuoto, come successo le ultime volte con la frase "Appalto non aggiudicato in quanto non è pervenuta alcuna offerta'' diventata davvero ricorrente (Qui articolo). I vigili del fuoco permanenti e volontari sono sempre pronti a intervenire per risolvere ogni criticità. Se ci fosse bisogno, la dimostrazione è arrivata nella recente ondata di maltempo con il sistema di Protezione civile in prima linea e operativi per ore e ore senza sosta.
Se la situazione tecnologica per i volontari sembra più sotto controllo, sono i permanenti a cedere il passo. Un'autobotte del 2012 si trova ai box da oltre un mese per un cedimento strutturale dell'allestimento, quella del 2006 è fuori uso da un paio di settimane per un guasto alla pompa. Resiste a Trento (partenza anche per Rovereto) un mezzo di medie dimensioni con almeno 10 anni di onorato servizio e più adatta ai piccoli incendi e incidenti stradali, mentre per il capoluogo l'evergreen (quando funzionante), 35 anni e quella di fine anni '90, e "solo" un problema alla guarnizione di testa.
In quest'ultimo caso, se il motore finisce troppo sotto pressione, il veicolo va in protezione e può viaggiare alla velocità di crociera: 20 km/h. Non solo, se il mezzo deve restare su di giri nel corso di un'operazione di spegnimento incendio, entrano in azione i limitatori di sicurezza con naturalmente ripercussioni sull'intera attività.
Recentemente c'è stato anche un vertice con il presidente Maurizio Fugatti, le problematiche sono state messe sul tavolo, ma il seguito ancora non ci sarebbe stato. E se può capitare che i mezzi (seppur datati) si guastino, ma sembra esserci un vuoto sull'assunzione di responsabilità, anche per procedere a semplici riparazioni: il parco macchine resta ai box per molto tempo.
Recentemente è stata chiesta agli operatori di centrale anche la disponibilità per aiutare il 112 ai "minimi storici" in termini di organico (Qui articolo), mentre i volontari non hanno fatto mai mancare l'apporto tra consegna dei banchi e l'impegno in pieno lockdown, accorrono sempre e subito per qualunque intervento ma a Trento si trovano a coprire un territorio comunale esteso (senza contare i supporti ai volontari) e servire un capoluogo da 130 mila abitanti con mezzi che appaiono antiquati.
E se Trento accusa qualche difficoltà, il discorso può essere esteso anche al parco macchine dei volontari. E' una partita certamente delicata, anche per la specificità dei diversi territori.
E se è vero che altrove a livello nazionale le situazioni possono essere ben peggiori, questo non significa che un territorio che fa del volontariato e del sistema di protezione civile un marchio di fabbrica (solo nelle scorse ore nostre unità sono intervenute nel veronese) possa operare con strumentazioni così anacronistiche e che potrebbero mettere a rischio in termini di sicurezza interventi, operatività e soccorritori.