Crollano le temperature e l'agricoltura trema. Nella notte -7 gradi e gelate in molte parti del Trentino. Coldiretti: ''Spaventa per i ciliegi e gli albicocchi''
Dalla Vallagrina alla Val di Non sono molte le zone in Trentino dove questa notte la temperatura è scesa diversi gradi sotto lo zero. A preoccupare è il protrarsi del freddo per molte ore che rischia di causare danni molto elevati
TRENTO. E' allarme gelate anche in Trentino. Dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento, nelle ultime ore si è assistito a un calo progressivo delle temperature.
“Quella che abbiamo appena passato – ha spiegato il presidente di Coldiretti, Gianluca Barbacovi – è stata una notte particolarmente fredda. Siamo arrivati, in alcune zone del Trentino fino a sette gradi sotto lo zero”. A preoccupare, però, è anche il fatto del protrarsi di questa situazione nelle ore notturne. “Spaventa il periodo lungo di freddo perché ieri sera già alle 22.30 avevamo zone con temperatura bassissime. Questa porta il freddo a colpire per diverso tempo e i danni diventano ingenti”. Temperature rigide con vere e proprie gelate si sono avute in Vallagrina ma anche in Val di Non.
Il caldo fuori stagione delle scorse settimane ha sottolineato in una nota nazionale Coldiretti ha stravolto completamente i normali cicli colturali e accelerato il risveglio vegetativo delle produzioni con fioriture anticipate nei frutteti che ora rischiano di essere compromesse dal brusco abbassamento delle temperature con il taglio dei raccolti estivi”.
“Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – viene spiegato in una nota la Coldiretti nazionale – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
Lo stato delle culture, al momento, è ancora precoce. La speranza è che i danni a meli e viti siano ridotti al minimo. “Spaventa però il ciliegio che ha appena iniziato ad aprirsi – spiega Barbacovi – e anche l'albicocco”. In merito ai danni, spiega il presidente di Coldiretti “al momento è troppo presto per quantificarli”