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Coronavirus, bar e negozi si illuminano e i gestori protestano in silenzio. Le FOTO e VIDEO di un viaggio tra le vie di una Trento surreale

Tanto silenzio e scene surreali di una città deserta che vuole ricominciare a vivere. Tanti gli esercizi commerciali che hanno aderito alla "protesta" per dare un segnale chiaro: "Vogliamo riaprire". Giovedì è atteso un altro flash-mob

Di Luca Andreazza e Giuseppe Fin - 28 aprile 2020 - 21:25

TRENTO. Serrande alzate e luci accese, mascherine e esercenti all'esterno del negozio. Tanto silenzio e scene surreali di una città deserta che vuole ricominciare a vivere. Tanti gli esercizi commerciali che hanno aderito alla "protesta" per dare un segnale chiaro: "Vogliamo riaprire". Una manifestazione che si è chiusa con un applauso degli operatori che sono scesi in strada.

Tanti gli esercenti che si sono recati nel proprio punto vendita e bar. Una luce che significa voglia di ripartire, di riaprire e far capire che se non verrà concesso di alzare la serranda subito il rischio è quello che molti dovranno tenerla abbassata per sempre. La data di apertura per numerose attività al dettaglio, purtroppo, è spostata in avanti in questa emergenza coronavirus. 

 

Questa è una prima manifestazione, mentre per giovedì giovedì 30 aprile è previsto un altro flash mob degli imprenditori trentini, un gesto plateale per protestare contro il perdurare del lockdown (Qui articolo).

LE FOTO. Gli esercenti di Trento protestano contro il protrarsi del lockdown: "Se non riapriamo per noi è la fine"

 

Tra 48 ore, quindi, una altra protesta delle attività produttive: le saracinesche di bar e ristoranti, punti vendita si alzeranno nuovamente, gli esercenti intendono consegnare simbolicamente le chiavi delle loro imprese al premier Giuseppe Conte. Un gesto forte per lanciare il grido d’allarme di una categoria sempre più in difficoltà a causa dalle restrizioni imposte dalle autorità per fronteggiare la diffusione dell'epidemia Covid-19. Se non si può aprire non si può nemmeno fare incassi, ma la maggior parte dei costi fissi resta.

 

Sul fronte delle imposte Confesercenti chiede l’azzeramento dei tributi locali per i mesi di chiusura e i mesi di restrizioni, così come l’azzeramento dei costi della moneta elettronica e abbattimento costi buoni pasto, ma anche la riduzione delle aliquote Irap per il comparto dei pubblici esercizi e garanzie da parte dello stato sui prestiti per il rilancio delle aziende. Infine la categoria vorrebbe intervenire sugli affitti, utenze, per ridurne drasticamente il peso.

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