Tagli al sistema accoglienza, Cnca e Centro Astalli: ''Non può essere questa la comunità cristiana trentina. Così ci si omologa all'Italia''
Dura la reazione delle associazioni al taglio imposto da Fugatti: "Il centrosinistra è sparito, assiste inerme. Così si aumenta il problema e la percezione di insicurezza, voti per la Lega. Chiediamo un referendum per abrogare il Dl Salvini". L'Anpi chiama alla "Resistenza": "Non ci si può rassegnare a questo declino, alle pratiche ignobili contro la vita e la dignità"
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TRENTO. "E' una situazione preoccupante. Non solo per l'emergenza che si verrà a creare nella gestione dei richiedenti asilo e la perdita dei posti di lavoro", dicono Claudio Bassetti e Stefano Graiff, rispettivamente presidenti di Cnca e Centro Astalli, che aggiungono: "Si va verso l'omologazione del Trentino al resto d'Italia. Se altrove il sistema di accoglienza effettivamente è lacunoso, non si deve trascinare il nostro modello a livello più basso. Serve una reazione della società civile, si deve cambiare passo. Questa non può essere la comunità cristiana trentina, non si può perdere la capacità di indignarsi".
Il calendario però è già scandito (Qui articolo). Dal 1 gennaio la chiusura dei corsi di cultura e lingua italiana per richiedenti asilo, trenta giorni esatti dopo arriva la riduzione del servizio di supporto psicologico, quindi a marzo quella del personale che lavora nelle strutture collettive. Dal 1 aprile si chiudono i servizi di orientamento al lavoro. Il sistema di accoglienza targato Lega trentina diventa un bed&breakfast: soltanto vitto e alloggio assicurati (per ora, poi chissà).
Le avvisaglie della "chiusura" di questa esperienza già c'erano, quando Silvio Fedrigotti aveva scritto alle realtà dell'accoglienza una circolare per fermare tutti: "Le nuove disposizioni ministeriali escludono la possibilità di realizzare servizi", una lettera al sistema che si chiudeva in modo praticamente inequivocabile: ''Grazie per la collaborazione prestata in questi anni'' (Qui articolo).
Nei giorni scorsi è arrivata la conferma direttamente dal presidente Maurizio Fugatti e le misure riguardano anche i trasporti. La forza del Cinformi viene dimezzata, così come le risorse. "E' un servizio provinciale - dice Bassetti - ma tanto è a carico del privato sociale. Il sistema di accoglienza trentino funziona, ma ora si vuole gettare tutto all'aria".
A scoppio ritardato sono arrivate le prime reazioni dei sindacati, un po' tardi ma meglio che mai (Qui articolo). Il centrosinistra invece è letteralmente al palo, l'opposizione di governo incassa evanescente la svolta. Non batte un colpo. A onor di cronaca solo Futura alza un po' il tiro, ci prova, si sbraccia. Ma il Partito democratico non si vede all'orizzonte.
E le quindici associazioni che ruotano intorno al sistema di accoglienza serrano i ranghi per cercare di limitare i danni. "Non hanno paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti", si potrebbe dire parafrasando Martin Luther King. "Al buio si vedono le stelle, ma qui è difficile scorgerle - evidenzia Graiff - la politica ha ormai abdicato, senza determinazione, siamo sdegnati. E' il momento di tirare fuori la voce e la forza per migliorare, il Trentino non è questo: non è un vuoto etico e sociale che si lascia abbindolare dalla bandierine di presepe e crocefisso".
La nuova politica del governo leghista ribalta tutto e sono le associazioni a levare gli scudi, abbandonati. "E' un mese - dice Bassetti - che chiediamo di incontrare il presidente per analizzare le disposizione del Dl Salvini, articolare una risposta migliorativa e trovare le contromisure per un'applicazione coerente rispetto al modello trentino. Ora ci troviamo tutto già deciso, si segue in modo lineare tutto, si getta via l'Autonomia e seguiamo l'Italia negli errori".
Anche la diffusione territoriale della presenza di richiedenti asilo viene fermata: basta trasferimenti di uomini nelle valli del Trentino, solo donne e famiglie con figli. Gli uomini restano invece nella residenza Fersina, mentre l'altro obiettivo è quello di chiudere il campo di Marco di Rovereto.
"Non si può banalizzare la sicurezza e legare tutto all'immigrazione. Questo provvedimento - prosegue Graiff - non farà altro che aumentare la percezione di insicurezza per aumentare il malcontento, la paura e il quindi il bacino di voti. La nostra intenzione è quella di promuovere una raccolta firme per proporre un referendum abrogativo di questo decreto legge iniquo e pericoloso".
Entro giugno l'amministrazione prevede anche la dismissione del 30% degli alloggi della provincia. A medio termine, nel 2020, la chiusura del sistema. "Questo piano accentua le problematiche - dice Bassetti - anziché risolverle. Le persone non spariscono nel nulla. La coperta è quella, sempre corta: se non ci sono i servizi si va a impattare sulla bassa soglia e i dormitori".
Non solo referendum e iniziative per battagliare contro le nuove disposizioni. "La strada - conclude Graiff - è quella di unirsi e raccontare le storie umane dietro questi viaggi tra torture e fragilità, vicissitudini e il rischio di morire. Certo, alcuni si approfittano della situazione, altri imboccano percorsi sbagliati, ma non si può generalizzare. Chiamiamo la società civile a raccolta per non arrenderci. Non abbiamo perso la capacità di indignarci davanti alle mostruosità".
Invita alla "Resistenza" anche l'Anpi. "Si stravolge la Costituzione - afferma il presidente Mario Cossali - l'Italia entra nell'incubo dell'apartheid giuridico, un colpo violento al diritto d’asilo, all'accoglienza, all'integrazione. A un modello che ha portato ricchezza culturale e convivenza civile a quelle comunità che hanno avuto la responsabilità e il coraggio di sperimentarlo. Non si risolve il problema del controllo dell'immigrazione clandestina, ma si aggrava. Non si può restare inerti. Non ci si può rassegnare a questo declino, alle pratiche ignobili contro la vita e la dignità. È l’ora di una straordinaria assunzione di responsabilità: organizzare una resistenza civile e culturale larga, diffusa, unitaria".