Antonio Megalizzi, il vescovo: ''Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno''
Duomo gremito per l'ultimo saluto al giovane reporter. Presenti le massime cariche dello Stato. Monsignor Tisi: ''Un sorriso che ha saputo toccare tanti cuori''
TRENTO. Una "comunità tramortita". È, secondo le parole pronunciate nell'omelia dall'arcivescovo Lauro Tisi, quella che si è riunita al funerale di Antonio Megalizzi. In Duomo a Trento le massime cariche dello Stato. Troppo piccola la cattedrale per accogliere le tante persone che sono arrivate in città per l'ultimo saluto al giovane Antonio.
Presenti nei banchi, oltre ai rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico locale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il capo del governo Giuseppe Conte. Accanto a loro il rettore dell'Università di Trento Paolo Collini, Antonio Tajani, Laura Boldrini, Maurizio Martina, Mara Carfagna e Daria De Pretis.
Amici di Antonio, colleghi e compagni di corso si sono stretti attorno alla famiglia, alla mamma, al papà, alla sorella e alla fidanzata. Alcuni si sono presentati in chiesa avvolti in una bandiera dell'Europa.
Lacrime, abbracci e tanti canti: questi i tratti di una funzione davvero partecipata. Nell'attesa in chiesa sono risuonate le note di "Angels" di Robbie Williams e "Fix you" dei Coldplay", canzoni che hanno lasciato poi il posto a melodie tradizionali del repertorio sacro.
Sul libretto di accompagnamento alla funzione una preghiera scritta dal "vescovo Lauro", un accenno al sorriso di quel ragazzo che ha saputo "toccare tanti cuori": "Ciao Antonio, Dio ti restituisca quel sorriso che ti aveva donato, che a tua volta hai regalato a mamma Annamaria, a papà Domenico, a tua sorella Federica e a Luana. Quel sorriso, che ha saputo toccare tanti cuori e varcare confini impensati, è stato motore di relazioni e testimonianza della bellezza della vita, anche in queste drammatiche ore, in cui ti abbiamo conosciuto più da vicino. Per questo ti diciamo un profondo grazie. Dio te lo restituisca, Antonio, quel tuo sorriso contagioso! E ti lasci tornare a sognare. Fallo anche per noi".
"Una violenza cieca e assurda, ancora una volta, ha decapitato una giovane vita, colpito al cuore per sempre una famiglia, tramortita una comunità" questo l'inizio dell'omelia della messa esequiale pronunciata poi da monsignor Tisi. Un'omelia che ha preso le mosse dal Cantico dei Cantici "Le grandi acque non possono spegnere l'amore". "La vita di Antonio lo conferma con forza - ha detto dal pulpito il vescovo - In tanti stanno testimoniando da giorni le sue doti di umanità, intelligenza, simpatia, generosità e altruismo non comuni. Figlio della terra italiana, in lui riunita, non solo idealmente, dalla Calabria al Trentino, dal sud al nord della nazione, egli si è formato in questa città, alla quale la storia ha consegnato la vocazione ad essere "ponte" con l'Europa".
È seguito il riferimento agli ideali del giovane reporter: "Nella terra che ha dato i natali a uno dei Padri fondatori del sogno europeo, Antonio ha immaginato con grande libertà ed entusiasmo, ma anche con profondo realismo, un'Europa senza confini e senza pregiudizi, alla quale non vedeva alternative. Egli ne è stato testimone anche all'interno della comunità accademica, dove germogliano straordinarie risorse d'innovazione e cambiamento, che hanno nei giovani i veri protagonisti".
Sempre l'arcivescovo: "Tutto questo non cancella il dramma che avvolge questa morte. Il dolore di Annamaria, Domenico, Federica e Luana toglie il fiato e domanda silenzio. L'accorata confessione di Gesù ai discepoli "L'anima mia è turbata, Padre salvami da quest'ora" racconta un Dio che si fa compagno del dolore dell’uomo, della sua paura e angoscia. Gesù di Nazareth, che sei passato nel guado della morte, prendi per mano questa famiglia, e apri un varco nell'oscurità di quest’ora! L’intensità dell’amore che avvolge il vostro dolore possa divenire rassicurazione che Antonio vive nelle braccia del Padre. Il Padre stesso "lo onorerà". Possiate sperimentare che Antonio continua ad accompagnarvi, a sostenervi, ad amarvi".
"Il vangelo di Giovanni, sorprendentemente, chiama "gloria" il morire di Gesù - ha spiegato monsignor Tisi - Quel morire non è tomba, ma grembo carico di vita, come il chicco di grano che cade in terra, muore, e porta molto frutto. Questa “gloria”, il Dio di Nazareth l’ha regalata agli uomini. Per questo Egli è venuto. Gloria di Dio è la straordinaria lezione di questa famiglia che oggi è qui, in preda al dolore più atroce, ma con il cuore libero dall'odio. Gloria di Dio sono le commoventi e profetiche parole di Antonio: “Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno".
L'omelia è terminata con un nuovo ringraziamento a quel ragazzo tanto appassionato: "In Gesù parola e vita coincidono. Non c’è distanza, vita e parola si identificano. In quest’epoca in cui le parole rischiano di non essere abitate, di essere svuotate, o addirittura utilizzate per trame di morte e per immettere nel cuore degli uomini odio e rancore, ti diciamo grazie, Antonio. Grazie per aver creduto nella forza della parola che s’interroga, si pone domande e rinuncia a facili risposte. La parola che non s’impossessa di un microfono, ma offre voce agli altri e gode della loro ricchezza. Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno. Per tutto e per sempre, grazie Antonio!"
Dopo la funzione in Duomo, dove sono risuonate le note dell'Inno alla gioia di Beethoven (l'inno d'Europa), la salma di Antonio sarà ora accompagnata al cimitero. Fuori dalla chiesa, ad accogliere il feretro, uno scrosciante applauso.