Troppe morti e infortuni sul lavoro: necessario introdurre il 'reato di omicidio sul lavoro'
Attuale segretario generale della Uil in Trentino è giornalista pubblicista dal 2014
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma non ha specifiche norme di carattere penale per i gravi infortuni sul lavoro e malattie professionali. In questo senso è stato presentato in Parlamento un disegno di legge, che mira ad introdurre nel nostro ordinamento il 'reato di omicidio sul lavoro', sulla falsariga di quanto recentemente introdotto nel nostro ordinamento con il cosiddetto 'omicidio stradale'.
Certo, la strage continua e nemmeno i programmi degli enti preposti alla sicurezza del lavoro, i servizi di prevenzione delle ASL e le tante iniziative anche bilaterali fra aziende e sindacati riescono a porre un freno. Una dinamica che non si interromperà con una norma in più, seppur di carattere penale. Ma ancora in troppe aziende, in una struttura produttiva nazionale e locale fatta in gran parte di innumerevoli piccole aziende, si fa troppo affidamento alla fortuna, senza mettersi a norma e confidando che la stessa repressione sia circoscritta a conseguenze più che altro economiche od amministrative. Da qui il nostro appoggio a questa novazione normativa coordinata con poche altre disposizioni semplici, non costose ed efficaci.
La Uil lancia inoltre un forte appello, una richiesta non più eludibile, al mondo produttivo, sindacale e politico di fermarsi e concentrarsi, seriamente, per provare a cambiare od aggiungere azioni concrete, alle prassi e procedure previste a salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.
Ribadiamo necessario un maggior impegno dell’amministrazione pubblica, del sindacato e delle aziende nella attuazione di una vera sorveglianza sanitaria dei lavoratori, nella prevenzione degli infortuni e nella formazione sulla sicurezza del lavoro.
Sul piano locale poi chiediamo un rafforzamento delle azioni di prevenzione riguardo alla salute e sicurezza sul lavoro e maggior impegno e risorse adeguate in tal senso. Per parte nostra vedremo di sensibilizzare, rafforzare la presenza e la vigilanza di tutte le strutture sindacali territoriali ed aziendali, oltre che ad avviare, sollecitare al più presto, anche in sinergia con gli enti bilaterali e formativi di emanazione sindacale, una campagna di formazione ed informazione degli Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza).
I dati ci impongono di non abbassare la guardia neppure sulla sorveglianza sanitaria o le condizioni per lo sviluppo di malattie invalidanti, rispetto all’uso dei Dpi (dispositivi protezione individuali) o alla più evidente e magari palese mancanza di minime condizioni di sicurezza fisica sul lavoro.
Crediamo inoltre possa essere utile, importante, rafforzare e diffondere in tutti i settori la figura 'territoriale', più tecnica, professionalizzata, del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, già in essere nell'artigianato, da estendere sicuramente al terziario, all'agricoltura, in tutti i settori dove sono predominanti le piccole, piccolissime imprese. Un gran lavoro per tutti quindi. Ma nessuno può esimersi dal lavorare per la vita e per evitare che qualcuno quella vita la perda sul lavoro.