La Uil lancia l'allarme dell'emergenza casa. Provincia e Comune devono essere più attivi
Attuale segretario generale della Uil in Trentino è giornalista pubblicista dal 2014
Torna ciclicamente di attualità il tema dell'affitto e soprattutto delle migliaia di alloggi sfitti. È di questi giorni l’ultimo allarme, ma le associazioni di solidarietà sociale, il sindacato e le stesse associazioni di categoria delle imprese immobiliari, lo hanno lanciato parecchie volte negli ultimi due anni. Senza riuscire a far uscire la testa dello struzzo dalla sabbia.
Se l’assessore Daldoss ed il nuovo CdA di ITEA hanno cominciato a sbloccare, ristrutturare e riassegnare almeno i cosiddetti “alloggi di risulta” pubblici, tornando ai numeri di un lustro di tempo fa, lo stesso Assessorato e quello del Comune di Trento non hanno assolutamente attivato processi di informazione e attuazione di incentivi per liberare il mercato privato dell’affitto.
Una situazione scandalosa che la UIL ha rimarcato più volte nel tempo, sollecitando Daldoss ad avviare, almeno sperimentalmente, il Fondo di garanzia per l'affitto, varato un paio di anni fa e finito nell'oblio, di cui si ricomincia a riparlare adesso, dopo che se ne erano perse le tracce. E che potrebbe essere se non la soluzione almeno un tentativo per rimettere sul mercato i tanti alloggi sfitti dei locatori privati
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La UIL chiede quindi all'Assessore Daldoss di licenziare finalmente il Regolamento d'attuazione del Fondo di Garanzia per l'affitto, perso nei meandri degli uffici provinciali, grazie al quale, si spera, sarà possibile far rientrare nel circuito degli alloggi in affitto, almeno a canone moderato, parte dei tanti appartamenti che a Trento e nei comuni ad alta densità abitativa i privati tengono sfitti, per paura di morosità o danneggiamenti.
L'Assessorato non ha voluto coinvolgere nel progetto, diversamente da quanto proposto dal Sindacato (cosa sperimentata anche in altre realtà ), le Fondazioni bancarie o la Cooperazione o un altro grande attore immobiliare trentino, la Curia, partner che secondo la UIL avrebbero aumentato l'affidabilità e l'appeal dell'iniziativa.
Anche il Comune di Trento avrebbe dovuto farsi parte attiva rispetto all'emergenza casa e l'Assessora competente Franzoia (addirittura lanciata ora verso l’incarico di vicesindaco) dire almeno due parole sulla questione. A tutt'oggi abbiamo sentito biascicare solo qualche confuso ragionamento su questi argomenti da parte del vicesindaco Biasioli in tema di sviluppo di progetti di "coabitazione", rent to bus, o di non si capisce bene di che meccanismo di coinvolgimento delle cooperative edilizie nella costruzione e concessione di alloggi sociali.
Forse sarebbe più utile e concreto sbloccare tutto l'iter edilizio amministrativo che tiene bloccato, ad esempio, l'intervento di edilizia sociale delle cosiddette "palafitte", in corso da quasi 10 anni e di cui non si vede all'orizzonte la soluzione o perlomeno l'avvio dei cantieri.
Qualcuno si chiederà da dove viene l'insistenza del Sindacato rispetto alla tematica dell'edilizia pubblica e della casa. La risposta è duplice: dalla vicinanza ai lavoratori e pensionati che vivono l'emergenza casa, in tempo di crisi in modo particolare, e da recenti inchieste sociologiche, anche locali, che confermano che per i lavoratori è quello della casa uno dei temi scottanti per il quale è richiesto l'impegno del sindacato confederale in primis.
L'altra motivazione è data dalla storia dell'edilizia pubblica e sociale italiana e trentina: il patrimonio oggi ITEA è stato costituito per gran parte con i contributi degli stessi lavoratori, oggi magari pensionati, nei decenni scorsi. Crediamo che, entrando nel merito delle politiche abitative pubbliche odierne, rappresentiamo quegli interessi e quei sacrifici senza i quali tutto quel patrimonio probabilmente non esisterebbe o sarebbe di ben minore volume ed estensione.