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Storia di Yeman Crippa: una montanara testardaggine e un fisico da ''fringuello'' da costruire per diventare il più forte corridore d'Europa

DAL BLOG
Di Paolo Ghezzi - 22 agosto 2022

Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)

Il mio papà Roberto? Per me, per noi, è un grande, è un re”. C’era un destino regale già nel ragazzino Yemaneberhan Crippa che ricordiamo vent’anni fa, bambino, mettere a rischio le preziosissime gambe nei dribbling sul campetto di calcio di fronte a Villa Santi, milleduecento metri d’altezza, a Montagne, sotto Passo Daone. Yeman Crippa, cittadino italiano di Trento (anche se i capi leghisti della nostra Provincia se ne dimenticano, concedendogli il solo domicilio), che ieri è diventato il re d’Europa nei diecimila metri.

 

Quella dichiarazione d’amore è contenuta in un docufilm di 25 minuti, firmato Matteo Valsecchi, “Yema e Neka” (2015) ed è pronunciata sullo sfondo verde dei boschi di Montagne, minuscolo paesino giudicariese di tre frazioni ora assorbito nel Comune di Tre Ville. A Montagne, se non sei un (moto)ciclista appassionato di tornanti pendenti, non ci passi per caso. È fuori rotta per i flussi turistici, è una valletta periferica, è solo un modo tortuoso di arrivare in Rendena senza passare da Tione. Quassù, in questo posto di montagna trentina “tagliata fuori”, Roberto e Luisa Crippa hanno deciso di abitare con la loro straordinaria famiglia di nove bambini e ragazzi etiopi adottati a più riprese in un orfanotrofio di Addis Abeba: una tribù straordinaria, che ripopolava la valletta e la colorava di voci e sogni. Yema(n), Mekdes, Mulu, Kalamu, Neka, Elsa, Asnakech, Gadissa, Uonishet (che non c’è più, per incidente stradale in Etiopia)… quattro maschi e cinque femmine, ciascuno inconfondibile al di là dei legami di sangue e di vita.

 

Yeman, che in famiglia chiamano Yema senza la “n” finale, ti colpiva – oltre che per l’agilità del passo di corsa – per gli occhi intelligenti e curiosi, che ti scrutavano senza timidezza. Grato alla coppia italiana che l’aveva strappato a un destino incerto sul grande altopiano africano, aveva un portamento regale nella schiena dritta e nel collo lungo, oltre che nello sguardo che scintillava già di grandi speranze. La tribù nera d’Etiopia, nei giochi di calcio con le tribù bianche dei ragazzini vicini di casa, si mischiava in allegria. Yeman non era un fenomeno della natura già fatto e finito ma un “fringuellino” (come l’ha definito il Corriere della Sera) che prometteva di mettercela tutta, a crescere e a rafforzare le ali.

 

Per fortuna qualcuno ha capito presto che correre – e correre lontano – gli veniva meglio che calciare un pallone, e sui campi d’atletica Yeman ha cominciato, con umiltà e con intelligenza, insieme al fratello corridore Neka, a costruirsi un destino regale attraverso migliaia di chilometri di fatica. Ce li ricordiamo, lui e suo fratello, correre sui tornanti di Montagne durante le riprese di quel film, in un inverno eccezionalmente benedetto dalla neve. Il fiato grigio dei due fratelli d’Africa tra due muri bianchi, gli occhi seri sulla strada davanti, sugli abeti innevati.

 

Quando ieri sera Yeman ha innescato l’accelerazione finale per andare a riprendere l’africano di Norvegia e a prendersi l’oro di Monaco, abbiamo pensato – ancora una volta – ecco, che bello l’intreccio multietnico di storie e di destini, da un oscuro orfanotrofio nella capitale dell’ex Africa d’Italia a una trascurabile valletta di montagna, da Addis Abeba a Montagne, un fiore d’Africa trapiantato (dalla mano destra di Dio? – è quello il significato del suo nome di battesimo) in Trentino per diventare, in una notte d’estate, il più forte corridore d’Europa.

 

Yeah man, Yeman! Ce l’hai fatta. Senza lunghe gambe di gazzella da roteare in pista, senza muscoli miracolosi e senza discendenze regali, senza farti deprimere dalla delusione dei tuoi esordi olimpici, senza fare proclami ma continuando ad allenare il tuo corpo d’africantrentino con asburgica precisione e montanara testardaggine, hai dimostrato che non bisogna mai sottovalutare i paesini “tagliati fuori”. Natanaele-Bartolomeo, l’apostolo-patrono di Montagne ieri rievocato nella domenica 21 agosto 2022, la sagra che ti ha portato fortuna, a Filippo che gli proponeva di incontrare un rabbi di nome Gesù, replicava scettico: “Ma che cosa vuoi mai che venga, di buono, da Nazareth?”. E che cosa volete che salti fuori da Montagne? E invece: un fringuello veloce, una lepre guizzante, un capriolo inafferrabile come quelli che la sera spuntano fuori da questi boschi appartati. Un re della corsa di nome Yeman Crippa, trentino per caso e per amore.

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