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Mirko, un Mito sulle montagne russe. Un libro a fumetti sul 17enne scomparso un anno fa: per continuare a sorridere insieme tra ironia e speranza

MitoMirko è rievocato da un bel libro di Alessandra Sartori e AlbHey Longo: si presenta martedì 14 dicembre alle 18 alla Erickson di Gardolo, che è la casa editrice che l’ha pubblicato grazie al sostegno del Lions Club Trento Host per finanziare la ricerca sull’atrofia muscolare spinale dell’Associazione Famiglie Sma. MitoMirko è Mirko Toller, studente delle Iti di Trento. Diventato famoso per uno spot girato con Checco Zalone nel 2016
DAL BLOG
Di Paolo Ghezzi - 13 dicembre 2021

Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)

MitoMirko, avevo soprannominato in una mia vita precedente l’assessore provinciale, il Bisesti da Aldeno. Era uno sfottò, naturalmente. Mitologica, infatti, era la sua misteriosa competenza alla cultura. Ora mi pento di aver sprecato quella simpatica e allitterante (Mi-Mi) etichetta: MitoMirko esiste, ha vissuto 17 anni, se ne è andato da questo mondo poco più di un anno fa (Il Dolomiti, 2 ottobre 2020) ma vive e sorride nell’anima di chi l’ha conosciuto. Oltre che nelle iniziative che portano il suo nome, come i parchi giochi inclusivi Happy Land (Il Dolomiti 20 settembre 2021).

 

E ora MitoMirko è rievocato da un bel libro di Alessandra Sartori e AlbHey Longo: si presenta martedì 14 dicembre alle 18 alla Erickson di Gardolo, che è la casa editrice che l’ha pubblicato grazie al sostegno del Lions Club Trento Host per finanziare la ricerca sull’atrofia muscolare spinale dell’Associazione Famiglie Sma. MitoMirko è Mirko Toller, studente delle Iti di Trento. Diventato famoso per uno spot girato con Checco Zalone nel 2016.

 

Come mi ha raccontato un’insegnante che l’ha conosciuto bene, Mirko era “una Creatura unica dotata di una fragilità che gli consentiva di raggiungere vette incontaminate. In sostanza un autentico ‘puro di cuore’ le cui radici affondavano nella sofferenza/ resilienza. Un sorriso indimenticabile e l’ironia di chi ha visto e ha creduto. Un ragazzo che brillava per ironia, amore per il canto e audacia nel sostenere cause (per quasi tutti) impossibili”. Questo MitoMirko vien fuori proprio bene dal libro “La storia di Mirko”, che ha un bel sottotitolo – “Manuale illustrato per costruire montagne russe fai-da-te” – e riesce ad evitare i due scogli che sempre minacciano operazioni editoriali solidali come questa: la commiserazione lacrimosa e la futilità buonista.

 

Niente di tutto questo in “La storia di Mirko”. Sia i testi di Alessandra Sartori, sensibile scrittrice per bambini e ragazzi, sia il coloratissimo fumetto di AlbHey Longo, torinese classe 1993 che qui dentro osa perfino parodiare i miticissimi Peanuts, stanno alla larga sia dallo stile compassionevole sia dall’infantilismo sciocchino. Qualche riga, che vi dà il sapore di questo ragazzo speciale e del libro: "5 aprile 2003. Quando nasco c’è la luce, ma non il sole. … Io non rido affatto, anzi sono piuttosto arrabbiato”. Un esordio nel segno della normalità: Apgar (l’indice di vitalità del neonato) 10 su 10, Mirko piange, l’infermiera sorride, “bastava fidarsi del mio sguardo per rendersi conto che era tutto apposto”. E subito la mitomirkica ironia, altro che Zalone: “Se c’era una cosa che trovavo frustrante era questa impossibilità di capirsi. Quando avevo fame i miei genitori mi mettevano nella culla; quando ero stanco mia nonna preparava il biberon”.

 


 

Ironia e rustica poesia. “Abitiamo a 660 metri sul livello del mare, non è una grande altitudine, ma se il cielo è terso le costellazioni ti sfiorano gli occhi. La mamma mi carezzava la testa, di tutte le stelle, lei, era la più vicina". Mamma Stella, papà Fabio, le sorelle Linda e Serena, i sogni, le montagne russe. Il suo pazzesco progetto delle montagne russe a misura di Mirko (e di tutti gli altri) in carrozzina. Il bambino geniale e ingegnoso aveva cominciato con i mattoncini Lego e proseguito con il controller dei videogiochi e con la testa piena di numeri e disegni tecnici. “La storia di Mirko” lo accosta ai grandi inventori: Egidio Brugola, Thomas Edison, Edward Hibberd Johnson, Jawed Karim di YouTube… L’audacia, la sfida, la voglia di avventura lo proiettano oltre i limiti della sua malattia, anche grazie a una rete di amicizia e di amore che lo sostiene e lo fa volare alto nella sua giostra.

 

Una vita breve e strana. Eppure bella. "Niente è strano se ci fa stare bene": parola di Mirko, che spiegava al papà - lavoratore del porfido - perché, in macchina, voleva ascoltare ad alto volume il suo Coez. L’esergo del libro, una frase di Oscar Wilde amata da Mirko, apre e chiude il cerchio della sua vita sulle montagne russe: “La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”. Mirko è stato felice. Ed è, davvero, tutto qui, il segreto.

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