Chiude la rivista ''il Margine'', per strutturali ragioni di mercato e per la stanchezza accumulata. Un ultimo grande numero e il Samba delle benedizioni
Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)
Venerdì 24 marzo 2023, in un'affollatissima Sala Sosat, si è tenuta la presentazione del numero finale della rivista il Margine, 304 pagine con 43 articoli. Dell'ultimo della serie pubblichiamo qui un ampio stralcio
“La vita, amico, non è uno scherzo, la vita è l’arte dell’incontro”
“A vida não é brincadeira, amigo. A vida é arte do encontro”. Samba da benção è l’inno alla vita scritto da Baden Powell su testo di Vinícius de Moraes e pubblicato nel 1967. Divenne la colonna sonora del film Un homme et une femme di Claude Lelouch, che vinse a Cannes. Due anni dopo, nel 1969 quando compivo dodici anni e pensavo che fosse l’età perfetta, uno stato di felicità intatta, che era un gran peccato abbandonare per crescere verso l’età adulta, uscì la versione italiana. Fu Sergio Bardotti, il “poeta per musica”, traduttore e “transcreatore” (di Haroldo de Campos e Stefano La Via la bella definizione), il Bardotti amico del nostro Armando Franceschini e dei brasiliani (per loro, Bardóci) grande autore di testi per l’altro Sergio (Endrigo), a “transcreare” quel Samba in italiano, e a inserirlo nel disco (dallo stesso Bardotti prodotto) La vita, amico, è l’arte dell’incontro.
Citazione troppo spesso citata ma alla fine della storia (e alla fine di questo ultimo numero, che è cresciuto fino a diventare un signor libro) sappiamo benissimo che il segreto è tutto qui. Cercare l’incontro, non sprecare l’incontro, rispondere cioè essere responsabili (alle richieste di incontro, alle domande di aiuto, alla speranza di una parola, banalmente ma non troppo: all’ultima mail) non accatastare i silenzi, che alla fine inceppano i progetti ma soprattutto congelano le relazioni, raggelano le amicizie.
Il Margine cartaceo si è andato a spegnere per strutturali ragioni di mercato (non è più l’epoca d’oro delle riviste stampate) ma anche per la stanchezza accumulata dalla bella avventura comune, e per i troppi silenzi che abbiamo lasciato crescere, come erbe infestanti, intorno al nostro “piccolo progetto” avviato nel 1981.
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E allora ricomincio (per terminare) da qui. Dall’arte dell’incontro. E dall’arte delle benedizioni, di cui scrivo un elenco assolutamente parziale (d’altronde l’incompletezza ci accompagna). Arte laica, quella delle benedizioni, che non postula necessariamente un’altra vita, addirittura eterna (ma forse ci si spera, se non altro per vedere riparati i dolori e le ingiustizie di questa).
Benedette le madri e i padri che ci hanno fiondati nel mondo, creature future, affinché, nel gioco tremendo della libertà umana, solcassimo il gran mare del mondo.
Benedette le donne e gli uomini che abbiamo amato e che ci hanno amato affinché, nel gioco tremendo della libertà umana, solcassimo il gran mare del mondo.
Benedette le figlie e i figli che abbiamo fiondato nel mondo, creature future, affinché, nel gioco tremendo della libertà umana, solcassero il gran mare del mondo.
Benedette le annegate e gli annegati innocenti, nel mare nostro, sulla rotta dell’incontro verso una vita migliore.
Benedette le vittime innocenti della violenza e dell’ingiustizia e della guerra, che non hanno gustato la terra e sono riuscite a non odiare la vita e che ci hanno consegnato l’impegno di fare migliore la terra, la vita.
Benedetto l’amore, benedetti il corpo e la bellezza, benedetto il volto dell’altro.
Benedette le amiche, benedetti gli amici.
Benedette Miriam di Migdal la Maddalena, Sara e Agar, Giuditta, Noemi e Rut, Anne Frank, Etty Hillesum, Edith Stein, Simone Weil.
Benedetti Giovanni il precursore e Giovanni lo scrittore, e gli altri evangelisti e tutte le annunciatrici e gli annunciatori della Buona Notizia per i poveri e gli oppressi. Juan de la Cruz (buscando mis amores, non coglierò più un fiore, non temerò le fiere e passerò i forti e le frontiere). I boemi Jan Palach e Jan Hus, e tutti i santi eretici bruciati nel nome di Dio e delle Chiese.
Benedetti Rumi e Gandhi. Benedetti Aldo Capitini e Danilo Dolci. Benedetti Charles de Foucauld e i sette trappisti dell’Algeria.
Benedetti Hans Alex Sophie Christl Willi Kurt e gli altri della Weisse Rose (una rosa bianca che a ogni febbraio rifiorisce), benedetti Franz Jägerstätter, Josef Mayr-Nusser e Dietrich Bonhoeffer. Benedetti Teresio Olivelli e i fratelli Rosselli. E tutti gli antifascisti che non hanno aspettato inerti la fine del fascismo.
Benedetta la Costituzione italiana del 1948.
Benedetti Kierkegaard, Mounier, Bernanos, Maritain, Guardini.
Benedette le donne che hanno osato parlare con Dio senza aspettare gli uomini: Caterina d’Alessandria, Jeanne d’Arc, Ildegarda di Bingen, Julian of Norwich, Angela da Foligno, Gertrud von Helfta, Teresa di Avila, Bernadette Soubirous, Thérèse de Lisieux.
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Benedetti i libri scoperti al passalibro, i libri stampati prima del 1949, le tipografie dal volto umano, i Salmi di David, il Davide di Coccioli, il De Rerum Natura, il Cantico delle Creature, la Commedia, il Chisciotte, i Promessi, i Karamazov, Guerra e pace, Animal Farm, Cent’anni di solitudine, La promessa di Dürrenmatt, Il prete bello di Parise, il Candide di Voltaire, Danny l’eletto e Il mio nome è Asher Lev di Chaim Potok, Il ponte di San Luis Rey e L’Ottavo Giorno di Thornton Wilder, East of Eden di Steinbeck, Opinioni di un clown di Böll, Il signor Mani di Yehoshua, La famiglia Karnowski di I. Singer, D’amore e d’ombra di Amos Oz. Benedetto L’Alleluja di Susanna.
Benedetto il sabato mattina. Shabbat Shalom.
Benedetti i quotidiani ancora croccanti di rotativa e il caffè da sorseggiare al caffè, sfogliando le pagine. Benedetti i correttori di bozze. Benedette Radio3 e Radio Radicale, quella pannelliana però. Benedetti i santi bevitori e le sante tipografe.
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Benedetto l’ebraico biblico (e la santa fatica che si fa, a decifrarlo) e l’yiddish e l’arabo e il cirillico e tutti gli alfabeti delle lingue della terra.
Benedetto il camminare, sulla terra.
Benedetto il Camino di Santiago. Benedetta la lentezza. E benedetto Finisterre.
Benedette le Cinque Terre.
Benedette Odessa, L’viv, la scintillante, libera Kyiv con Majdan Nezaležnosti e Santa Sofia.
Benedetti i martiri innocenti dell’Ucraina. Della Siria. Dell’Afghanistan. Di Israele e Palestina. Di ogni terra insanguinata. Le ragazze di Teheran, uccise dal clero.
Benedetta l’Italia-casa e non Nazione, benedette l’Irlanda, la Corsica e la Normandia. The Cliffs of Moher, la spiaggia di Sligo, il set dancing di Drumshanbo, il cottage di Jim, Etretat et Yport, il golfo di Lozari, il prato di Montagne, via Cappuccini, il Brenta visto da Andalo. Benedetto il Portogallo e Porto e il porto, e benedette Lisbona, Coimbra, Evora. Benedette Marrakesh e Istànbul. Benedette Gerusalemme, Nazareth e Betlemme. Benedetta Procida.
Benedetto il mare.
Benedetti i nostri animali, fedeli, miti e pazienti. Che non fanno le guerre.
Benedetti i marginali e le marginali, i viventi e gli assenti: Piergiorgio Cattani, Paolo Giuntella, Martino Doff-Sotta, Mariano Pretti, Renzo Bee, Maria Teresa Pontara, Piero Cavagna e tutti quelli che hanno fatto vivere il Margine e ora sono (provvisoriamente, confidiamo) nascosti alla nostra vista.
Benedetti tutti coloro che sono stati per noi una benedizione, e che ho dimenticato.
Benedetti i miti, i dialoganti, le sorridenti, gli autoironici, gli empatici e le simpatiche, i generosi che non misurano tempo soldi energie, i colti che non se la tirano, coloro che ti guardano negli occhi, che rispondono alle domande e alle preghiere, quelli che non si imboscano dietro l’indifferenza, né si inabissano dentro silenzi tombali, quelli che – come cercava di essere Etty di Amsterdam – sono balsamo per le ferite degli altri.