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Bastiana è russa e Bastiano ucraino: e a Villazzano, grazie al dodicenne Mozart, deflagra l’amore

DAL BLOG
Di Paolo Ghezzi - 17 ottobre 2022

Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)

Ah, se la vita fosse un’opera di Mozart…

 

Se la vita fosse Mozart, basterebbe un flauto per essere felici, un’orchestra d’archi per danzare, una formula magica per far innamorare, uno stregone buono per suggellare la pace tra Russia e Ucraina. Questo è successo, domenica 16 ottobre, al Teatro di Villazzano: che un Bastiano ucraino e una Bastiana russa si sono innamorati sul palco, e la loro armoniosa unione scenica è stata molto applaudita. Polina Tolokonnikova e Anton Radchenko (la sera prima i cantanti erano stati Gabriella Ingenito e Luis Juniku), soprano e tenore, hanno cantato come Dio comanda, il mago Colas (il basso Federico Evangelista) pure.

 

L’omonimia dei due personaggi, in fondo, già ci dice che la coppia è sempre uno specchio in cui ci si riflette. E quando si è persone ammodo, e non si vuole spaccare il mondo, lo specchio reggerà, non andrà in frantumi il sorriso dell’incontro. Per un’ora, dunque, su quel palco ha regnato il brivido inafferrabile dell’amore.

 

Anton è arrivato da Kyiv poco dopo lo scoppio della guerra d’invasione decisa dal tiranno di Mosca. Studia, come Polina, al Conservatorio di Trento, dentro cui è stato partorito questo spettacolo elegante e raffinato: regia della docente di teoria e tecnica dell'interpretazione scenica, Gabriella Medetti (assistente Doris Ebner), scene e luci Riccardo Canali, costumi (colorati e fiabeschi) di Chiara Defant. Giacomo Tesini violino maestro direttore e concertatore dell’Ensemble Bonporti con Inesa Baltatescu, Christian Battisti, Filippo Massetti, Emilio Maria Colpi, Aurora Salvetti, Jacopo Di Gennaro, Lucia Maria Palumbo, Enrico Dal Fovo.

 

L’operina (Singspiel) di un Mozart dodicenne (presa da una parodia di niente meno che Jean Jacques Rousseau), numero di catalogo K50, è esile ma già ispirata: nel 1768, in quel teatrino privato di Vienna, l’atmosfera incantata del capolavoro fantastico e onirico del “Flauto magico” si respira già. La mano sapiente e delicata di Gabriella Medetti – che per gusto e saggezza evita di attualizzarla con i telefonini e i selfie in mano agli innamorati adolescenti, come hanno fatto nel 2018 a Trieste – ha colorato la favola di colori circensi e bucolici e movenze aggraziate nell’eterno gioco del corteggiamento bilaterale, attorno alla pastorella Bastiana, una Polina un po’ impertinente e assai convincente, con invenzioni felici come una bici in forma di capra e mani guantate da prestigiatore che emergono da botole discrete.

 

Tre personaggi, neanche uno malvagio, e solo la ricerca dell’amore vero a scandire le arie e i duetti. Make love, not war: il Mozart era così. Il tutto molto leggero, molto gentile, mossette civette di gelosia e palpiti di riconquistata armonia: un’ora di musica e neppure un filo di noia. Solo un gentile ricamo di musica e recitativi, con i timbri profumati d’oriente (europeo!) della ragazza russa e del ragazzo ucraino. Qualche mite bisticcio (perché l’amore non è bello se non è litigarello) è il massimo di cattiveria che va in scena con “Bastien und Bastienne” (il titolo originale evoca la matrice francese, il libretto in tedesco, di F. W. Weiskern). Ma il tutto è destinato alla perfetta armonia, grazie alla formula misteriosa: “Diggi daggi, schurry murry, horum harum, lirum, larum, giri, gari, positò, besti, basti, saron froh, fatto matto, quid pro quo!”.

 

Bastasse, una Bastianeide, per far rinsavire il Dittatore…

 

Ci sarà una replica di Bastiano e Bastiana nel nuovo auditorium sotterraneo del Bonporti in via San Giovanni Bosco. Peccato che dovrà essere in forma ridotta, di concerto, perché non è permesso montare le scene. Come se tre fondali dipinti, per la sicurezza, fossero più intralcianti dei sessanta leggii di un’orchestra. Ma così vanno le cose quaggiù. Dura lex sed lex. Contro la burocrazia non funziona neppure la magia. E così sia.

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