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Quando i migliori si perdono nel vento. Il quinto di tredici ''Racconti stonati, ma non troppo… al tempo del coronavirus''

Inserito all’interno di una raccolta del 2006 intitolata La morte di Marx e altri racconti, la vicenda del professor Frans narrata da Sebastiano Vassalli – sotto un titolo che piace molto all’autore Abitare il vento, rubato ad un altro suo lavoro risalente al 1980 - annichilisce il vitalismo che anima i più intraprendenti e forse anche i migliori fra noi
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Di Nicola Zoller - 13 aprile 2021

Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico

E' uno scienziato famoso ma sempre più incapace di capire il mondo in cui vive, e anche sempre più insoddisfatto. Inserito all’interno di una raccolta del 2006 intitolata La morte di Marx e altri racconti, la vicenda del professor Frans narrata da Sebastiano Vassalli – sotto un titolo che piace molto all’autore Abitare il vento, rubato ad un altro suo lavoro risalente al 1980 - annichilisce il vitalismo che anima i più intraprendenti e forse anche i migliori fra noi.

 

Frans si è allontanato dalle sue terre scandinave e dal suo primo grande amore, Klara, per fare carriera nel mondo, in America: "Era incominciata la corsa ad ostacoli della vita – rammenta – e dovevo arrivare primo".

 

E arrivò primo. Ma poi ha capito che le sue scoperte scientifiche potevano essere scoperte da qualcun altro; e invece quello a cui aveva rinunciato nessuno glielo avrebbe ridato. E intanto è roso dentro dal pensiero di aver speso tutte le sue energie per avere l’applauso e la riconoscenza della gente: "Ma gli applausi durano poco – rimugina tra sé e sé – e la riconoscenza tra gli uomini non esiste".

 

A sessantaquattro anni è tornato a Stoccolma per ricevere un premio. Decide di passare sull’isoletta ridente in cui era cresciuto e di visitare i luoghi in cui aveva coltivato l’amore per Klara. Ma dimentica il monito di quest’ultima: "Chi cerca nella realtà i luoghi della memoria, corre il rischio di non ritrovarli".

 

Va anche peggio: l’isola – che era ed è di sua proprietà – abbandonata a se stessa è diventata un ricettacolo di sporcizia frequentata da visitatori incuranti e da disperati. La sua casa in cui aveva studiato e preparato la tesi di laurea è in rovina, saccheggiata in ogni angolo: resistono solo dei libri per terra ("I libri, chissà perché, non li ruba nessuno", medita sconsolato). Cerca allora nel bosco "il posto dei mirtilli", il luogo delle appassionate carezze scambiate col suo amore giovanile: ma anche questo è stato profanato, diventando "il posto della merda e della carta igienica".

 

Si sente in colpa per non aver curato le cose più dolci e più belle, per averle perdute irrimediabilmente. Avverte che la sua vita è un fallimento. Tornato in America telefona a Klara, con cui anche dopo il matrimonio di lei con un curato protestante ha mantenuto qualche rapporto inevitabilmente fugace: "Se avessi capito, quarant’anni fa, le cose che ho capito ora, non avrei sacrificato il nostro amore per una carriera di cui non mi importa più nulla".

 

Le "cose" importanti dolosamente perdute gli fanno ritornare alla mente i versi della Bibbia: "Chi distrugge la sua casa abiterà il vento". E nel vento sente crescere il vuoto. Gli sale allora l’angoscia e per liberarsene pensa di vendere la 'sua' isola e con essa i suoi ricordi. Ma la quiete, quella finalmente e fatalmente liberatoria, verrà solo un poco più avanti…come per tutti i mortali.

 

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