La farina di grilli no ma il formaggio con larve e muffa, le lumache, i funghi, le interiora di animale, il liquido seminale dei tonni sì: sono ''tradizione''
Direttore de il Dolomiti
La farina di grilli no ma i testicoli di vitello sì, il liquido seminale del tonno benissimo, le budella di vacche e maiali leccornia, le zampe della gallina in brodo è tradizione. E' incredibile il dibattito che si è sviluppato in questi giorni, dopo che l’Unione europea ha dato il via libera per la commercializzazione dei grilli in polvere come alimento. La politica ha alzato le barricate, forte del fatto che per molti novità fa rima con paura e quindi, a suo modo, anche questa è una battaglia populista standard. Dire ''no'' intercetta la pancia (in questo caso certamente) della gente.
Difendere le nostre tradizioni piace sempre anche se le nostre tradizioni, a conti fatti, fanno almeno altrettanta impressione della farina prodotta dai grilli. E sono, d'altro canto, molto più impattanti sia sull'ambiente che ci circonda che sulla nostra salute. Chiariamoci: chi scrive, è un onnivoro convinto, magia carne quando c'è da mangiare carne e gusta i piatti della tradizione che si chiamino ''trippa'', ''coratella'', ''lumache'' e compagnia mangiante. Ma appare incomprensibile il perché dovrebbe spaventare tanto una farina, prodotta con dei grilli, quando nei nostri piatti, da sempre, mettiamo parti di animali o molluschi o apprezziamo formaggi con larve e vermi che a conti fatti ai grilli sminuzzati fanno un baffo.
Esempi? In Sardegna abbiamo (anzi avevamo perché l'Ue l'ha messo al bando perché contrario alle norme igieniche e sanitarie anche se la ''tradizione'' di fatto lo sta salvando ed è ricercatissimo) il casu fràzigu o casu martzu formaggio pecorino, o caprino, colonizzato dalle larve di mosca conosciuta come mosca casearia. In Sicilia e ancora in Sardegna una prelibatezza è il cosiddetto lattume di tonno che si ottiene dalla lavorazione della sacca del liquido seminale dei maschi del tonno (e della ricciola in altri casi). In tutta Italia ci si abbuffa di gamberi, gamberetti, molluschi, cozze e vongole che tra viscidumi e prodotti ancora vivi spesso vengono consumati a crudo. Poi ci sono i molluschi gastropodi come le lumache ottime in sugo, a zuppa e in cento altre proposte. E che dire dei funghi che concettualmente sono quanto di più orrendo si possa immaginare, tra spore e umidità eppure prelibati e ricercati.
Le muffe le mangiamo direttamente sui formaggi, si pensi al nostro Gorgonzola o al pregiatissimo Camembert. Poi c'è tutto ciò che riguarda gli animali ''tradizionali'' d'allevamento dei quali mangiamo praticamente tutto: interiora, frattaglie, budella, trippa, intestino, lingue, testicoli, nasi, zampe e chi più ne ha più ne metta. Insomma davvero fa orrore pensare alla farina dei grilli quando da anni la tradizione ci propone piatti (ottimi, a seconda dei gusti e a seconda di chi li cucina) come questi? Che poi, alla fine, basta non mangiarla se non ci va di mangiarla mentre potrebbe andare a ridurre l'impatto di certi alimenti sul peso della produzione mondiale (la carne su tutto) dando, al contrario, la possibilità a chi non può permettersi questi prodotti di poter contare su una sostanza dall'alto valore nutrizionale.