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Tre uomini e una cane (femmina) sulla cima Belmonte

La Trimurti, sopra alle nuvole. Sono stupito: pensavo che viste le condizioni fisiche odierne, avrei dovuto mollare molto più a valle, ed invece grazie ad un minimo di esperienza e a un pò di “meditazione” (per far felice Max e Sister Mahana), si possono raggiungere traguardi impensati
DAL BLOG

Rapito dalla Montagna anni fa, pratica escursionismo, percorre vie ferrate e frequenta qualche falesia e palestra di roccia. 

Prendete un Nick Ravannah, antropologo e musicista con la testa fra i Koma dei monti Alantika, nella foresta con i pigmei Baka in Cameroun, in India, sull'Himalaya, in Mongolia, in Jamaica, in Ethiopia,in Papua Nuova Guinea, nello Yemen, nel Sahara e un anno passato con una famiglia nomade di aborigeni Yolngu, nel Northern Territory in Australia. Aggiungete un buddhista meditabondo in stile tibetano, “occupato” felicemente da personalità multiple che si impossessano ordinatamente di lui ogni 60 giorni e lo obbligano a cambiare nome dal polacco Max Szgrebeny, al portoghese Max Szgrebençao, al tibetano Max Meru in onore alla tradizione buddhista tibetana che indica il Monte Meru come centro fisico del mondo; ed infine, il qui presente Lou Arranca, catalizzatore di amici con personalità decisamente fuori dal comune.

 


Ecco a voi una Trimurti insolita che una decina di volte all’anno si riunisce per itinerari che potranno apparire banali ai più, ma che vissuti attraverso loro proiettano chi li ascolta in un mondo lisergico e parallelo.

Ma cosa è la Trimurti? E cosa c’entra? La Trimurti è la forma triplice dell'Essere supremo dell'Induismo, che si manifesta nelle tre divinità di Brahma (il creatore, l’Architetto...), Vishnu (il preservatore, conservatore) e Shiva (il distruttore).

Ora, se associamo Brahma al sottoscritto, Vishnu a Max Meru e Shiva a Nick Ravannah il quadretto comincia a delinearsi.

 


 

Meta odierna la cima Belmonte chiamata anche Schoengrubespitze (2459 m) nel Gruppo delle Maddalene .

Il percorso descritto rimane fra la provincia di Trento (Val di Non) e la provincia di Bolzano (Val d-Ultimo). La partenza è situata in prossimità del Tunnel Castrin nel comune di Proves (provincia di Bolzano), località al confine con il territorio di Rumo. Si tratta di un interessante itinerario che conduce su una delle cime più elevate della breve Catena delle Maddalene. L'esposizione favorevole (prevalentemente Sud) e gli ampi prati del percorso rendono la zona molto frequentata.

L’itinerario seguito è una classica dello scialpinismo : parcheggio Tunnel Castrin (1675m), Malga di Cloz (1732m), Malghetto di Cloz (1920m), Busa di Cloz (2170m), forcella (2359m), Cima di Belmonte (2459m) e ritorno.

 


 

Ma, come si sa, è quello che succede durante il percorso a rendere sempre unica un’uscita.

Ad esempio incamminarsi con due ciaspolatori che parlano delle loro differenti opinioni sul mondo femminile, scegliere di fare il percorso con gli sci e accorgersi dopo un kilometro di cammino con gli attrezzi in spalla, che hai lasciato le preziose pelli nel baule della macchina.....e devi tornare a prenderle, nutrire la simpatica cagna che ci accompagna e nutrirla come fosse un leone di motagna che non mangia da mesi, trovare una spina della birra vacante e attaccarsi ad essa come acqua di oasi nel deserto e via dicendo...

 

Oppure imbattersi in un cartello che ti spiega che, pur trovandoci in territorio altoastesino, le malghe che incontreremo sono malghe “italiane” a seguito di una lite durata oltre 400 anni e risolta verso la fine del 1800. Non riusciamo a capire però quale sia la differenza tra il gestire la malga in un modo o nell’altro e e come sia possibile che si litighi per una cosa del genere per 400 anni.....

 


 

Ad ogni modo, poco dopo il Malghetto di Cloz sento che, a causa di una leggerezza nella valutazione del mio allenamento, le energie mi calano all’improvviso e sento il cuore che cerca di farsi strada tra le costole.

Mi vedo come Brahma, colui che ha creato, l’Architetto......ovvero colui che ha dato “la spinta iniziale” (la grappetta ritrovata in tasca ha la sua responabilità in questa “visione”), mentre Max , Vishnu, l’eterno meditabondo, colui che “preserva”, prende il largo col suo passo veloce, spinto dall’instancabile compagna di vita, la “pelosetta” Lucky Climber, una bastardina husky rossa che nel suo incedere rapido percorre gli stessi itinerari nostri moltiplicati per quattro.

In mezzo sta Nick, che come Shiva (il dio distruttore), mi distrugge le scie a causa dei suoi ciaspoloni, e distrugge ogni velleità di “conquista” del genere femminile a Max esibendo una misoginia irrefrenabile.

 


 

Io arranco come fanalino di coda, giustificandomi col fatto che con gli sci devo fare percorsi più lunghi e non posso “tagliare diritto” come fanno gli altri due.

Guardo l’interminabile vallone che risale la Busa di Cloz: una sequenza di “zeta” peggio di “zuzzurellone con la zazzera” mi mette l’ansia. Non riuscirò mai ad arrivare nemmeno alla Sella che guarda verso la Val d’Ultimo, ma magari se raggiungessi quel piccolo pianoro davanti a me......come un miraggio...... dove possa dissetarmi......

La giornata per ora è soleggiata. Intorno infatti nubi grigiastre si addensano sulle cime circostanti.

 


 

Il bianco della neva acceca e quando finalmente rivedo i due pards davanti a me che si stanno rifocillando, ne approfitto per tracannare tea con miele e brani di cioccolata come se non ci fosse un domani.

Ripartiamo sulle zeta e come di incanto, dopo un interminabile zigzagare arrivo (sempre un pò dopo agli altri due) alla sella che precede l’ultimo strappo.

Ci immergiamo nella nuvola che circonda la cima e cala il silenzio ovattato.

 


 

Non avrei mai detto! Sto raschiando il fondo delle energie. Ora la neve è dura e rischio di scivolare sulle roccette. Mi fermo e “attivo” i rampant. Non riesco a scambiare nemmeno una parola con i due ciaspolanti che mi urlano qualcosa da poco sopra.

 


 

E finalmente in cima, sopra alle nuvole. Sono stupito: pensavo che viste le condizioni fisiche odierne, avrei dovuto mollare molto più a valle, ed invece grazie ad un minimo di esperienza e a un pò di “meditazione” (per far felice Max e Sister Mahana), si possono raggiungere traguardi impensati.

 


 

Vedendo la montagnola di sassi e una specie di piccola croce,mi ricordo all’improvviso di essereci già stato una decina di anni fa, ma c’era molta meno neve e l’ultimo tratto lo avevo dovuto fare a piedi con gli sci sullo zaino. Ho la memoria che va ormai a corrente alternata.

 

Nel giro di 30 secondi spariscono fatica e fiatone, siamo sopra al consueto mare di nuvole e la nostra vista può spaziare, cercando nuove mete per il futuro immediato.

Foto di rito e mezzo panino e finalmente arriva il bello per me: la discesa sulla polvere mentre Max e Nick schiattano, spaccandosi le ginocchia nei grande canalone dove veleggio sopra la neve con ampie curve.

 


 

Li precedo fino alla Malga di Cloz, inaspettatamente aperta e dove il simpatico gestore ci propina gigantesche birre weizen e un tagliere spettacolare di salumi vari e formaggi misti.

 


 

Riprende la disputa tra Shiva e Vishnu sulla figura di Shakti (il principio femminile) mentre Brahma ordina tre grappette all’asperula per riordinare la Trimurti. La soluzione alla disputa si allontana sempre di più, a causa dell’appannamento mentale dovuto certamente al dislivello (!), fino a quando si decide di rimandarla alla prossima uscita: Shakti può dormire ancora qualche giorno tranquilla!

 


 


 

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