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Tre star della musica classica mondiale a Trento: Emmanuel Pahud, Trevor Pinnock e Jonathan Manson sul palco della Filarmonica

DAL BLOG

Analisi, recensioni, presentazioni delle grandi opere nella prestigiosa sala della Società Filarmonica di Trento

La Stagione dei Concerti della Società Filarmonica di Trento prosegue unendo in un eccezionale trio, tre star della musica classica mondiale: Emmanuel Pahud, Trevor Pinnock e Jonathan Manson (Qui info e biglietti). 

Il flautista Emmanuel Pahud, considerato tra i musicisti più prodigiosi degli ultimi tempi. A soli 22 anni è stato nominato da Claudio Abbado primo flauto dei Berliner Philharmoniker, ruolo che ricopre tutt’ora e a cui affianca un’intensa attività come solista e camerista. Dal ‘96 è artista esclusivo Warner Classics, una collaborazione che si sta rivelando come il più significativo contributo alla musica per flauto finora registrata.

L’eclettico Jonathan Manson gode di una carriera intensa e varia sia al violoncello che alla viola da gamba. Per dieci anni è stato il primo violoncellista dell’Amsterdam Baroque Orchestra, con la quale ha eseguito e registrato più di 150 cantate di Bach e, insieme a Yo-Yo Ma, il Concerto per due violoncelli di Vivaldi.

 

Tre lauree honoris causa, un Gramophone Award, la vasta discografia e una luminosa carriera di clavicembalista, testimoniano l’eccellenza di Trevor Pinnock come studioso e interprete, da decenni tra i più valenti specialisti di musica antica a livello internazionale. Nel 1972 ha fondato l’English Concert, la cui reputazione ha portato a un ampio contratto con la Deutsche Grammophon e tour mondiali.

 

Preziosa occasione per ascoltare tre artisti eccezionali in un programma che unisce pagine solistiche e d’insieme, offrendo uno scorcio affascinante sul Barocco.

La Stagione dei Concerti 2024 proseguirà mercoledì 13 marzo con il debutto in sala del Turner Quintet, un giovane quintetto con pianoforte che unisce cinque giovani artisti accomunati dalla residenza musicale a Berlino. Il programma offrirà il Quintetto per pianoforte in La magg. di Schubert, noto come “Forellen Quintett” e il Quintetto per pianoforte del britannico Ralph Vaughan Williams.

 

Domenica 10 marzo termineranno I (nuovi) Concerti della Domenica con I Solisti di Milano Classica a offrire un concerto – tributo al grande John Williams, compositore versatile e raffinato, a suo agio nel dramma come nella commedia e sempre riconoscibile, autore di partiture iconiche.

 

Note al programma a cura di Alessandro Arnoldo
Questa sera sale sul podio il flauto traverso, che ai primi del Settecento stava soppiantando lo storico flauto diritto (o dolce, a becco...) di origini antichissime. Nel flauto antico si soffia direttamente nella canna di legno, con l’emissione dei suoni controllata da una serie di fori da aprire e chiudere direttamente con i polpastrelli.

 

Le dimensioni della mano condizionano la lunghezza della canna, l’azione aleatoria delle dita sui fori rende incerta l’intonazione. Nel flauto traverso, invece, la dimensione (quindi il volume sonoro) cresce perché i fori si possono distanziare grazie alle chiavi. Il soffio laterale permettere migliore dinamica e, dunque, maggiore espressività.

Fra i tanti a coglierne le potenzialità troviamo Telemann, autore innovativo e originale, tanto da inventare un linguaggio polifonico anche in uno strumento dotato di una sola voce, come ben si coglie dalla Fantasia in fa diesis minore.

Prima di lui, anche Bach fu attratto da questo nuovo strumento. Nelle sue tre Sonate in programma, seguono il modello della scuola italiana con movimenti ben distinti che alternano passi lenti ed espressivi a passi veloci e virtuosistici. Ad eccezione della Sonata in si minore, la più moderna e complessa. La forma è particolare, con un movimento finale articolato in due distinte sezioni dal passo differente ma sempre ben sostenuto.

 

Qui il flauto non è mai solista assoluto e il cembalo non è mero accompagnamento. Di regola il fluttuante melodizzare dell’uno nell’acuto ha una solida risposta cantabile nel basso dell’altro.

Il violoncello, che nel programma integra il clavicembalo nel basso continuo (Sonate BWV 1034 e 1036), nel primo Settecento è pure uno strumento relativamente nuovo, in procinto di rimpiazzare la viola da gamba. Il suo suono più nitido e secco si integra meglio con gli altri archi, fiati e ottoni aggregati nelle nascenti orchestre settecentesche.

 

Anche Bach ne esplora le risorse, scrivendo le sei suite che da sempre stanno alle base del repertorio. Il principio è il medesimo adottato per violino e flauto: trasformare uno strumento monofonico in polifonico.

Non manca un pochino di spazio per il clavicembalo solo, strumento storico che Bach sa reinventare e rendere addirittura avveniristico. Basti pensare alla Fantasia cromatica e fuga che, con la sua fantasmagorica sequenza di arpeggi iniziali e il cantabile intreccio polifonico finale, è stata sempre considerata un capolavoro assoluto.

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