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Fitofarmaci nelle nostre campagne, quando una grave malattia ti fa vedere il mondo con occhi diversi

Siamo noi che scegliamo dove vivere, cosa fare mangiare e bere ai nostri figli. Certo c'è la non dimostrabile correlazione tra fitofarmaci e malattie e ci sono le percentuali che ci tranquillizzano ma arriva un momento in cui speri solo, per tutti, che le cose migliorino. Per me è stato il momento in cui io sono entrata per la prima volta in un reparto di oncoematologia pediatrica
DAL BLOG
Di Idil Boscia - 11 gennaio 2020

Amo raccontare frammenti di vita e tutto ciò che lascia un segno

Fitofarmaci in Trentino. Il tema è tornato in auge dopo che la giunta Fugatti ha bloccato il progetto di monitoraggio già avviato. Magari per ampliarlo, ma comunque, per ora, si è fermato. Sono di qualche mese fa le mobilitazioni per dire stop all'abuso di pesticidi in agricoltura. Anche nel nostro Trentino, che col Veneto vanta il triste primato. Triste, dal mio punto di vista. Triste perché distrugge una terra meravigliosa. Triste perché non ti dà scelta. Triste perché potrebbe nuocere alla salute: è un condizionale d'obbligo, in quanto pare non ci siano evidenze scientifiche. Bene. Quindi vuol dire che possiamo stare tranquilli? Non so voi, ma io non lo sono.

 

Non lo sono perché in questi anni ho visto il peso delle leggi. Di quando ti fanno credere di essere a posto solo perché hanno innalzato i limiti di riferimento. Di quando, con la scusa della non dimostrabile correlazione tra fitofarmaci e malattie, ti buttano in faccia delle percentuali. In fondo, tutto questo potrebbe davvero tranquillizzare. Fino ad un certo punto.

 

Per me quel punto è ben riconoscibile. È il momento in cui io sono entrata per la prima volta in un reparto di oncoematologia pediatrica. In cui ho dato un senso nuovo alla parola leucemia. In cui ho incrociato volti di neonati e di quasi adulti, capaci di grande coraggio. Ed i genitori di quelle persone non erano gente che se ne fregava. Forse qualcuno, in quel caso, farebbe in fretta a dare delle colpe. A parlare sui social di genitori irresponsabili. No. L'unica cosa che tanti di quei genitori avevano in comune era la residenza. Trentino. Veneto.

 

Il senso di colpa, accidenti se lo ho percepito. Ma, subito dopo, c'è il sentirsi spaesati di fronte a qualcosa che non puoi controllare. Vorresti avere anche tu il coraggio di tuo figlio, quando la morte ti passa vicino ed offusca la speranza. E allora te ne freghi del condizionale, perché la malattia è il presente di tuo figlio. Ed un senso di umanità ti porta a dire che non vorresti che una simile sofferenza capitasse ad altri. Siamo noi che scegliamo dove vivere, cosa fare mangiare e bere ai nostri figli. E, a quel punto, non possiamo non pensare ai fratelli e alle sorelle, ad altri bambini più o meno vicini. E le cosiddette coincidenze ti fanno venire i brividi. Sarebbe da dirlo a chi abita vicino all'Ilva o al petrolchimico di Gela di stare tranquilli, che non esiste una causa - effetto. O a chi si sentiva sereno a vivere vicino ai campi di mele.

 

Ti verrebbe da urlare di aprire gli occhi. Di pensare a difendere la nostra terra. Finché siamo in tempo. Senza continuare con il presuntuoso atteggiamento del "va tutto bene". Magari i fitofarmaci con tutte queste malattie non c'entrano nulla. Magari.

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